sabato 30 maggio 2015

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Come diceva D'Annunzio “…non v'è tregua non v'è...



Come diceva D'Annunzio “…non v'è tregua non v'è sonno… ” … neanche di sabato #buongiorno #mattinieri #photo http://ift.tt/1Ga6jsP


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venerdì 29 maggio 2015

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lunedì 25 maggio 2015

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#buongiorno ! Si inizia una nuova settimana. L'opportunità si può celare in ogni momento. Rimanere vigili e attivi. “Audentes fortuna iuvat” http://ift.tt/1FyAeHI


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domenica 24 maggio 2015

#Tradizione e #Innovazione - Civiltà della Tavola - #food...



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sabato 23 maggio 2015

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#food #accademia #cucina #italy #italyisbetter #oscarwilde #tavola #goodlife La cucina unisce - La cucina è memoria di un popolo http://ift.tt/1GvzBRe


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venerdì 22 maggio 2015

giovedì 21 maggio 2015

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#goodmorning #goodlife una bella passeggiata mattutina con #Brenda per rimettere ordine alle idee e alle cose #romagna #italyisbetter http://ift.tt/1Fpvxji


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lunedì 18 maggio 2015

Inizia una nuova settimana. Come il gioco di ragnatele che la...



Inizia una nuova settimana. Come il gioco di ragnatele che la rugiada disegna sul grano e il sole dileguerà così questo nuovo inizio ci mostrerà, avanzando, il nostro cammino http://ift.tt/1GizOHh


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domenica 17 maggio 2015

A gran parte delle persone ripugna pensare alla morte, alla...



A gran parte delle persone ripugna pensare alla morte, alla propria fine.

Imperterriti, passano la maggior parte della vita ad accumulare beni come in “Mastro Don Gesualdo” del Verga, ignorando che arriverà per tutti quel giorno.
Ci sono poi quelli che lo fanno anche a discapito degli altri, senza nessuna remora etica e morale, magari declamando principi e valori, ma spostando l'asticella dei loro a piacere…

Più saggio è riflettere invece sull'ineluttabilità della morte.
Fa parte integrante della vita che ha un suo inzio e una sua fine, dallo Zenith al Nadir.

Vivere con coraggio e serenità, con la tranqullità di sapere che si può far fronte all'imprevisto o all'improvvisa sfortuna, è la cosa migliore.

Non saper dire mai basta, non avere una misura, servirà ben poco nel momento di passare oltre.


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sabato 16 maggio 2015

venerdì 15 maggio 2015

Cielo plumbeo vento caldo questa mattina in #romagna Buongiorno...



Cielo plumbeo vento caldo questa mattina in #romagna Buongiorno #mattinieri #maimollare #wakeup #cooffe #goodmorning #goodlife #italy #countryshire #fatherland http://ift.tt/1JjmqDy


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giovedì 14 maggio 2015

Francesco Baracca #asso dell'aviazione della regia areonautica...



Francesco Baracca #asso dell'aviazione della regia areonautica #WWI - 34 aerei nemici abbattuti #eroe - 91a squadriglia aerea - #lugo #romagna http://ift.tt/1e3T5Be


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…Montegrappa tu sei la mia Patria… #WWI #redipuglia #presente 24 maggio 1915 …tutti eroi o tutti accoppati… #Piave #romagna 150.000 soldati 15.000 morti http://ift.tt/1cB5mvV


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martedì 12 maggio 2015

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Buongiorno è il momento delle ciliegie #goodmorning #goodlife is the time of #cherries #photo #may #italy #italyisbetter #countryshire #fatherland #red http://ift.tt/1PDAhUY


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lunedì 11 maggio 2015

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Il lunedì non lasciamoci condizionare. Un certo #stile bisogna mantenerlo sempre. #doublebreastedjacket @linoieluzziofficial #tie @emarinella #style #photo #cool #elegance http://ift.tt/1G0irLc


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sabato 9 maggio 2015

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Buongiorno #saturday ricordi dal pellegrinaggio in Terra Santa. Esperienza unica. #deumlovolt #Israele #jesus #jerusalem #goodmorning http://ift.tt/1P7gqCM


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venerdì 8 maggio 2015

8 maggio: buongiorno, una spettacolare giornata sulla #romagna....



8 maggio: buongiorno, una spettacolare giornata sulla #romagna. Il sole matura il grano, sotto la neve pane. #may #spring #photo #sun #italy #italyisbetter #countryshire #skyline http://ift.tt/1RiToHL


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giovedì 7 maggio 2015

Cinquanta ettari di cemento al giorno così il Belpaese asfalta il suo futuro

Articolo di Tomaso Montanari (Repubblica 4.5.15)

“”Allarme dell’Ispra: basta costruire o sarà troppo tardi “Nel solo 2014 coperti 200 chilometri quadrati di suolo”

Nemmeno la grande crisi ha fermato l’unica impresa comune nella quale gli italiani delle ultime generazioni sembrano essersi coalizzati: il consumo irreversibile del sacro suolo della patria. Cioè il più evidente dei nostri vari suicidi collettivi. È questa la più impressionante tra le moltissime notizie contenute dal rapporto 2015 sul consumo di suolo che dopodomani sarà reso pubblico dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, l’Ispra. Nel 2014 abbiamo “tombato” col cemento altri duecento chilometri quadrati di suolo: ogni giorno perdiamo 55 ettari, ogni secondo ci giochiamo tra i 6 e i 7 metri quadrati di futuro. In totale il suolo consumato in Italia è arrivato a quota 21mila chilometri quadrati, cioè il 7 per cento del territorio.

