giovedì 30 luglio 2015

Today #seersucker #jacket #suite #old #fashion #US #south...



Today #seersucker #jacket #suite #old #fashion #US #south #anglo-saxon #summer #follow #style #classic #memorialday #laborday #cotton with #red #braces #photo #socks #blue #linen #tie #smile http://ift.tt/1Ddg5ck


from Tumblr http://ift.tt/1DSEi2G
via IFTTT

#buongiorno #mattinieri Seguo il mio sogno, sto cercando l'onda...



#buongiorno #mattinieri Seguo il mio sogno, sto cercando l'onda perfetta (S.Bambaren) #dream #action #goals http://ift.tt/1OPTLqN


from Tumblr http://ift.tt/1MyUsX7
via IFTTT

mercoledì 29 luglio 2015

#buongiorno #mattinieri #wakeup #coffee oggi è una fantastica...



#buongiorno #mattinieri #wakeup #coffee oggi è una fantastica giornata #sun #wind #muoviamoci #maimollare Destino e carattere sono due nomi di un medesimo concetto. (H.Hesse) http://ift.tt/1Dabh7s


from Tumblr http://ift.tt/1OAQcnq
via IFTTT

martedì 28 luglio 2015

#buongiorno #mattinieri Ciascuno vede ciò che si porta nel...



#buongiorno #mattinieri Ciascuno vede ciò che si porta nel cuore. (Goethe) #coffee #wakeup #positive http://ift.tt/1U3p6sW


from Tumblr http://ift.tt/1JNa2bD
via IFTTT

domenica 26 luglio 2015

La bellezza dell'istante

Abitudini e mercato spingono a bruciare esperienze in un momento, contraddicendo 
la tradizione occidentale devota a ciò che dura. Ma arrendersi all’attimo è anche giusto.

«Scheggia di tempo grande gemma». E ancora: «Ogni istante vale una gemma inestimabile». Sono i consigli che un insegnante di zen che si chiamava Takuan scrisse a un gran signore che si annoiava. Si trovano in uno di quei rarissimi libri che in poche decine di pagine racchiudono, si può dire, tutto quello che c’è da sapere: le 101 storie zen, raccolte nel 1957 da Nyogen Senzaki e Paul Reps. Un vero vangelo del transitorio e dell’impermanente. È una sapienza antichissima che si traduce in racconti leggiadri, rapidissimi, illuminanti. Ma perché sia davvero una sapienza, poco importa che sia antichissima. E ancora di meno conta il fatto che venga studiata, appresa come una delle tante astrazioni dell’intelligenza. Al limite, si potrà anche ignorare il concetto di «zen», che è solo una parola come un’altra. L’essenziale è che qualcuno, questa sapienza, la sperimenti effettivamente, la viva in prima persona.

Più che trasmettere un’informazione, allora, un bravo maestro come Takuan intende scuotere l’uomo importante che si è rivolto a lui, costretto a starsene ore e ore impettito a ricevere l’omaggio dei suoi sottoposti, mentre i giorni gli sembrano sempre più lunghi, intollerabilmente. Le complicazioni dell’etichetta giapponese hanno finito per traviare il suo spirito, e il maestro deve tentare di risvegliarlo da una cattiva illusione.

La verità, ricorda Takuan al potente signore, è che il tempo è prezioso, è come una gemma inestimabile, e non è mai più lungo di quello che deve essere. Il segreto del suo valore sta proprio nel dileguarsi senza lasciare tracce. La nostra vita consiste di giorni, possiamo dire che vivendo non facciamo altro che passare da un giorno all’altro, ognuno ancora più effimero di una bolla di sapone. Se ci fosse il modo di conservarlo nel ghiaccio, un giorno, o di metterlo in una cassaforte, non sarebbe così inestimabile. «Scheggia di tempo grande gemma».

