lunedì 28 settembre 2009

L'importanza della storia

La storia è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra della vita, nunzio dell'antichità.
Cicerone

domenica 27 settembre 2009

Il telefono batte il cibo come è cambiata la spesa delle famiglie

DI GIAMPAOLO FABRIS

Vi è una serie storica che ha continuato a svilupparsi con continuità negli ultimi decenni ed a cui non è stata prestata sufficiente attenzione. Un errore perché, a ben guardarla, rileva una delle più inquietanti e meno discusse distorsioni nei consumi. La spesa alimentare va costantemente riducendosi nei bilanci delle famiglie: ancora all’inizio degli anni’70 assorbiva il 36% della spesa, adesso, 2009, il 15,6 %. Più che dimezzata. Si potrebbe obiettare che si tratti di una contrazione largamente prevista e teorizzata. La legge di Engel una delle poche leggi dell’economia che si è dimostrata valida sia per i Paesi sviluppati che in via di sviluppo postula che, aumentando i redditi, l’incidenza della spesa alimentare tende costantemente a decrescere. Ma queste osservazioni risalgono a periodi storici in cui l’alimentazione aveva significati ben diversi da adesso: ad un’epoca in cui il mangiare rispondeva soprattutto ad esigenze di tipo fisiologiche. Quando i prodotti alimentari venivano considerati prodotti di prima necessità e il surplus di reddito destinato quindi "a beni superiori o di lusso". Ebbene poche tipologie di prodotti come gli alimentari hanno, negli anni, così tanto mutato il loro originario statuto arricchendosi costantemente di nuove dimensioni. Pochi beni appaiono tanto "superiori" ed anche lontani dalla mera fisiologia. Le relazioni tra cibo e stato di salute si fanno sempre più strette. Il piacere orale continua, come testimoniano le ricerche, a crescere. Mangiare è anche attività qualificante del tempo libero. L’eating out ormai è pratica diffusa e momento privilegiato di socialità. L’offerta alimentare d’altro canto, in casa e fuori casa, è andata dilatandosi a ritmi quasi esponenziale: cibi con un miglior contenuto nutrizionale, con incorporato un maggior servizio ecc. Più recentemente la ricerca di naturalità dei cibi si è fatta sempre più insistente e selettiva, vi sono molti segnali che la stessa agricoltura – che si avviava ad essere la Cenerentola di tutti i settori produttivi sia in fase di forte ripresa e di crescente attualità. Come si spiega allora questo paradosso di un continuo arricchimento di significati a fronte di una spesa che si contrae? Come è possibile che il budget familiare in comunicazione lato sensu – è solo un esempio stia per superare quello alimentare? Il solo cellulare assorbe 5 % della spesa delle famiglie.

Non starò certo a difendere la filiera troppo lunga, inefficiente e costosa dei prodotti alimentari – agli agricoltori resta circa il 16% del prezzo finale ma come è possibile che un modesto aumento nei prezzi degli alimentari divenga un caso nazionale? Quando il costo di tantissimi beni e servizi – anche essenziali come le tariffe pubbliche della nostra quotidianità è considerato come un dato e i forti incrementi verificatisi rapidamente metabolizzati? Negli ultimi tempi l’aumento nei prezzi della pasta di semola ha suscitato scandalo e l’estate scorsa la sindrome del caro zucchine – estesa ad altri ortaggi – è divenuta un caso nazionale. Un litro di benzina con cui si fanno 7/8 chilometri costa come un chilo di pasta con cui mangia una famiglia numerosa. Un viaggio in tram costa come un chilo di pasta. Un abbonamento a Sky è l’equivalente della spesa annua di una famiglia per questo alimento. Per chi ritiene che, post crisi, si debba perseguire acriticamente lo stesso modello di consumo di quando siamo entrati nel tunnel un motivo in più per riflettere.

If (Se)

Se riuscirai a non perdere la testa quando tutti
la perdono intorno a te, dandone a te la colpa;
se riuscirai ad aver fede in te quando tutti dubitano,
e mettendo in conto anche il loro dubitare;
se riuscirai ad attendere senza stancarti nell'attesa,
se, calunniato, non perderai tempo con le calunnie,
o se, odiato, non ti farai prendere dall'odio,
senza apparir però troppo buono o troppo saggio;
se riuscirai a sognare senza che il sogno sia il padrone;
se riuscirai a pensare senza che pensare sia il tuo scopo,
se riuscirai ad affrontare il successo e l'insuccesso
trattando quei due impostori allo stesso modo;
se riuscirai a riascoltare la verità da te espressa
distorta da furfanti per intrappolarvi gli ingenui,
o a veder crollare le cose per cui dai la tua vita
e a chinarti per rimetterle insieme con mezzi di ripiego;
se riuscirai ad ammucchiare tutte le tue vincite
e a giocartele in un sol colpo a testa-e-croce,
e a perdere ed a ricominciar tutto daccapo,
senza mai fiatare e dir nulla delle perdite;
se riuscirai a costringere cuore, nervi e muscoli,
benché sfiniti da un pezzo, a servire ai tuoi scopi,
e a tener duro quando niente più resta in te
tranne la volontà che ingiunge: «Tieni duro!»;
se riuscirai a parlare alle folle serbando le tue virtù,
o a passeggiar coi re e non perdere il tuo fare ordinario;
se né i nemici né i cari amici riusciranno a colpirti,
se tutti contano per te, ma nessuno mai troppo;
se riuscirai a riempire l'attimo inesorabile
e a dar valore ad ognuno dei suoi sessanta secondi,
il mondo sarà tuo allora, con quanto contiene,
e - quel che è più - tu sarai un Uomo, ragazzo mio!
 
