domenica 26 luglio 2009

Errori

Non bisogna avere paura di sbagliare. Non bisogna sprecare energie tentando di nascondere i propri errori. E' importante invece riflettere e trarre insegnamento dai nostri fallimenti e affrontare nuove sfide. Sbagliare non solo è umano, è positivo. Ci mantiene umili. Se non si commettono errori, o non si ammettono, non si cresce.

giovedì 23 luglio 2009

Sulla Rivoluzione

Necessità e violenza rendono la massa enragée irresistibile. I poveri, ieri oggetto di "compassione” degli hommes de lettres che sognavano la libertà politica, sono diventati la puissance de la terre e determinano il nuovo corso degli eventi.
Hannah Arendt

sabato 18 luglio 2009

La cucina molecolare

La cucina molecolare è divenuta di colpo popolare quando, verso metà di aprile il telegiornale satirico di Canale 5 Striscia la notizia attraverso il suo inviato Max Laudadio ha iniziato ad interessarsi di alta ristorazione, raccogliendo testimonianze di giornalisti, critici enogastronomici e chef di fama internazionale. Si è subito scatenata una bagarre su queste nuove frontiere delle sperimentazioni culinarie e l'accusa più pesante è stata quella secondo cui gli chef internazionali abuserebbero di additivi per la preparazione dei piatti, garantendosi risparmi sulla materia prima e guadagno in creatività e sapori. Secondo il tg satirico, verrebbe utilizzata una maniera "chimica e dannosa per la salute" per la preparazione di questi piatti, tanto da fare analizzare questi prodotti da un laboratorio specializzato. Nel mirino - in particolare - sono finiti lo chef spagnolo Ferran Adrià, che ha da poco presentato il suo primo libro in italiano,"Un giorno A El Bulli", il suo locale, un bellissimo volume di cucina e fotografia, e quello italiano - delle nostre parti - Massimo Bottura. Alcuni ristoratori nazionali famosi quali Livia Iaccarino, titolare del noto ristorante campano Don Alfonso o chef come Walter Valerio, del ristorante bresciano Girelli, hanno anche messo in dubbio l’obiettività delle guide. Sulla consistenza, la veridicità e affidabilità delle guide dirò in un altro articolo. Invece, al di là dei risultati presentati nell'analisi di laboratorio e sul presunto uso di sostanze chimiche - dichiarate potenzialmente dannose alla salute - su cui esprimo tutti i miei dubbi, voglio fare una considerazione sulla diatriba in sé. Fortunatamente c'è libertà di scelta per il tipo di cucina, per il ristorante e perfino nei piatti da scegliere nella carta di un locale (non è che La Francescana presenti solo piatti di cucina molecolare...). Personalmente non ho mai amato questo tipo di cucina, anche se per curiosità l'ho provata qualche volta, ma se ci sono degli amanti della sperimentazione anche alimentare non è detto che li stiano avvelenando o che sia solo negativa. Ricordo sempre a tutti che tradizione è innovazione.
Pubblicato sul Sabato Sera Due del 17 luglio 2009

venerdì 17 luglio 2009

Coltivare il cuore

... "Non si conoscono le cose che non si addomesticano", disse la volpe.
"Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!"
"Che bisogna fare ?" domandò il Piccolo Principe. "Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti siederai un lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un più vicino..."
Il Piccolo Principe ritornò l'indomani. "Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe.
"Se tu vieni, ad esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro comincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore"...
Tratto da: Il Piccolo Principe di Antoine de Saint Exupéry

giovedì 16 luglio 2009

Valori

Civiltà dei consumi consapevoli:
  • Essere
  • Essere parte armonica dell'ecosistema
  • Agricoltura biologica
  • Scegliere il lavoro in base "all'essere"
  • Considerare gli altri
  • Dare senso alla propria vita
  • Life is life
  • Interessi della comunità
  • Amicizie vere
  • Rispetto
  • Libertà
  • Consumi etici
  • Serietà
  • Essere partecipe
  • Amore

LIFEGATE - people planet profit Promuove un nuovo stile di vita e un modello economico dove le persone, il pianeta e il profitto vivono in armonia.

domenica 12 luglio 2009

Con il tempo impari

Dopo un po' impari la sottile differenza tra tenere una mano ed incatenare un'anima.
E impari che l'Amore non è appoggiarsi a qualcuno e la compagnia non è sicurezza.
E inizi ad imparare che i baci non sono contratti e i doni non sono promesse.
E cominci ad accettare le tue sconfitte a testa alta e con gli occhi aperti, con la grazia di un adulto non col dolore di un bambino.
E impari a costruire le tue strade oggi, perché il terreno domani è troppo incerto per far piani.
Dopo un po' impari che il sole scotta se ne prendi troppo.
Perciò pianti il tuo giardino e decori la tua anima, invece di aspettare che qualcuno ti porti fiori.
E impari che puoi davvero sopportare, che sei davvero forte e vali davvero.