Ma queste storie orientali, pur così cristalline, hanno sempre bisogno di essere intese per il verso giusto, che non sempre è quello più evidente. Se Takuan si fosse limitato a insegnare al suo annoiato discepolo qualcosa in merito alla natura volatile del tempo, non avrebbe realizzato nulla di utile. Un passo oltre la conoscenza, c’è la possibilità di guarire. Non basta prendere atto che ogni «scheggia di tempo» va considerata in sé, e che è preziosa perché è volatile e volatile perché è preziosa. Se questa conoscenza è importante, significa che serve a correggere una stortura che non è nel mondo, ma nel soggetto che lo percepisce. Perché la nostra noia, o la nostra inquietudine, dipendono da un fatto che non riusciamo ad assomigliare al tempo.

L’illusione di continuità che governa il nostro io ci impedisce il godimento dell’attimo, della «gemma preziosa». Di qui la noia e anche l’angoscia, le sorelle gemelle che il nostro smarrimento non si stanca mai di generare. E il bello è che, per la mente occidentale, la malattia si è trasformata in un motivo di orgoglio. La stabilità e la coerenza del carattere e delle sue reazioni sono considerati degni di rispetto, mentre ogni condizione puramente temporanea dell’identità è relegata nella sfera dell’incidentale e del capriccio. Non solo, ma tutte le religioni che prevedono una retribuzione nell’aldilà di colpe e meriti accumulati in vita, ci condannano ad essere noi stessi anche oltre i confini della morte, che invece dovrebbe liberarci una buona volta da tutti i fardelli.

E anche la cultura laica raramente si è svincolata dall’idea che la durata dell’identità e la lunghezza dei suoi processi siano una garanzia e quasi una patente di nobiltà. Come se fosse possibile dimostrare che ciò che avviene di veramente importante dentro di noi abbia bisogno di un tempo lungo e della tenacia con la quale ci aggrappiamo a un’idea fissa di chi siamo. Basta che citiamo un concetto come l’«elaborazione del lutto» di Freud e immediatamente siamo indotti a pensare che un evento psicologico così importante necessiti di anni per avverarsi in tutto il suo significato. La svalutazione morale del temporaneo e della brevità, insomma, ha radici teologiche capaci di attecchire anche in un mondo secolarizzato.

Illuminante, a questo proposito, è l’orrore degli osservatori bianchi di una volta, missionari e viaggiatori, di fronte a certe caratteristiche psicologiche e comportamenti di civiltà indigene considerate «primitive». In I letterati e lo sciamano, la sua fondamentale ricerca sull’immagine dell’indiano nella letteratura americana, Elémire Zolla si sofferma sulle pagine di uno di questi osservatori, indignato di fronte alla «celerità dei trapassi» nei sentimenti dei pellerossa, che nel giro di pochi minuti possono variare dal dolore per la morte di un amico al desiderio di vendetta e alla gioia della festa. Nella prospettiva dei coloni puritani, questa arrendevolezza all’attimo è un segno palese dell’inferiorità morale dei nativi. Come spiega benissimo Zolla, l’indiano rifiuta la nostra «solidificata, organizzabile, sfruttabile coerenza del tempo, che egli vuole anzi mantenere discontinuo affinché resti al diapason d’intensità».

Non esiste un motivo al mondo per attribuire una maggiore dignità a cambiamenti di umore più lenti. Eppure, se ci pensiamo bene, l’errore di valutazione di quei vecchi esploratori dell’America sopravvive, magari senza connotazioni razziste, nel nostro senso comune. Di una persona che si riprende da un dolore troppo presto, tendiamo fatalmente a pensare che sia stata superficiale, che il suo non era un vero dolore. E se non si gode a lungo una buona notizia, o una fortuna insperata, ecco che sentenziamo: «Non se la meritava».