Rudyard Kipling, Poesie

giovedì 24 settembre 2009

Le dieci cose che non saranno più le stesse


Ordinatelo al vostro edicolante se non lo avete in casa. Se vi interessa farvi un quadro complessivo sulla crisi economica che ci ha investito in modo comprensibile, senza troppi tecnicismi, questo libro è quello che fa per voi. Solo le prime 27 pagine dell'introduzione valgono il costo, se non volete leggerlo tutto, offrendo una panoramica sintetica, ma chiara e lucidissima di cosa è accaduto e, soprattutto, perchè è accaduto. Rampini naturalmente non ha bisogno di presentazioni. I suoi reportage da San Francisco e la Silicon Valley prima e dalla Cina, più recentemente, sono sempre stati molto istruttivi e capaci di cogliere - da attento osservatore quale egli è - i cambiamenti, i tic, le paure e le tendenze dei territori che presidiava. Un "must" che segnalo è "Il secolo cinese", un libro per me veramente illuminante sulla realtà e le potenzialità di un paese, e del suo popolo, qual'è la Cina. Ma anche tanti volumi precedenti, sulla new economy, sul crollo della stessa, e sull'euro li ho trovati interessanti.
La chiarezza del linguaggio, la capacità di spiegare in modo comprensibile certi meccanismi finanziari o economici, il modo di offrire una visione "dall'alto" allo stesso tempo ordinata degli eventi è un plus notevole del libro. Personalmente l'ho trovato ricco di spunti di riflessioni e mi sono ritrovato a evidenziare larghi brani del testo molto interessanti da rileggere in un secondo momento.

mercoledì 23 settembre 2009

Ballate come se nessuno vi guardasse

Ho ricevuto questa nota da un'amica che pubblico volentieri perchè rispecchia il mio pensiero.

Siamo convinti che la nostra vita sarà migliore quando saremo sposati,o quando avremo un primo figlio o un secondo. Poi ci sentiamo frustrati perché i nostri figli sono troppo piccoli, per questo o per quello, e pensiamo che le cose andranno meglio quando saranno cresciuti. In seguito siamo esasperati per il loro comportamento da adolescenti. Siamo convinti che saremo più felici quando avranno superato questa età. Pensiamo di sentirci meglio quando il nostro partner avrà risolto i suoi problemi, quando cambieremo l’auto, quando faremo delle vacanze meravigliose, quando non saremo più costretti a lavorare. Ma se non conduciamo una vita piena e felice ora, quando lo faremo? Dovrete sempre affrontare delle difficoltà di qualsiasi genere. Tanto vale accettare questa realtà e decidere di essere felici, qualunque cosa accada.

Scrisse Altrezi Souza: “Per tanto tempo ho avuto la sensazione che la vita sarebbe presto cominciata, la vera vita! Ma c’erano sempre ostacoli da superare strada facendo, qualcosa di irrisolto, un affare che richiedeva ancora del tempo, dei debiti che non eranostati ancora regolati, in seguito la vita sarebbe cominciata. Finalmente ho capito che questi ostacoli erano la mia vita”

Questo modo di percepire le cose mi ha aiutato a capire che non c’è un mezzo per essere felici, ma che la felicità è il mezzo. Di conseguenza, gustate ogni istante della vostra vita, e gustatelo ancora di più perché lo potete dividere con una persona cara, una persona molto cara per passare assieme dei momenti preziosi della vita, e ricordatevi che il tempo non aspetta nessuno. E allora smettete di aspettare di finire la scuola, di perdere 5 Kg, di prenderne 5, di avere dei figli, di vederli andare via di casa. Smettete di aspettare di cominciare a lavorare, di andare in pensione, di sposarvi, di divorziare. Smettete di aspettare il venerdì sera, la domenica mattina, di avere una nuova macchina o una casa nuova. Smettete di aspettare la primavera, l’estate, l’autunno,l’inverno. Smettete di aspettare di lasciare questa vita, di rinascere nuovamente e decidete che non c’è momento migliore per essere felici che il momento presente.

