giovedì 31 dicembre 2009

Ciò che desidero...

Ciò che desidero è che tutto sia circolare e che non ci sia, per così dire, nè inizio nè fine nella forma, ma che essa dia, invece, l'idea di un insieme armonioso, quello della vita.

Vincent Van Gogh

Trattoria Romagnola


La Trattoria Romagnola a Castel San Pietro Terme (Bo) è una delle ultime trattorie "di una volta", che mantiene una cucina, piatti e consuetudini che si stanno perdendo. Questo locale che possiamo definire storico è situato a pochi metri dalla piazza principale del paese (foto). All'interno, disposto su più stanze, il locale si presenta con tavoli e sedie tipici della zona, così come il tovagliato, la posateria, i bicchieri, ecc. L'accoglienza è ottima e ti mette fin da subito nelle giuste condizioni d'animo. Il titolare e tutto il personale è molto disponibile e si respira la tipica aria di casa, per cui ti senti a tuo agio. La cucina è comunque il vero "pezzo forte" della trattoria: qui trovate, con una buona rotazione stagionale, le ricette tipiche (cerco di utilizzare il meno possibile la parola tradizione, come insegna Massimo Montanari, docente di storia medievale, storia economica e sociale del medioevo e storia dell'alimentazione presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Bologna e all'Università di Scienze Gastronomiche, di cui sono un grande ammiratore) del nostro territorio. Considero proprio questo locale uno degli ultimi baluardi della cucina del territorio, dove tutta la pasta è fatta a mano, tortellini, tortelloni, tagliatelle, passatelli, gnocchi, con una proposizione di ottima carne, dal castrato alle carni alla griglia di tutti i tipi. Segnalo anche i dolci, tutti fatti in casa. Buona la proposta dei vini anche se, quando vado, mi godo "quello della casa", nero o bianco, che mi da quella sensazione sensazioni più nostrane.
In primavera inoltrate ed estate, soprattutto sera, è piacevole mangiare nel gazebo estivo che si affaccia sull'elegante Piazza Acquaderni.

Trattoria Romagnola- 40024 Castel San Pietro Terme (BO) - P. Acquaderni, 8 - tel: 051 941284 - Chiusura: Sabato

mercoledì 30 dicembre 2009

Magia e bellezza

L'aspetto delle cose varia secondo le emozioni; e così noi vediamo magia e bellezza in loro, ma in realtà, magia e bellezza sono in noi.

martedì 29 dicembre 2009

Ancora sulla felicità

La felicità quotidiana è determinata in gran parte dalla nostra visione delle cose. Il sentirsi felici o infelici in tutti i momenti della nostra vita, non dipende tanto dalle nostre condizioni di esistenza reali, quanto dal modo in cui noi percepiamo la situazione e da quanto si è soddisfatti da ciò che si è e si possiede. Anche la propria autostima gioca un ruolo fondamentale nella sensazione di appagamento e felicità interiore che possiamo provare.
Un metodo da adottare per cercare di "lavorare" sulla propria serenità è quella di inquadrare qualsiasi decisione, ponendosi la domanda "Questa scelta mi darà la felicità ?" Domanda semplice, ma strumento potente che aiuta a gestire tutta la nostra vita. Pensate a questo, riflettete prima di fare una scelta o dare una risposta.
Non c'è quasi mai veramente bisogno di più soldi, più fama, più successo, nè di altro. In qualsiasi momento è la mente  l'unico strumento indispensabile al conseguimento della vera felicità. Con la mente abbiamo una potenza inaudita che ci consente di compiere azioni e opere inimmaginabili. Usiamola e saremo più felici.
Inoltre bisogna capire quali cause producono in noi felicità o sofferenza, evitando che queste ultime possano verificarsi. Ogni istante della nostra vita in cui prendiamo decisioni o proviamo sensazioni, ci deve far riflettere e "allenarci" ad un "metodo" che è la via per provare una felicità quotidiana. Senza tuttavia dimenticare e accettare che la vita è fatta anche di sofferenze e dolori, am non per questo devono prevalere sul nostro stato d'animo. Per raggiungere un'autentica felicità direi che occorre mutare la propria ottica, il proprio modo di pensare. Una cosa non semplice perchè presuppone una disciplina interiore continua, impegnandosi appunto con la mente e con lo spirito a vivere in modo positivo quotidianamente. Ma se si ha costanza i risultati si ottengono.

domenica 27 dicembre 2009

Sulla vita

Estremamente breve e travagliata è la vita di coloro che dimenticano il passato, trascurano il presente, temono il futuro: giunti al momento estremo, tardi comprendono di essere stati occupati tanto tempo senza concludere nulla.