Nel dibattito politico o culturale, aver pensato una cosa già da venti o cinquant’anni, averla pensata prima di tutti, è un motivo di orgoglio e di propaganda. È molto più raro il timore che l’eccessiva fissità di un’opinione possa essere un indizio di stupidità: eppure l’esperienza dovrebbe suggerirci il contrario. Di una figura d’uomo ammirevole diciamo che, dalla nascita alla morte, «è stato sempre lo stesso». E in modo analogo, l’unico amore davvero importante è quello che si dichiara eterno. Sulle confezioni dei biscotti o dei liquori, leggiamo spesso che quel prodotto è buono perché lo fanno così dal 1880. E ci crediamo volentieri. Ma questi riflessi condizionati del pensiero e della morale sono fondati su convinzioni del tutto arbitrarie. La realtà è che ogni forma di discontinuità corrisponde a un’esigenza vitale insopprimibile, e non c’è senso di colpa ereditario che possa impedirci di ammettere che quei pellerossa, che tanto scandalo seminavano per il carattere temporaneo dei loro stati d’animo, in realtà vivevano pienamente la loro vita, e forse dovremmo sforzarci di imitarli.

Tra l’altro, non è strettamente obbligatorio andare a scuola dai maestri zen o dai nativi americani. Nella nostra cultura non mancano certo, a saperli ascoltare, i maestri di saggezza. Sono individui bizzarri e solitari, capaci di aprire una breccia nel muro delle abitudini. Prendiamo Stendhal, che fu forse l’uomo più libero del suo tempo devoto e conformista. Stendhal è molto importante quando si ragiona su queste cose, non fosse altro perché quello che gli scandalizzati missionari puritani vedevano nei nativi americani, lui lo riconosce come l’elemento essenziale...del carattere italiano. Ma per l’inimitabile «reporter» che ha scrittoRoma, Napoli e Firenze, il giudizio cambia radicalmente di segno, sconfinando nell’aperta ammirazione.

Solo l’uomo del Nord, osserva Stendhal, ha bisogno della triste rassicurazione di essere coerente con se stesso. Gli si oppongono gli italiani e, ovviamente, le meravigliose italiane. Un tipo umano che si potrà definire, senza mezzi termini, «schiavo della sensazione del momento». Un istinto così radicato, osserva Stendhal, che gli italiani non hanno nemmeno tanto bisogno di cercare nei romanzi i modelli da imitare: la loro vita è il loro romanzo, diverso da ogni altro.

Ma l’intuizione più geniale dell’autore della Certosa di Parma, stupendo e scandaloso poema dell’incostanza, è che, lungi dall’essere un difetto, la volontaria sottomissione al presente dell’italiano è la radice della «forza del carattere» che lo distingue tra gli altri popoli. Si ricorderà di questa formidabile antropologia Friedrich Nietzsche, che amava con lo stesso trasporto sia l’Italia che Stendhal, e che dedicò uno dei frammenti della Gaia scienza proprio alle Abitudini brevi. Se qualcosa gli piace, confessa il filosofo, è sempre disposto a credere che questo piacere sia eterno. Ma arriva il momento in cui «il nuovo aspetta alla porta», e senza generare il minimo imbarazzo, quell’illusione di eternità si dissolve. Così gli accade «con cibi, pensieri, persone, città, poesie, musiche, teorie, ordini del giorno, stili di vita», neanche evocasse le limited edition di oggi.

È una vera e utilissima lezione di vita, questa pagina della Gaia scienza: sembra la confessione di un uomo vano, è invece la professione di fede nel temporaneo del più saggio di tutti gli uomini: il professore tedesco che sa comportarsi come un pellerossa o un italiano di Stendhal. Senza peraltro dimenticarsi di aggiungere che la brevità delle abitudini non significa vivere in una «continua improvvisazione»: che per il filosofo non sarebbe la libertà totale, ma «un esilio» e una «Siberia».


sabato 25 luglio 2015

Cena da amici sardi con Zuppa Acuata con pecorino, brodo con...