La felicità e le gioie della vita non sono delle mete, ma un viaggio. Lavorate, come se non aveste bisogno di soldi, Amate, come se non doveste mai soffrire; Ballate come se nessuno vi guardasse

Daisaku Ikeda

lunedì 21 settembre 2009

L’Ustareja di du butò


Questo locale dagli antichi splendori, ha rivisto la "luce" grazie alla gestione dello Chef, nonchè titolare, Andrea Pini. Originario proprio di Solarolo ha potuto coronare il suo sogno rilevando il locale. Significativa la sua esperienze londinese, in cui ha conosciuto Gualtiero Marchesi e, cosa molto importante, Yoko, una ragazza giapponese che diventerà più tardi sua moglie e che ora lo affianca nella gestione dell’Ustareja. Prima però affronta ulteriori esperienze professionali in altri paesi anche orientali. Il ristorante propone oggi una cucina molto curata, attenta alle tradizioni ma innovativa e creativa. Ottima e apprezzata la carta del menù, stagionale, di terra e di acqua - evidenzio la presenza di tempura e pesce crudo, "contaminazioni" eccellenti grazie alla moglie Yoko - con un numero di piatti contenuto, ma da segnalare per la rotazione, anche in base alla disponibilità dei prodotti, e di qualità. Grande cortesia da parte di tutto il personale e evidente ricerca nelle radici territoriali con abbinamenti innovativi e attenzione alla componente scenografica dei piatti. Molto apprezzato il rapporto prezzo/qualità con menù particolari "low price" proposti in occasioni speciali, senza togliere nulla alla qualità. Proposta di colazioni ad un prezzo molto intereressante anche nella pausa del mezzogiorno.
Tra i piatti assaggiati segnalo: baccalà mantecato su crostone di polenta e radicchio all'aceto balsamico; passatelli asciutti con canocchie al profumo di limone; straccetti di coniglio saltati con crema di porri e patate croccanti; strozzapreti dell'Ustareja con prosciutto croccante in burro della normandia e cestino di parmigiano; trancio di tonno con insalata di cannellini e cipolla rossa croccante; sfogliatina calda alla crema
La gestione comprende anche un piccolo Hotel che di norma ospita rappresentanti o lavoratori in missione.
Il mio giudizio: provatelo, non ve ne pentirete.

Ristorante L'ustareja di du butò - Via Fioroni, 11 - Solarolo (RA) - Tel. 0546 51109  

Se la banca è la tua croce

MARCO PANARA

Episodio numero uno. E’ quasi la fine di luglio, una signora riceve una telefonata dalla sua banca, il Monte dei Paschi di Siena: «Signora, ci dispiace disturbarla ma dovrebbe passare in agenzia, c’è un piccolo scoperto sul suo conto». La signora, allarmata garantisce: « Passerò domattina, va bene o è troppo tardi?» «Va bene, la aspettiamo domani». Il mattino dopo la signora in questione prende un’ora di permesso e va in banca, fa la sua fila e si presenta allo sportello: «Mi avete chiamato ieri per uno scoperto sul conto, a quanto ammonta?» «E’ poca cosa è la rassicurante risposta sono 6 euro e 80 centesimi». La signora, che era preoccupata, ora è arrabbiata: «Mi avete fatto prendere un’ora di permesso e venire qui per 6 euro e 80? Tanto più che tra due giorni, come la banca da vent’anni sa, su quel conto verrà accreditato lo stipendio?» La signora, versa 10 euro e, da arrabbiata ora è indignata, se ne va. Torna dopo tre giorni per chiudere dopo vent’anni il conto corrente, poi, non fidandosi più di tutte le banche, va alla Posta, fa la sua fila, e un conto lo apre lì. Episodio numero due. Un signore, è un uomo questa volta, che abita in una città del centro Italia, ha un conto corrente presso una filiale della Banca di Roma, ma a fine luglio si trova nel Nord e per pagare l’affitto dell’abitazione di suo figlio che studia all’estero, si reca in una filiale di Unicredito, compila il modulo per il bonifico internazionale e si presenta allo sportello. «Non possiamo farlo, da qui non accediamo al suo conto presso la Banca di Roma». «Ma come, siete parte di uno stesso gruppo?» «Lo so, ma purtroppo non possiamo fare da qui un bonifico a valere sul suo conto». Pazienza. Il signore esce, preleva con il bancomat il denaro necessario (meno di 500 euro), rientra in banca, compila un nuovo modulo e si presenta allo sportello con i contanti. L’impiegato, solerte, armeggia con il computer, inserisce i dati ma dopo un po’ di ferma: «Mi dispiace, ma il sistema non lo consente». «Il sistema non consente di fare un bonifico internazionale in contanti di meno di 500 euro?» «Mi dispiace ripete l’impiegato ma la risposta è no».

Episodio numero tre. Un professionista riceve in pagamento di una sua prestazione un assegno di alcune centinaia di euro. E’ venerdì e la sera stessa parte per le vacane in una cittadina sul mare nella stessa provincia. Lunedì ha altro da fare e martedì mattina si presenta alla filiale locale della banca presso la quale era tratto l’assegno, anche questa volta il Monte dei Paschi. Aspetta il suo turno e tranquillo si presenta allo sportello per l’incasso. «Mi spiace, non possiamo pagarlo». «Perché? E’ della stessa banca e siamo addirittura nella stessa provincia?» «Non è possibile». «Se non potete accedere direttamente al conto, può telefonare a quella filiale e verificare se l’assegno è coperto. Guardi, pago io la telefonata». Niente da fare, l’assegno sarà incassato due settimane dopo, alla fine delle vacanze, quando il professionista lo verserà sul proprio conto.