Seneca

venerdì 25 dicembre 2009

Il doppiopetto ? E' la rivincita dei sarti

Ritorna il doppiopetto finalmente. Dopo tanti anni è nuovamente un capo del guardaroba maschile. Per me lo è sempre stato in verità, ma questo abito è dovuto passare più volte sotto le "forche caudine" di un ostracismo dettato da stereotipi e luoghi comuni che ne hanno fatto, nel tempo, un capo che potevano indossare solo i gangster prima o gli uomini di destra poi.

In realtà il doppiopetto è normalmente utilizzato da uomini a cui viene riconosciuta indubbia eleganza: da Gianni Agnelli - immortalato anche in una famosa foto che lo ritrae con un paio di calzature riprese proprio nella collezione di quest'anno dalla Tod's - a Diego Della Valle appunto, da Cary Grant a Matteo Marzotto o Luca Cordero di Montezemolo, senza dimenticare uomini politici come Mario D'Urso e molti altri.

Il doppiopetto è la rivincita dei sarti. Si, perchè per essere bello questo capo deve essere realizzato in un certo modo per non rendere ridicolo e ingessato chi lo indossa. Il rigato, anche evidente, si può osare in questi casi - soprattutto nelle tonalità del blù - ma sono stupendi anche i gessati grigi, nelle tonalità del chiaro soprattutto per la primavera e naturalmente le tinte unite classiche.

L'importante è che le stoffe siano morbide, le spalle non troppo imbottite, i revers siano grandi e le pattine delle tasche vanno nascoste. Per questi motivi il doppiopetto si può definire "la rivincita dei sarti", perchè il loro confezionamento non arriva mai al prodotto perfetto, contrariamente a quelli industriali che però sono assolutamente ineleganti perchè freddi, tutti uguali e rigidi.


Lino Ieluzzi
Un altro luogo comune che accompagna questo capo è quello che sia un abito che "intozza". Niente di più falso, se fatto - ripeto - con le giuste "regole", slancia la persona e in più è considerata anche una "dinner jacket" per cui può essere usato tutto il giorno e consente di presentarsi poi ad un aperitivo o ad una cena, in particolar modo se si utilizza la camicia bianca.
E' molto elegante, seppur sportivo, anche indossato con un lupetto o un maglioncino a girocollo.

Uno dei negozi in Italia, conosciuto nel mondo, vero e proprio "regno" del doppiopetto è Al Bazar di Lino Ieluzzi a Milano. Più di trent'anni di esperienza ne fanno un tempio non solo della moda, ma ancor più del gusto, del particolare anche eccentrico che fa la differenza, di uno stile innato che si respira nelle stanze e dalle sue parole. Fatevi guidare dalla sua esperienza se gli fate visita.

Tutte le immagini sono tratte da The Sartorialist

giovedì 24 dicembre 2009

Natale

Nasce un dio. Altri muoiono.
La verità non è venuta nè fuggita: è cambiato l'Errore.
Abbiamo ora un'altra eternità e quello che è passato era sempre migliore.

Fernando Pessoa

2 aforismi che faccio miei da tempo

Se permetti a te stesso di essere indisciplinato nelle piccole cose, probabilmente lo sarai anche nelle grandi.

Non c'è niente di meglio che scrivere per obbligarti a pensare e per riordinare le idee. Se non riesci a scriverlo, allora non ci hai pensato davvero.