Dai numeri dell’Ispra appare consolidata la tendenza per cui, dal 2008, il Nord Ovest guadagna (cioè perde…) terreno rispetto al Nord Est. In altre parole, si costruisce di più proprio nelle regioni che negli ultimi anni hanno pagato, per il cemento, il prezzo più alto in termini di vite umane e di danni materiali: la Liguria, per esempio. I numeri del cemento vanno, infatti, incrociati con quelli del brusco cambiamento climatico e del conseguente aumento del rischio idraulico e geologico. In un convegno sul Cambiamento climatico, rischio idrogeologico e pianificazione urbanistica tenutosi recentemente all’Università di Firenze, il meteorologo Andrea Corigliano ha notato che «dei 74 eventi alluvionali totali italiani che si sono verificati dal 1951, 55 si sono manifestati dopo il 1990 e ben 26 solo negli ultimi quattro anni». In altre parole, gli effetti dell’immissione di anidride carbonica nell’atmosfera (nel 2014 la più elevata degli ultimi 800 mila anni) si stanno sommando a quelli del sigillamento del terreno: e la conseguenza sono le devastanti alluvioni urbane, che tutto sono tranne che una catastrofe naturale .

Di naturale c’è davvero poco, in questa nostra folle corsa al cemento. I dati dell’Ispra smentiscono, per l’ennesima volta, la presenza di un nesso causale tra edilizia e necessità di abitazioni: in una spirale perversa le città perdono abitanti, ma guadagnano case, vuote e sfitte. E se nel 2014 il suolo consumato per ogni cittadino italiano sembra, per la prima volta, lievemente scendere, non è perché si costruisca di meno, ma è a causa della ripresa demografica, dovuta in grandissima parte all’immigrazione. Come una specie di terribile peccato originale, i “nuovi italiani” si addossano un consumo statistico di suolo davvero impressionante: circa un chilometro quadro a testa!
E non si deve pensare che il Mezzogiorno sia esente dalla peste grigia del cemento. 

Dopo Lombardia e Veneto si attestano immediatamente la Campania e la Puglia. Ed è impressionante — ma non sorprendente — vedere che la regione del Crescent (il più incredibile scempio edilizio della Penisola, che ha sfregiato la città e il paesaggio di Salerno per volontà del sindaco Vincenzo De Luca, ora candidato alla presidenza della regione) nel 2013 si è cementificata più di Toscana, Emilia Romagna, Lazio: con una percentuale che si attesta tra il 7,8 e un mostruoso 10,2 per cento del territorio.
Di fronte a queste cifre, appaiono un balsamo le parole del nuovo ministro per le Infrastrutture Graziano Delrio, il quale ha subito promesso che si costruiranno solo opere utili (ovvio? No, sarebbe rivoluzionario), e che si romperà con la legislazione d’emergenza pro-cemento made in Maurizio Lupi. Ma c’è da fidarsi?

Il disegno di legge sulla “semplificazione” presentato dal presidente del consiglio Matteo Renzi di concerto con la ministra Marianna Madia promette, al contrario, di aggravare le conseguenze del micidiale Sblocca Italia, voluto da Lupi e fatto approvare da Renzi nello scorso novembre. Si tratta di una legge delega che — se approvata — permetterà, tra l’altro, al governo di estendere il micidiale meccanismo del silenzio-assenso (già sostanzialmente dichiarato anticostituzionale nel 1986) anche «alle amministrazioni preposte alla tutela ambientale, paesaggistico- territoriale, dei beni culturali e della salute dei cittadini» (articolo 3). Facile immaginare cosa succederà, in un Paese che ha smantellato e reso inefficienti le sue “magistrature del territorio”: saranno più veloci i permessi alle opere inutili legate ad interessi privati. E che dire dell’articolo 2, che delega il governo a introdurre il principio della decisione a maggioranza nelle conferenze dei servizi? Gli interessi dell’ambiente e della salute dei cittadini saranno in maggioranza o, come sempre, in minoranza?