Episodio numero quattro. Un correntista di Banca Intesa San Paolo qualche mese dopo aver cambiato casa si decide a spostare più vicino alla sua nuova abitazione anche il suo conto. Individua poco distante un’altra agenzia dell’istituto e va a chiedere di spostare il conto. «Non è possibile è la risposta deve chiudere il conto nell’altra agenzia e aprirne uno nuovo qui». «Siete la stessa banca, perché questa difficoltà? Tra l’altro dovrei spostare tutte le utenze da un conto all’altro, telefonare, mandare fax, e naturalmente aspettarmi i soliti disguidi di bollette non pagate da inseguire per mesi. Ha un senso tutto ciò?». «Purtroppo non so cosa dirle, se non che lo spostamento del conto non possiamo farlo».

Chiacchiere sotto l’ombrellone, e la lista dei casi non è più lunga solo perché con il mare davanti calmo come una tavola, dopo un po’ parlare di banche è viene a noia e si preferisce fare un bel bagno.

Le banche in questa stagione sono diventate un bersaglio di critiche, tutte lecite, alcune centrate e altre meno. Attaccarle è diventato una specie di sport nazionale e internazionale che nel suo complesso fa più bene che male. La fiducia nel sistema bancario è centrale per l’attività economica, abbiamo visto cosa succede quando questa fiducia crolla. Ora piuttosto bisogna ricostruirla, correggendo gli errori ed evitando che si ripetano. In ballo ci sono cose grosse, come il rapporto tra mezzi propri e credito, la dimensione enorme raggiunta da alcuni istituti o la commistione tra banca d’affari e banca commerciale che non promette nulla di buono per il futuro. E ci sono anche cose piccole come quelle elencate sopra, che in parte dipendono dalle banche e in parte dalle regole alle quali sono tenute: da semplici cittadini la prima cosa che chiediamo a banche e regolatori è di non complicarci la vita ma piuttosto di semplificarcela. In fondo le banche le utilizziamo e le paghiamo per questo, e il conto è anche piuttosto salato.

domenica 20 settembre 2009

Sempre sul cambiamento

Mi ripeto spesso che è importante valorizzare ed apprezzare ciò che ho, non faccio mai la gara sugli altri, ma su me stesso. Da sempre non provo invidia e non ho mai coltivato il risentimento perchè sono convinto che generi odio. Sempre attento ad applicare una disciplina interiore, come un monaco o un samurai, per trovare soprattutto forza e felicità interiore. Non sempre riesco, ma è un lavoro continuo di levigatura ed eliminazione quello che porta alla perfezione. Cerco di correggere la tendenza a reagire troppo a fatti di lieve entità facendone una questione troppo personale non concentrandomi con troppa forza e intensità su un problema: penso all'importanza che avrà per me questa cosa tra una settimana, un mese, un anno. Nessuna.
Penso al problema in termini di unione, non di divisione. Se ti focalizzi sulle persone anzichè sul loro comportamento a volte eviti i conflitti.
Per cambiare bisogna essere convinti di volerlo fare. E' come calare di peso. Non servono le diete se non c'è volontà ferrea e positiva nel perseguire l'obiettivo al termine. Questa la differenza, porsi un obiettivo vivendolo come un sogno, ma sapendo che ha una scadenza e fissarla.
Così puoi organizzare anche il cambiamento e la tua determinazione si sviluppa in azione concreta. Cominci a cambiare esteriormente per cambiare interiormente. Vincere quindi la rabbia e l'odio è, ripeto, un esercizio lungo costruito sulla pazienza e la tolleranza. Questi sentimenti neutralizzano la facoltà di scegliere tra il bene e il male e la valutazione delle conseguenze.
Considero da molto tempo ormai la pazienza e la tolleranza veri segni di forza di una persona, anche se in questo mondo e nel business in particolare possono sembrare sentimenti di cedevolezza. Ma abbiamo tanto da imparare da una certa cultura cristiana e orientale.
Ritengo invece che la vera Forza di una persona provenga dalla saldezza interiore frutto di una mente forte e autodisciplinata.


Il cielo questa notte

Il cielo questa notte è senza stelle,
il loro fuoco etereo nutre il tuo sguardo che per me solo rifulge.
Un fremito di gioia lunare m'inargenta il sangue
quando l'immagine del tuo corpo appare lussuriando senza fine.

venerdì 18 settembre 2009

Trappola Afghanistan



L'ultima intervista al mitragliere Pistonami, uno dei sei parà della Folgore vittime dell'attentato a Kabul di ieri.