Warren Buffet

mercoledì 23 dicembre 2009

La fede è ancora viva nel cuore degli uomini

“La fede è ancora viva nel cuore degli uomini”, si disse il prete allorchè vide la chiesa affollata. Erano tutti lavoratori del quartiere più povero di Rio de Janeiro, e quella notte si erano riuniti lì con un unico scopo: ascoltare la Messa di Natale. A quel pensiero, provò una sensazione di contentezza. Con passo solenne, si diresse verso il centro dell’altare. Fu allora che udì una voce. Diceva : “A,b,c,d,…”. Gli sembrò la voce di un bambino – che disturbava la solennità della funzione. Tutti si voltarono nella sua direzione, infastiditi. Ma la voce non s’interruppe: continuò a ripetere: “A,b,c,d,….”.
“Adesso smettila!” disse il prete.
A queste parole il ragazzino parve uscire da uno stato di trance. Spaventato, guardò le persone intorno e arrossì per la vergogna.
“Perché ti comporti così? Non ti rendi conto che disturbi la cerimonia?”.
Il bambino abbassò il capo; le lacrime velarono i suoi occhi.
“Dov’è tua madre?” lo incalzò il prete. “ Non ti ha insegnato come ci si comporta durante la Santa Messa?”.
Con il capo chino, il ragazzino rispose: “Mi scusi, padre, ma io non so come si prega: non ho mai imparato a farlo. Sono cresciuto nelle strade, senza padre né madre. Oggi è il giorno di Natale, e io ho sentito il bisogno di parlare con Dio. Ma poiché non so quale lingua capisce, ho pensato di pronunciare tutte le lettere che conosco, una dopo l’altra. Mi sono detto che, lassù, Lui avrebbe potuto prenderle e usarle per creare parole e frasi di Suo gradimento”.
Il bambino si alzò. “Adesso me ne vado, però”, disse. “Non voglio dare fastidio a tutte queste persone, a questa gente che sa comunicare molto bene con Dio”. “No, vieni con me”, replicò il prete. Prese per mano il ragazzino e lo condusse all’altare. Poi si rivolse ai fedeli:”Prima della messa, stasera reciteremo una preghiera particolare. Domanderemo a Dio di comporre le parole che desidera udire. Ogni lettera corrisponderà a un momento di quest’anno, nel quale siamo riusciti a compiere una buona azione, a lottare coraggiosamente per un sogno, o a pregare senza profferire verbo. Gli chiederemo di mettere in ordine le lettere della nostra vita, auspicando che esse Gli consentano di creare parole e frasi di Suo gradimento”.
Il prete socchiuse gli occhi e cominciò a recitare l’alfabeto. Alcuni istanti dopo, tutte le persone presenti nella chiesa stavano già dicendo: “A,b,c,d,……”.

Paulo Coelho

martedì 22 dicembre 2009

L'importanza dell'Umiltà

Penso che l'umiltà sia un atteggiamento interiore da coltivare, fondamentale, dal quale partire per compiere il proprio cammino di crescita personale. E' il gradino da cui sono partito convinto che potesse servire a raggiungere altre mete. Ne sono ancora convinto e cerco di non dimenticarlo mai. Umiltà deriva da humus, terra, che rimanda al concetto di radici, di radicamento, di profondità. Essere umili significa anche predisporsi a cercare le radici di ciò che mi circonda e coglierne il suo significato più profondo. Essere umili significa ammettere con serenità che al di sopra delle nostre certezze esistono, talvolta, altri punti di riferimento più alti e più importanti. Essere umili quindi significa accettare di buon grado che altri possano decidere con te o per te in alcune occasioni.
L'umiltà è anche un atteggiamento mentale, che non significa accettare qualsiasi cosa o prostrarsi a chiunque, utile per acquisire la giusta chiave di lettura delle cose, del mondo e delle persone che ci circondano. Con l'umiltà si può percorrere un lungo cammino imparando ad osservare e valutare con il giusto tempo e la dovuta attenzione. Viviamo in una società in cui l'umiltà non è considerata un Valore da molti, ma questo non mi scoraggia a continuare il mio viaggio...

domenica 20 dicembre 2009

Bar e ristoranti più liberi ma con i vincoli del buon gusto

di Marco Bellinazzo

Le liberalizzazioni sposano la qualità. Per pizzerie, birrerie, paninoteche, churrascherie e sushi bar inizia l'era dell'eco-charme.Dal prossimo anno la bellezza, la tranquillità e la sobrietà dei locali non rappresenteranno più soltanto una variabile estetica, ma saranno i fattori dai quali dipenderà la vita o la morte degli esercizi commerciali.
Questo mutamento genetico nella ristorazione e nella "movida" sarà una (non la sola) conseguenza della direttiva "servizi" (l'ex famigerata direttiva Bolkestein, quella dell'idraulico polacco pronto a insidiare le casalinghe di mezza Europa). Nelle pieghe del provvedimento con cui l'Italia si appresta a recepire le regole comunitarie c'è infatti una norma che provoca una rivoluzione nei criteri con i quali i comuni possono autorizzare o vietare l'avvio di nuove «attività di somministrazione al pubblico di alimenti e di bevande ».