La battaglia contro il cemento si perde prima nelle leggi corrotte, e poi sul territorio: dipende dall’azione del governo Renzi ciò che leggeremo nel prossimo rapporto Ispra. O il governo invertirà la rotta, o leggeremo che ci siamo suicidati ancora un po’. La scommessa sarebbe facile: ma sul futuro dei nostri figli non si può scommettere.”"


mercoledì 6 maggio 2015

martedì 5 maggio 2015

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lunedì 4 maggio 2015

sabato 2 maggio 2015

Il governo del leader non minaccia la democrazia


di Michele Salvati Corriere 1.5.15

Questa fase della vita politica italiana — il «tutti contro Renzi» sul tema della legge elettorale — sembra la meno adatta a riflessioni pacate sulle radici lontane della crisi che stiamo vivendo.
Per semplificare il tentativo, non mi soffermo sul perché siano contro Renzi movimenti o partiti populisti e antieuropei: esclusi dal gioco, ogni pretesto è buono per aggredire il governo. E lascio anche da parte quel partito, Forza Italia, che ai tempi del patto del Nazareno Renzi pensava di coinvolgere nel gioco, come rappresentante di un elettorato con il quale poteva instaurarsi una dialettica democratica simile a quella che si svolge in altri grandi Paesi europei, centrodestra contro centrosinistra. A Berlusconi non è riuscito il tentativo (ma c’è mai stato?) di «trasformare il carisma in istituzione», di stabilizzare e dare una consistenza organizzativa al suo partito e un indirizzo politico al suo popolo: compito certo difficilissimo in Italia, ma che ad altri leader carismatici è pur riuscito altrove. Perché non sia riuscito a lui per ora nessuno l’ha spiegato meglio di Giovanni Orsina ( Il berlusconismo nella storia d’Italia , Marsilio) e devo lasciare il lettore in sua compagnia.
Vengo allora al Pd. Nessuno, credo, si lascia ingannare dalla maggior correttezza della polemica — i toni di Salvini non si adattano a una polemica interna, e poi tradizione e cultura ancora un poco contano — ma l’ostilità e l’insofferenza della minoranza per il segretario sono ancor più intense di quelle manifestate dai partiti di opposizione, cosa che spesso avviene nei conflitti in famiglia. E nessuno, credo, è convinto dall’idea che queste difficoltà siano dovute a incomponibili conflitti sul merito delle riforme istituzionali proposte da Renzi, come invece la minoranza vorrebbe far credere. Tanti commentatori ci hanno già ricordato, con nomi e date, che una concezione di democrazia maggioritaria come quella adottata dall’attuale proposta di legge elettorale era già discussa e largamente accettata all’interno dei partiti dell’Ulivo, e che l’idea di un Senato senza potere fiduciario e invece con una funzione di rappresentanza delle autonomie era un obiettivo sul quale esisteva un ampio accordo. Anche sul rafforzamento del ruolo del presidente del Consiglio, pur temperato da istituzioni di garanzia che il progetto Renzi lascia inalterate nei loro poteri, il consenso nei partiti dell’Ulivo, poi confluiti nel Partito democratico, era molto ampio. E lascio da parte l’incredibile polemica sulle preferenze: contro le preferenze era schierato l’intero Pds-Ds, e una parte non piccola di Margherita.

Facciamo allora un piccolo esperimento intellettuale e poniamoci la seguente domanda ipotetica: se le riforme che ora vuol fare Renzi le avesse proposte Bersani con l’avallo del vecchio gruppo dirigente ex comunista ed ex sinistra dc — alla luce della storia che ho brevemente ricordato non è un’ipotesi inverosimile, le premesse c’erano tutte — ci sarebbe forse stato uno scatenamento polemico di questa intensità? Che arriva a riesumare il vecchio slogan di «minaccia alla democrazia» già usato ai tempi di Berlusconi? Quali tabù ha toccato Renzi per suscitare questa reazione? Non può trattarsi solo della comprensibile resistenza di un ceto dirigente sconfitto: in un partito sano la sconfitta si archivia e ci si prepara a una rivincita in futuro, confidando che i fatti e la propria azione politica dimostrino l’erroneità della linea adottata dal leader. In gioco c’è qualcosa di più grosso, il passaggio da una concezione di partito a un’altra. Da un partito di notabili in servizio permanente effettivo, in cui la strategia del partito emerge da accomodamenti e mediazioni continue, a un partito del leader il quale giudica quando il tempo delle mediazioni è finito e l’ulteriore dilazione nella decisione contrasterebbe con l’efficacia della decisione stessa. Un partito che non guarda prevalentemente al proprio interno, ma guarda alla sua azione di governo e al consenso che questa può riscuotere nel Paese. Se si aggiunge che — mirando al successo esterno e non alla conservazione delle oligarchie e dei santuari ideologici cui prestano osservanza — il leader può essere indotto a forti modifiche delle strategie adottate in passato, si vedono bene i tabù che Renzi ha abbattuto e si capisce la violenza della reazione: l’opposizione è stata sbalzata in un mondo radicalmente estraneo a quello cui si era assuefatta.

È il nuovo mondo che Mauro Calise spiega assai bene nel suo saggio sull’ultimo numero de «il Mulino» ( La democrazia del leader ) e di cui consiglio una lettura attenta, ai dissidenti del Pd e non solo. Il governo del leader non è una minaccia per la democrazia — non siamo a Weimar — ma un tentativo di conciliare democrazia e capacità di decisione, nella consapevolezza che la vera minaccia della democrazia è la sua incapacità di decidere. 


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venerdì 1 maggio 2015

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