Il primo caporalmaggiore Giandomenico Pistonami, come il collega di Di Lisio deceduto il 14 luglio scorso, è un mitragliere, quello che sta in ralla, il più esposto perché sbuca con il corpo fuori dal Lince. "Esco tutti i giorni faccio da scorta a materiali e persone", racconta Pistonami, 26 anni di Lubriano (Viterbo): "Il mio è il ruolo più importante della pattuglia, ho più campo visivo e uditivo, con un gesto posso fermare le macchine che passano". Un lavoro pericoloso, di concentrazione e tensione che lascia poco spazio alle emozioni. "Purtroppo la mia famiglia guarda i telegiornali", aggiunge con un sorriso, "ma sono tranquilli quando mi sentono tranquillo, per fortuna ci sono Internet e il telefono". Il posto che occupa Pistonami qualcuno lo chiama 'sedile della morte' e spiega che ormai molti mezzi militari di altri contingenti tengono il militare dentro al blindato con un sistema di comando per pilotare la mitragliatrice fuori.

Per quanto riguarda i nostri, il ministro della Difesa Ignazio La Russa, pensa di aggiungere una protezione, una sorta di torretta. Il ministro ha anche promesso l'invio, già approvato da un decreto, di due nuovi Tornado, che si aggiungeranno ai due parcheggiati a Mazar-i- Sharif, non appena sarà pronta la pista dell'aeroporto di Herat, sulla cui data di apertura non ci sono tempi certi. I Tornado italiani, come quelli tedeschi, per ora vengono usati come ricognitori, ma il governo non nega la possibilità di aggiungere cannoncini, trasformandoli in mezzi che possono sostenere azioni di combattimento. Ma tutti questi accorgimenti per rendere più sicura la missione arriveranno fuori tempo massimo, comunque dopo il periodo fatale che coincide con la campagna elettorale. Così, mentre in Italia il governo si spacca sulla questione cruciale se rimanere o meno in Afghanistan e la Lega, Bossi in testa, mostra tutto il suo scetticismo, qui i soldati affrontano la loro guerra quotidiana senza nemmeno il conforto di avere alle spalle un esecutivo concorde circa l'utilità del loro impegno. I piani futuri per i nostri sono già stati delineati: tutte le truppe saranno concentrate nel settore ovest, dove avrebbero già dovuto essere, se non fosse che la scadenza del voto ha indotto a rimandare il ridispiegamento.

Il generale Bertolini non ha dubbi: "Dall'Afghanistan non si può ancora andare via. Intanto facciamo parte dell'alleanza Nato e abbiamo degli obblighi verso i paesi amici e questo sarebbe già sufficiente, ma poi penso che se non ci fossero i nostri contingenti, la popolazione vivrebbe peggio senza nessuna protezione. Questo Paese non deve essere abbandonato. L'Afghanistan non significa solo talebani, ma anche persone perbene, basta un fucile per creare un signore della guerra, e noi, verso chi vuole vivere in pace, abbiamo preso un impegno, anche morale".

Un impegno che costa, ma che chi si trova sul terreno, vuole mantenere pur fra qualche dubbio. "Comando una squadra che esce per controllare il percorso prima che passi la pattuglia", spiega il maresciallo Sebastiano Russo, un ventottenne siciliano di Termini Imerese, comandante guastatore dello stesso reggimento di Di Lisio, che per mestiere cerca esplosivi lungo le strade. Un lavoro difficile in un Afghanistan sterrato dove chiunque può fare un buco e nascondere un ordigno rudimentale più arduo da individuare di uno sofisticato: "Si controlla la strada, si notano i cambiamenti, spesso è la gente stessa che ci chiama e ci segnala dove sta la bomba. Molti ci trovano simpatici. È vero, negli ultimi tempi sono stati piazzati più ordigni. È un lavoro rischioso, ma è quello che abbiamo scelto di fare. Non si pensa che si potrebbe morire, ma solo a come far sì che questo non accada".

Il comandante di pattuglia Marcano è un po' più amaro: "A volte ho la sensazione che le persone che curiamo di giorno, magari nei nostri ambulatori, poi la sera imbraccino il fucile contro di noi, forse mi sbaglio e di sicuro noi continueremo ad aiutarli. Cosa mi fa restare qui? Ho una bimba di due anni e ricordo tutte le medicine, le visite che faceva mia moglie quando l'aspettavamo. Qui i bambini sono spesso abbandonati, muoiono di malattie che da noi sono impensabili come la diarrea. Sono i loro occhi a tenermi qui".

mercoledì 16 settembre 2009

Danza lenta

Hai mai guardato i bambini in un girotondo?
O ascoltato il rumore della pioggia quando cade a terra?
O seguito mai lo svolazzare irregolare di una farfalla?
O osservato il sole allo svanire della notte?

Faresti meglio a rallentare.
Non danzare cosi veloce.
Il tempo è breve.
La musica non durerà.

Percorri ogni giorno
In volo?
Quando dici "Come stai"?" ascolti la risposta?
Quando la giornata è finita ti stendi sul tuo letto con centinaia di questioni successive
Che ti passano per la testa?

Faresti meglio a rallentare.
Non danzare cosi veloce
Il tempo è breve.
La musica non durerà

Mai detto a tuo figlio, lo faremo domani?
Senza notare nella fretta, il suo dispiacere?
Mai perso il contatto, con una buona amicizia che poi è finita perché tu non avevi mai avuto tempo di chiamare e dire "Ciao"?