Mentre, fino a oggi, i sindaci erano ancorati a rigidi parametri economici, in futuro, dovranno (e potranno) valutare le domande degli aspiranti proprietari e gestori di bar e ristoranti alla luce di più flessibili «indici di qualità del servizio». E, dunque, potranno bloccare o limitare l'inaugurazione di nuove strutture in base alla «sostenibilità ambientale, sociale e di viabilità». Quindi, dai comuni potrà arrivare un legittimo «no» sia per salvaguardare le zone di pregio artistico, storico, architettonico, sia se si presenta il rischio che ulteriori flussi di avventori e clienti in cerca di svago incidano in modo negativo sull'ordine pubblico e peggiorino le condizioni di vita dei residenti, ledendone «il diritto alla vivibilità del territorio e alla normale mobilità ». E il divieto potrà (anzi, dovrà) scattare, secondo la direttiva ex Bolkestein, quando l'apertura di un nuovo negozio incrina «i meccanismi di controllo per il consumo di alcolici». Un ombrello legislativo che da Bruxelles protegge e rafforza le ordinanze che nei mesi scorsi, da Milano a Venezia, hanno tentato di frenare schiamazzi e intemperanze notturne.
Si porrà,d'altro canto,un argine al fioccare di provvedimenti proibizionisti, come quelli anti-kebab, spesso frutto della coloritura politica delle giunte, o di malintese tradizioni locali. Non si potrà più fare ricorso, viceversa, al contingentamento numerico dei locali o a criteri legati al reddito della popolazione residente e "fluttuante".
Più in generale, la direttiva servizi (lo schema del decreto di attuazione è stato licenziato dal Governo in prima lettura giovedì scorso, come riferiamo nell'articolo sopra) impatta in maniera significativa sul settore degli esercizi commerciali.
Per quanto riguarda le edicole, per fare un altro esempio, la direttiva indica l'opportunità di valorizzare sempre più la dia (la dichiarazione di inizio attività) per sostituire le autorizzazioni ai fini dell'apertura di nuovi punti vendita, eliminando anche in questo caso la verifica di natura economica, ovvero la prova dell'esistenza di un bisogno economico o di una domanda di mercato.
Il settore degli esercizi commerciali peraltro deve fare i conti – tranne che per la somministrazione di bevande ed alimenti rimasta sotto l'egida nazionale (legge 25 agosto 1991, n. 287) – anche con le competenze delle regioni, le quali in questi anni hanno emanato discipline sul fronte delle autorizzazioni e per individuare i requisiti per ottenerle.
Con la conseguenza che si è reso necessario il tentativo di uniformare le griglie di accesso e i parametri per l'esercizio. Anche per evitare il paradosso per cui il possesso di un diploma di scuola secondaria superiore autorizza all'esercizio dell'attività in alcune Regioni e non in altre, dove per esercitare si è costretti a frequentare un corso a pagamento e a sostenerne un esame di abilitazione.

mercoledì 16 dicembre 2009

Il rimpianto

Il rimpianto è il vano pascolo di uno spirito disoccupato. Bisogna evitare soprattutto il rimpianto occupando sempre lo spirito con nuove sensazioni e con nuove immaginazioni.

Gabriele D'Annunzio

sabato 12 dicembre 2009

La buona notizia c'è ma non fa notizia

Maria Luisa Colledani

Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce: l'Italia di oggi, così divisa e in ansia, è lo specchio dell'aforisma di Lao Tse. Papa Benedetto XVI, nel suo discorso di martedì scorso per l'Immacolata Concezione, lo ha ricordato con grande forza: «Attraverso i mass media - ha detto il pontefice - il male viene raccontato, ripetuto, amplificato, abituandoci alle cose più orribili, facendoci diventare insensibili e, in qualche maniera, intossicandoci». Assuefatti alla banalità del male.