Cosa può essere la felicità

Negli ultimi anni, abitando in campagna e complici le lunghe passeggiate con i miei cani, mi sono scoperto a "guardare" con occhi diversi il passare delle stagioni e lo spettacolo quotidiano che la natura ci offre anche nei più piccoli dettagli.
E' così che - ad esempio - sentire il vento che accarezza un campo di grano in collina, notare un fiore turchese che svetta nella marea di canne verdi, vedere i fiori di magnolia che sbocciano e coglierne gli intensi profumi, alzare gli occhi verso un cielo azzurro striato dai colori del tramonto, mi donano attimi, veramente piccole particelle di tempo, di serenità interiore in cui avverto tutta l'intensità della felicità.
In questi momenti ti senti completo, appagato, fortunato.


venerdì 10 luglio 2009

Il talento diffuso

... Il talento di cui parliamo non è solo quello dei "picchi di eccellenza". È soprattutto il "talento diffuso", quello di chi, a qualunque livello, in qualunque collocazione professionale o sociale si ritrovi a essere, cerca di dare sempre il massimo, di fare il meglio che può in ogni situazione. È quello che fa sì che le persone facciano il proprio dovere con coscienza e scrupolo nella convinzione che è giusto farlo, senza che nessuno li costringa, glielo spieghi o le illuda.Non è un disegno tecnocratico, snobistico o elitario. Semmai è un disegno democratico. Una società rispettosa del talento è una società democratica, perché alleggerisce il peso delle diseguaglianze sociali a favore del merito e della competizione basata sul merito, e fa del merito il principale fattore di mobilità sociale. E' democratica perché competere, in un Paese da sempre bloccato dalle mille corporazioni e reti di clientele e di amicizia, significa allargare la base per la selezione delle classi dirigenti, e non ridurla, significa dare più chances a più persone, e non il contrario, perché "nello zaino di ogni granatiere è nascosto il bastone da Maresciallo".Se chiunque può competere, tutti vinciamo: è il Paese che vince. E una competizione vera, leale, aperta a tutti e basata sul merito, consente che aiuto e sostegno possano concentrarsi verso quelli che da soli non ce la fanno, prendendosene cura e cercando di rimetterli in gioco nuovamente. Perché una società rispettosa del talento è una società solidale verso gli ultimi e verso tutti quelli che cadono, ma che chiede a ognuno di dare il massimo, e premia tutti quelli che, a qualunque livello, danno il loro massimo.
da Italiafutura

Lavoro a tutti e finanza etica - Superare gli squilibri della globalizzazione - Il mercato non basta da solo