Faresti meglio a rallentare.
Non danzare cosi veloce
Il tempo è breve.
La musica non durerà.

Quando corri cosi veloce per giungere da qualche parte
Ti perdi la metà del piacere di andarci.
Quando ti preoccupi e corri tutto il giorno,
è come un regalo mai aperto .. . . Gettato via.

La vita non è una corsa.
Prendila più piano
Ascolta la musica
Prima che la canzone sia finita.

Il valore di un uomo

Se un uomo non è disposto a correre qualche rischio per le sue idee, o le sue idee non valgono niente o non vale niente lui.
Ezra Pound

domenica 13 settembre 2009

Se siamo uomini

"Nessuno vi può dare la libertà- Nessuno vi può dare l'eguaglianza o la giustizia. Se siete uomini prendetevela".
Malcom X

sabato 12 settembre 2009

Molo 22 al tramonto...

Molto suggestivo nella location e nell'architettura, questa osteria Molo 22, appoggiata sulla darsena della marineria di Rimini con una vista sul mare unica e le onde che circondano il ristorante a 360°. Se riuscite a sedervi all'ora del tramonto la fantasia può portarvi a pensare di essere a Miami o in un'isola delle Keys... Questa parte, come recita la carta dei menù, "è inclusa nel prezzo".
La nuova gestione del Molo 22 è stata presa in carico da chi ha saputo rendere famosa la Sangiovesa a Santarcangelo di Romagna e la buona qualità della cucina ne è testimone. Il locale in stile moderno si trova all'interno della marineria di Rimini, ma è perfettamente accessibile e comodo anche nel parcheggio. Consiglio sempre di prenotare perché molto frequentato. I prezzi sono molto accessibili. Come spesso accade con molti locali, andrebbero sempre curati tutti i particolari che danno poi "quel tocco in più", in questo caso il servizio, affidato a giovani volonterosi, ma un distratti e con sommarie conoscenze della gestione di sala e la tovaglieria: se possono passare le tovagliette americane in carta con un gioco di "vedo-non-vedo" legato al menù, è un sciatto l'uso anche del tovagliolo in carta. Ottima invece l'idea di proporre senza risparmio la buona piadina del riminese come pane.
I piatti risultano curati e anche abbondanti. Assaggiati i gamberi e calamari rosolati, al miglio tostato con verdurine di olive; il carpaccio di tonno al coltello, scottato alla piastra e verdure all'agro-dolce; gli strighetti alla crudaiola, sgombro e bottarga, il fritto di gamberi e calamari con verdure croccanti e infine il bicchierotto di crema di mascarpone, cioccolato freddo e biscotto al caffè. Buona selezione di vini serviti adeguatamente con abbondanza di ghiaccio (per i bianchi).
Il mio giudizio: mi ripeto, se riuscite ad andarci al tramonto è un'esperienza doppia.

Molo 22 Osteria sul mare - Via Ortigara 78/80 - 47900 Rimini (RN) Tel. e Fax 0541.29637

lunedì 7 settembre 2009

Un trittico per spiriti forti

Li ho letti ormai più di due anni fa, tutti di un fiato in estate. Non è stato facile terminarli. Più leggi e più stenti a credere di essere in un paese normale, in un paese invidiato da molti per tutto il suo patrimonio di arte, natura e creatività. Pensi che chi abita in quei luoghi dovrebbe amare il proprio territorio, così come pensi a come deve essere difficile essere "normale" e rispettoso in quelle terre. Pensi appunto a chi abita in quelle zone dove magari sei stato anche tu e non hai percepito nulla - o quasi nulla - di tutto questo. Il tuo stato d'animo varia e propende sempre più dalla rabbia alla frustrazione e il risentimento. Cominci a pensare che sia una lotta improba, inutile, che non servirà a nulla, pensi ai tanti rappresentati dello Stato che comunque tengono la posizione e ti fai delle domande. Veri eroi dei giorni nostri.

Inutile fare delle recensioni, quando ormai ne esistono, soprattutto per "Gomorra", a centinaia. Di Roberto Saviano sappiamo già molto. Ha fatto una scelta coraggiosa. Ma anche Lirio Abbate e Peter Gomez con "I Complici" hanno svolto un ottimo e importante lavoro di storia e cronaca sulla mafia con tutte le conseguenze, amare e pericolose. Così come Nicola Gratteri e Antonio Niccaso con "Fratelli di Sangue", libro inchiesta sulla 'ndrangheta calabrese.

Consiglio la lettura a spiriti forti e desiderosi di capire...

Brava FLAVIA !