Il bene c'è: basta aprire gli occhi per trovarne nelle periferie delle città, tra i giovani e gli anziani, tra chi soffre e chi cura. Con tenacia.

Ci sono le aziende che affrontano le difficoltà quotidiane senza portare i loro denari nei paradisi fiscali. Lavorano nel silenzio, dal lunedì alla domenica e, di nuovo, dal lunedì alla domenica. Rispettano leggi e lavoratori, lanciano il cuore oltre l'ostacolo, credono nella sostenibilità ambientale per un mondo migliore, rinunciano agli utili e li investono nell'innovazione. Il passepartout del futuro: per essere pronti quando il mercato riprenderà.

Sì, basta aprire gli occhi per vedere le cooperative calabresi che si sono unite, hanno restaurato gli antichi telai della tradizione contadina e oggi creano tessuti preziosi con Santo Versace.

Si vede la voglia di futuro che è nelle aziende, nel sociale, nel mondo delle Università: i ricercatori - come dimostra il genovese Roberto Pontremoli che con la sua équipe ha sviluppato un test a basso prezzo per l'ipertensione - nonostante le sirene che vengono da oltreconfine, restano nei laboratori italiani e con le loro scoperte ci fanno sentire orgogliosi del nostro paese.

Il nostro dovere è raccontare la realtà così come la vediamo ogni giorno, con le sue storie belle e quelle meno edificanti: nell'Italia che si affaccia al nuovo decennio c'è tanto futuro.

giovedì 10 dicembre 2009

Credere per cogliere le opportunità

Imparare a credere nelle proprie possibilità, nelle proprie capacità per raggiungere uno scopo o un obiettivo prefisso nella propria vita. Convincersi di poter essere il migliore. La cosa più difficile perchè richiede un impegno quotidiano di continuo autoconvincimento, di autoincoraggiamento, l'uso di un linguaggio e di un pensiero positivi. Aiuta in questo anche il crearsi un ambiente domestico e di lavoro positivo, frequentare persone con il giusto atteggiamento, non troppo critiche e negative, rifiutare le persone invidiose, colleriche e negative perchè alla fine si appartiene alle persone che si frequentano.
Essere sempre aperto al nuovo e cercare di imparare qualcosa tutti i giorni. Tenersi aggiornato serve, non considerarsi mai arrivati.

Questo aiuta al cambiamento e permette di essere sempre pronto al "tuo momento". La vita è interessante anche per questo: non sai mai cosa ci può essere "dietro l'angolo" o quando potrà arrivare il treno giusto. Allora è necessario prepararsi con metodo, pianificare il proprio percorso in funzione degli obiettivi preposti, analizzare nel dettaglio come raggiungerli. Stare sempre attenti ed essere pronti a riconoscere e cogliere le opportunità. Mantenendo un atteggiamento positivo avremo più opportunità di cogliere le vere occasioni della vita. Ricordarsi in primis di dare, di farsi conoscere come risorsa preziosa, di acquisire valore: il mercato premia sempre. Ed infine assumersi le proprie responsabilità concentrandosi sul proprio lavoro, non su quello che fanno gli altri, non criticare e fare la gara su se stesso è la chiave di svolta della propria vita.

lunedì 7 dicembre 2009

Dimenticare lo scopo

Porre attenzione a ogni azione che faccio, concentrarmi, rimanere sull'azione dimenticandomi dello scopo.
Quando agisco senza un fine, senza alcuna aspettativa di ricompensa, l'azione stessa diventa un fine e la ricompensa è immediata.
Questa è l'essenza, tutto quello che c'è da sapere: fare è ricevere.

domenica 6 dicembre 2009

L'importanza della scelta del lavoro

Nessuna tecnica di condotta della vita lega il singolo così strettamente alla realtà come il concentrarsi sul lavoro, poichè questo lo inserisce sicuramente almeno in una parte della realtà, nella comunità umana...
L'attività professionale procura una soddisfazione particolare se è un'attività liberamente scelta...
Eppure il lavoro come cammino verso la felicità è poco stimato dagli uomini. Non ci si rivolge ad esso come altre possibilità di soddisfacimento. La grande maggioranza degli uomini lavora solo se spinta dalla necessità e, da questa naturale avversione degli uomini al lavoro, scaturiscono i più difficili problemi sociali.

Sigmund Freud, Il disagio della civiltà