Carlo Marroni

È la grammatica economico sociale della Chiesa per il Terzo Millennio. Scritta durante la crisi l'enciclica "Caritas in Veritate", la terza di Benedetto XVI, lancia una sfida al mondo ricco: andare oltre il capitalismo. Ma sopratutto Joseph Ratzinger, il Papa della "speranza e del realismo", come titola l'Osservatore Romano, lancia un messaggio che sovrasta ogni altro: lavoro per tutti, combattendo quel precariato che ostacola i normali percorsi di vita, no alla delocalizzazione che può far del bene al Paese che la ospita ma che porta spesso allo sfruttamento, no all'abbassamento delle tutele di fronte ad un sindacato indebolito. L'enciclica - 142 pagine divise in 78 capitoli- dopo un lavoro durato oltre due anni ieri è stata presentata alla stampa (dai cardinali Martino e Cordes, da monsignor Crepaldi e dall'economista Zamagni),alla vigilia dell'apertura del G-8, al quale è affidato il messaggio di dare ai processi economici un vero contenuto etico. Il Papa conferma ancora una volta contenuti concreti, che scendono nel dettaglio dei processi e mettono a nudo i limiti di un sistema. Senza Dio, afferma Ratzinger, lo sviluppo viene disumanizzato (e qui l'allarme per la diffusione nel mondo di aborto, eutanasia ed eugenetica), e rende il sistema ostaggio della ricerca del profitto, senza un fine ultimo di bene comune. Da qui la sfrenata attività finanziaria «per lo più speculativa» e concentrata solo sul brevissimo termine, flussi migratori «spesso solo provocati » e poi malgestiti, lo sfruttamento della terra e delle sue risorse.In questo ambiente cresce la ricchezza ma aumentano le povertà, dilaga la corruzione, le multinazionali sfruttano il lavoro. Lo sviluppo economico deve avere nuovi codici: il Papa mette sul piatto l'elogio della fraternità e dell'esperienza del dono, spesso non riconosciuta «a causa di una visione solo produttivistica e utilitaristica dell'esistenza». Eppoi il fondamentale capitolo sul lavoro, in un contesto dove la disoccupazione si presenta come una delle vere piaghe bibliche: «Che cosa significa la parola decenza applicata al lavoro?» chiede papa Benedetto. «Significa un lavoro che, in ogni società, sia l'espressione della dignità essenziale di ogni uomo e di ogni donna: un lavoro scelto liberamente, che associ efficacemente i lavoratori, uomini e donne, allo sviluppo della loro comunità, un lavoro che, in questo modo, permetta ai lavoratori di essere rispettati al di fuori di ogni discriminazione, un lavoro che consenta di soddisfare le necessità delle famiglie e di scolarizzare i figli, senza che questi siano costretti essi stessi a lavorare. Un lavoro che permetta ai lavoratori di organizzarsi liberamente e di far sentire la loro voce, un lavoro che lasci uno spazio sufficiente per ritrovare le proprie radici a livello personale, familiare e spirituale, un lavoro che assicuri ai lavoratori giunti alla pensione una condizione dignitosa». Nel documento, il Pontefice scrive che «i poveri in molti casi sono il risultato della violazione della dignità del lavoro umano, sia perché ne vengono limitate le possibilità ( disoccupazione, sotto-occupazione), sia perché vengono svalutati» i diritti che da esso scaturiscono, specialmente il diritto al giusto salario, alla sicurezza della persona del lavoratore e della sua famiglia». La mobilità lavorativa, associata alla deregolamentazione generalizzata, è stata - sottolinea - un fenomeno importante, non privo di aspetti positivi perché capace di stimolare la produzione di nuova ricchezza e lo scambio tra culture diverse. Tuttavia, per il Papa, quando l'incertezza circale condizioni di lavoro, in conseguenza dei processi di mobilità e di deregolamentazione, diviene endemica, si creano forme di instabilità psicologica, di difficoltà a costruire propri percorsi coerenti nell'esistenza, compreso anche quello verso il matrimonio. «Conseguenza di ciò- sottolinea - è il formarsi di situazioni di degrado umano, oltre che di spreco sociale», mentre «l'estromissione dal lavoro per lungo tempo, oppure la dipendenza prolungata dall'assistenza pubblica o privata, minano la libertà e la creatività della persona e i suoi rapporti familiari e sociali con forti sofferenze sul piano psicologico e spirituale». Poi un richiamo all'urgente esigenza che le organizzazioni sindacali dei lavoratori (ma parla anche di consuma-tori), da sempre incoraggiate e sostenute dalla Chiesa, si aprano alle nuove prospettive che emergono nell'ambito lavorativo. Eppoi la finanza: «Bisogna che la finanza in quanto tale, nelle necessariamente rinnovate strutture e modalità di funzionamento dopo il suo cattivo utilizzo che ha danneggiato l'economia reale, ritorni ad essere uno strumento finalizzato alla miglior produzione di ricchezza ed allo sviluppo. Tutta l'economia e tutta la finanza, non solo alcuni loro segmenti, devono, in quanto strumenti, essere utilizzati in modo etico così da creare le condizioni adeguate per lo sviluppo dell'uomo e dei popoli».Gli operatori della finanza devono riscoprire il fondamento propriamente etico della loro attività «per non abusare di quegli strumenti sofisticati (chiaro il riferimento a derivati e simili, ndr) che possono servire per tradire i risparmiatori». In questo senso, tanto una regolamentazione del settore tale da garantire i soggetti più deboli e impedire scandalose speculazioni, quanto la sperimentazione di nuove forme di finanza destinate a favorire progetti di sviluppo, sono esperienze positive che vanno approfondite ed incoraggiate, richiamando la stessa responsabilità del risparmiatore.
© Copyright Il Sole 24 Ore, 8 luglio 2009 consultabile online anche qui.

domenica 5 luglio 2009

Giovinezza

La giovinezza non è un periodo della vita, è uno stato dello spirito, un effetto della volontà, una qualità dell'immaginazione, un'intensità emotiva, una vittoria del coraggio sulla timidezza, del gusto dell'avventura sull'amore del conforto. Non di diventa vecchi per avere vissuto un certo numero di anni, si diventa vecchi perché si è abbandonato il nostro ideale. Gli anni aggrinziscono la pelle, la rinuncia al nostro ideale aggrinzisce l'anima. Le preoccupazioni, le incertezze, i timori e i dispiaceri sono nemici che lentamente ci fanno piegare verso la terra e diventare polvere prima della morte. Giovane è colui che si stupisce e si meraviglia, che è insaziabile del dopo, che sfida gli avvenimenti e trova la gioia nel gioco della vita. Siamo giovani come la nostra fede e vecchi come le nostre incertezze, giovani come la nostra fiducia in noi stessi e vecchi come il nostro scoramento.
Rimaniamo giovani finché restiamo ricettivi a ciò che è bello, buono e grande, ricettivi ai messaggi della natura, degli uomini, dell'infinito. Se un giorno il nostro cuore dovesse essere morso dal pessimismo e corroso dal cinismo, possa Dio aver pietà della nostra anima di vecchi.