Flavia Pennetta è la prima tennista italiana a raggiungere la decima posizione del ranking mondiale, e davanti alla folla di New York che la acclamava ha voluto ringraziare per l'omaggio ricevuto dal pubblico newyorkese, tutto con lei: "Con un pubblico così si può arrivare ovunque, questa sera la gente mi ha aiutata tanto" ha ammesso, consapevole di essere stata a un millimetro dalla sconfitta. Ma ha trovato la forza nervosa di annullare ben sei match point. E - aggiudicandosi al tie break il secondo set 7-6 (8-6) - ha di fatto vinto la partita, perché l'avversaria ha ceduto sul piano nervoso: ha cominciato a piangere, a prendere a pugni le sue ginocchia fasciate, a protestare con l'arbitro, e il risultato di tutto questo è stato che ha perso il set per 6-0."Per me essere tra le prime dieci al mondo è un sogno diventato realtà - ha detto Flavia Pennetta - ma so che devo e posso ancora migliorare. Per esempio devo migliorare il mio servizio, E abituarmi a stare sempre concentrata sull'obiettivo. A questi livelli tutto può cambiare molto in fretta".

Flavia dimostra che con chiarezza di obiettivi, impegno (allenamento), concentrazione, volontà e detreminazione si possono raggiungere traguardi importanti. E anche il nostro tennis si può esprimere a grandi livelli. Occorre imparare a sacrificarsi.

E dopo la scherma e il nuoto, anche nel tennis è una donna che dimostra - in uno sport singolarista - di avere la forza per superare le prove più importanti.
Ancora brava.

domenica 6 settembre 2009

4 ore alla settimana

"Il solo fatto che qualcosa comporti molto lavoro o consumi un sacco di tempo non significa che sia produttivo o che valga la pena. L'imbarazzo che provate ad ammettere che state ancora scontando le conseguenze di cattive decisioni prese 5,10 e 20 anni fa non dovrebbe impedirvi di prendere buone decisioni ora. Se vi fate fermare dall'orgoglio, odierete la vita per altri 5, 10 e 20 anni per le stesse ragioni...
... Non confondete il complesso con il difficile. La maggior parte delle situazioni è semplice, molte sono solo difficili da gestire da un punto di vista emotivo. Il problema e la soluzione di solito sono ovvi e semplici. Non è che non sapete che cosa fare. Certo che lo sapete. Siete solo terrorizzati all'idea di poter finire peggio di come state adesso."

L'uomo medio è un conformista, che accetta le miserie e i disastri con lo stoicismo di una vacca ferma sotto la pioggia.
Colin Wilson
Timothy Ferriss, l'autore del libro, è ovviamente americano per cui alcune teorie e suggerimenti sono molto difficili da mettere in pratica in Europa in generale ed in Italia in particolare. Il volume però in vari capitoli offre spunti interessanti di riflessione e ragionamento sul "cambiamento" e su alcune fobie tipiche della società di oggi dove tutto sembra debba essere velocissimo e si misuri solo in termini di "tempo-lavoro" svolto in ore (il maggior numero).

sabato 5 settembre 2009

Destra e sinistra ai tempi della xenofobia

Torna il fortunato testo del ’94:così Bobbio aveva intravistoi sintomi dei mali d’oggi
NADIA URBINATI - La Stampa 4/9/2009 - QUINDICI ANNI DOPO