venerdì 3 luglio 2009

"In politica importanti i valori etici e morali"

Roma, 01-07-2009
Papa Benedetto XVI, oltre a rendere ufficiale il giorno della pubblicazione dell'enciclica 'Caritas in Veritate' (il prossimo 7 luglio), ha sottolineato "l'importanza dei valori etici e morali nella politica" al termine dell'udienza generale in piazza San Pietro, salutando l'associazione interparlamentare 'Cultori dell'etica'. "Saluto - ha detto il papa - gli esponenti dell'Associazione interparlamentare 'Cultori dell'etica', la cui presenza mi offre l'opportunita' di sottolineare l'importanza dei valori etici e morali nella politica". I 'Cultori dell'etica' e' una associazione a cui aderiscono parlamentari italiani di varia estrazione politica.

giovedì 2 luglio 2009

Il ritorno ai valori riporta la mutualità in pole position

DI GIAMPAOLO FABRIS
Esce, postumo, con la prefazione di Rita LeviMontalcini il volume intervista ("Il volo del calabrone", Baldini Castoldi Delai) di Ivano Barberini . La sua scomparsa è una mancanza grave per il movimento cooperativo. Già presidente di Coop Italia, poi della Lega Nazionale Cooperative, dal 2001 rivestiva la carica di presidente dell'Alleanza Cooperativa Internazionale. Un prestigioso incarico di coordinamento della cooperazione a livello mondiale. Nel volo del calabrone, una metafora già usata anche per l’economia italiana, ci si domanda come il calabrone, alias mondo cooperativo, possa riuscire a volare quando le leggi della fisica dovrebbero impedirlo. Perché la modesta apertura alare non sarebbe sufficiente a sostenerne il peso.In un’economia di mercato, praticamente monopolizzata dall’impresa capitalistica, che spazio può restare per altre tipologie con finalità diverse dal profitto, dalla crescita darwiniana? Soprattutto per un’impresa cooperativa che pure deve competere sul mercato con armi non dissimili da quelle dei competitor senza con questo perdere l’anima. Da ravvisare, laicamente, nei grandi valori della cooperazione: solidarietà, mutualità, partecipazione, intergenerazionalità nel senso di trasmettere le imprese con le loro strutture, capitali, risorse, ideali alle future generazioni. Barberini ci racconta con un understatement che appare inversamente proporzionale al ruolo che ha svolto nel consolidare e sviluppare l’esperienza cooperativa, nei processi di riorganizzazione delle cooperative di consumatori gettando così le basi per la loro successiva forte crescita come ciò sia possibile. Perché quelli che apparivano un tempo come valori da guardare sì con rispettosa deferenza ma con il necessario, doveroso distacco per i lasciti del passato che sedimentano sempre un po’ di polvere e appaiono un tantino anacronistici, divengono invece attualissimi. I valori della cooperazione, in questo passaggio d’epoca, stanno infatti assumendo un protagonismo inedito nel sociale ma anche nell’agire delle imprese. Il primato dell’etica, delle responsabilità sociali – da sempre nel Dna della cooperazione – è oggi un tema di grande attualità, forse il tema, nel dibattito sull’impresa. Le problematiche legate all’ambiente hanno reso di drammatica attualità la responsabilità verso le future generazioni: un attenzione che non fa parte, per l’impresa cooperativa, della consueta retorica ma che è impresso nei suoi documenti fondativi. L’impresa a rete, un effettivo coinvolgimento di chi vi lavora – due temi centrali e cruciali per l’economia – trovano nelle strutture cooperative – collegate tra loro, dove si attua una effettiva partecipazione ("una testa, un voto") e collaborazione gestionale una esemplare traduzione. Nell’offerta di consumo l’attualità della proposta cooperativa – non è certo un caso che i prodotti a marchio Coop stiano registrando incrementi a due cifre anche in questa difficile congiuntura – si esprime con la presa di distanze dalla cultura degli eccessi (consumismo compulsivo, prezzi elevati , superfetazione semiotica) la messa al bando degli Ogm, la relazione con i soci ed il territorio, una reale sensibilità ambientale. Se vi è un eccesso questo è di timidezza, nel non rivendicare, nel panorama attuale, un’effettiva egemonia culturale. L’impresa cooperativa non è più un calabrone: nemmeno una crisalide in attesa di una ulteriore evoluzione. E già un volare leggero e variegato di farfalle.