Storicamente, i nemici dell’eguaglianza sono anche stati i nemici della democrazia. Prendiamo per esempio il dialogo platonico Gorgia: in esso, Platone fa dire a Callicle, uno degli interlocutori di Socrate, che l’eguaglianza politica è la vendetta della legge contro la natura. «Sì, perché in natura tutto quel che è più brutto è, ad un tempo, più malvagio, ossia il subire ingiustizia; per la legge, invece, commetterla». La legge degli uomini rovescia la logica della legge di natura e cambia la nozione del bene e del male. La legge civile ordina di non sopraffare l’altro e punisce non chi è sopraffatto o più debole, come fa la natura, ma chi prevale o usa la forza. L’eguaglianza, continuava Callicle offrendo a Nietzsche il più formidabile argomento contro la democrazia, è il valore inculcato in ognuno di noi fin dalla nascita affinché ci abituiamo a pensare che occorra correggere, non assecondare la natura. L’eguaglianza è la legge dei deboli, che sono anche i più numerosi, escogitata per rendere deboli i forti imponendo loro di ubbidire a una legge fatta per proteggere i deboli. Questa è stata ed è ancora oggi la filosofia che denota la destra politica. E anche qualora la destra accetti la costituzione democratica e i diritti, l’idea guida che la ispira è che devono essere egualmente liberi solo coloro che sono identici nelle caratteristiche (le quali possono essere fisiche o spirituali). Nell’Italia del presente, l’ideologia di destra parla di eguali ma all’interno di un ordine gerarchico che ha al primo posto la «mono-etnia» (i membri della nazione) prima degli esseri umani, e poi via via, gli «uomini» prima delle «donne», gli «eterosessuali» prima degli «omosessuali», i fisicamente normali prima dei disabili; infine, «noi italiani» prima e contro gli «altri», immigrati o non italiani. È in ragione di questa visione sostanziale di eguaglianza degli eguali che la democrazia viene interpretata da destra, così da coniugarsi a concezioni identitarie forti e chiuse all’universalismo, spesso razziste e violente. È su questo fronte che si misura oggi la differenza tra destra e sinistra. Anche per la sinistra la cittadinanza democratica è un’identità che non include né può includere tutti; però, la sua filosofia ha ben chiaro che le distinzioni politiche all’interno della famiglia umana sono frutto di convenzioni, benché importanti e non rinunciabili; per questo, alla distinzione politica, la sinistra non fa corrispondere una diseguaglianza sostanziale. Ciò comporta ritenere che tutte le persone meritino rispetto, e che essere minoranza culturale o religiosa non debba mai diventare ragione di discriminazione e offesa perché è la legge, il rispetto della legge soltanto che stabilisce il discrimine tra giusto e sbagliato, non l’opinione della maggioranza (le costituzioni servono proprio a sancire la differenza fra legge e decreto di una maggioranza, a stabilire ciò che la maggioranza può e non può fare). A quindici anni di distanza, destra e sinistra sono ancora ben riconoscibili, anzi forse lo sono di più, perché ai tradizionali argomenti se n’è nel frattempo aggiunto uno molto controverso, quello relativo all’immigrazione, un tema che nel volgere di pochi anni è diventato una «questione» sociale e di ordine pubblico che mentre può aprire nuovi fronti di discriminazione, rischia anche di oscurare i basilari valori democratici e liberali. Non è azzardato dire che nei paesi europei la rinascita della cultura politica di destra abbia proceduto parallelamente all’incremento dei flussi migratori; l’acutizzarsi della crisi finanziaria globale ha funto da acceleratore della diffusione di concezioni inegualitarie e razziste tra larghe fasce di popolazione, con evidenti rischi per le libertà costituzionali di tutti, anche dei cittadini della stessa nazione. Bobbio aveva con grande acume intravisto i sintomi di questa rinascita antidemocratica, mostrando come le diseguaglianze sociali ed economiche tra le aree del pianeta avrebbero raggiunto proporzioni tali da coinvolgere drammaticamente e direttamente l’Occidente, perché i disperati del mondo avrebbero necessariamente cercato la sopravvivenza laddove c’era più benessere. «Il comunismo è fallito. Ma la sfida che esso aveva lanciato è rimasta» irrisolta: il «pianeta dei naufraghi» è la nuova realtà di destituzione che nessuna frontiera riuscirà a contenere. «Di fronte a questa realtà, la distinzione fra la destra e la sinistra, per la quale l’ideale dell’eguaglianza è sempre stato la stella polare cui ha guardato e continua a guardare, è nettissima». La conclusione di Bobbio era pessimista e molto lucida (pessimista perché lucida). Dopo alcuni decenni di crescita economica e di consolidamento della democrazia, i paesi del primo mondo – l’Italia in modo emblematico – assistono a un arretramento sia sul piano del benessere che su quello delle promesse democratiche. Non soltanto perché aumentano le diseguaglianze tra ricchi e poveri all’interno della stessa nazione di cittadini, con il decurtamento dei servizi sociali, delle opportunità culturali e soprattutto dei diritti associati al lavoro, ma anche a causa di un evidente restringimento delle libertà civili primarie, esito fatale della recrudescenza dell’ideologia razzista e xenofoba. \ Bobbio parlava a ragione di un «grandioso movimento storico» di destra, un fenomeno che poteva essere valutato nelle sue conseguenze solo qualora lo si fosse confrontato con altri periodi storici del passato e giudicato alla luce dei principi democratici dell’eguale libertà contenuti nelle costituzioni democratiche. Rispetto a questo fenomeno egemonico, due sono i rischi di fronte ai quali si trova la sinistra: quello di abbracciare un fastidioso moralismo ovvero di radicalizzare le proprie posizioni; e quello di imboccare la strada compromissoria o dell’accomodamento con la cultura dominante della destra abbandonando la propria specificità ideale. Averne consapevolezza è un punto di partenza imprescindibile. Dopodiché, uno spiraglio di ottimismo ci viene dalla certezza che «l’umanità non è giunta affatto alla “fine della storia”, ma è forse soltanto al principio». A titolo «provocatorio» lo aveva detto il pessimista Bobbio nel 1998. Dopo oltre dieci anni quella provocazione suona come la più ragionevole certezza della persistenza della diade destra e sinistra.

giovedì 3 settembre 2009

Vivere secondo i nostri Valori

E' molto importante e anche la cosa più difficile, comportarsi e vivere sempre coerentemente con i Valori che riteniamo ci appartengano, secondo i nostri standard, anche nei momenti in cui la vita o le cose non vanno come vorremmo. Oppure quando le persone non si comportano come ci si aspettava facessero nei nostri riguardi, a volte anche quelle più vicine o con cui siamo a contatto quotidiano.
Ma riuscire a vivere secondo i nostri Valori ci aiuta a dare il senso alla nostra vita e ha l'incredibile potere di conferire una felicità duratura, una sensazione di sicurezza e di pace interiore. Comprendere, "sentire" di vivere in totale congruenza con essi è il risultato più ambito, che forse pochi raggiungono, ma che fa compiere il "salto di qualità" alla nostra esistenza.
Non è il possesso dei beni materiali che ci rende veramente felici, ma la tranquillità e la forza che proviamo dentro tutti i giorni, in qualsiasi momento al di là delle situazioni.