Cena da amici sardi con Zuppa Acuata con pecorino, brodo con ossobuco, vitello e pollo, pomodoro fresco, pane di grano duro affettato, pecorino grattugiato e peretta di mucca fresca affettata. Piatto della Gallura. Il nome deriva dal fatto che tenevano nascosta la zuppa, prelibata, ai bambini. #sardinia #sardegna #food #tradition #italy #italyisbetter #Maddalena


from Tumblr http://ift.tt/1D0lPGd
via IFTTT

mercoledì 22 luglio 2015

Grande esperienza enogastronomica alla #Grotta sulla #Maddalena...



Grande esperienza enogastronomica alla #Grotta sulla #Maddalena #antipasti fantastici #paccheri #melanzane #pescespada bruschettato con #pomodori #zuppa di pesce in vetro #semifreddo alle mandorle e mirto #sardegna #sardinia #food #italy #italyisbetter #summer #sea #sun #fantastic #Fernando 🔝💯 http://ift.tt/1RPdkVp


from Tumblr http://ift.tt/1Kke1z6
via IFTTT

giovedì 16 luglio 2015

#Brenda si è adattata perfettamente alla #Maddalena #sardegna...



#Brenda si è adattata perfettamente alla #Maddalena #sardegna #sardinia #I❤️mydog #mylabrador #labrador #dog #photo ️#italy #italyisbetter #calatrinità http://ift.tt/1fN1cDi


from Tumblr http://ift.tt/1JkU4Fl
via IFTTT

martedì 14 luglio 2015

Brian Cohen, «l’angelo» delle start-up: “L’Italia non ama chi ha successo” «L’Europa, indietro nelle tecnologie digitali, non ha mancanza di talenti. È un problema culturale: vi manca la cultura del fallimento»

NEW YORK – «Il problema dell’Europa, rimasta indietro nelle tecnologie digitali, non è la mancanza di talenti. È un problema culturale: vi manca la cultura del fallimento. Pochi provano. Troppa paura di sbagliare: da voi chi fallisce è marchiato a vita. Qui, invece, riparte subito: riprova, mette a frutto la lezione appresa con l’insuccesso. Ma, più ancora di questo, a voi manca la cultura del successo: se vinci la tua sfida e guadagni parecchio non vieni celebrato, vieni avvolto dal sospetto: chi sta soffrendo per colpa tua? A chi hai fatto del male mettendoti in tasca tutti quei soldi? Pensi di meritarli? Non dovresti darli a chi ne ha bisogno? Un giovane imprenditore che ha successo deve quasi nasconderlo. È terribile».

L’universo dei talent scout
Nell’universo dei talent scout e dei finanziatori delle imprese della Internet economy, Brian Cohen è un personaggio molto particolare: dopo vent’anni passati tra giornalismo scientifico, comunicazione delle grandi imprese (sua la celebre campagna dell’Ibm, quando il computer «Deep Blue» sfidò a scacchi il campione del mondo, Kasparov), marketing e pubblicità, Cohen è diventato uno dei più attivi finanziatori di start up. Ed è il presidente dei «New York Angels», una costellazione di 120 investitori, i più attivi della East Coast americana. Celebre soprattutto come scopritore di Pinterest, del quale è stato il primo finanziatore, Cohen, sempre in giro per il mondo a caccia di nuove idee e di imprese promettenti, vede nubi all’orizzonte per l’Europa e anche per le grandicorporation che considera un modello di organizzazione della produzione ormai superato. Lo incontro negli uffici che ha a WeWork, un incubatore che ospita decine di start-up in micro-uffici a basso costo divisi da vetrate nel cuore del Meatpaking District, a un passo dal nuovo Whitney Museum di Renzo Piano e dalla sede newyorchese di Google. Ha 55 anni, ma gira con aria scanzonata, in maglietta e con la curiosità di un ragazzino, tra i giovani imprenditori che solo lì, in corsa con il tempo, per sviluppare idee più o meno brillanti.

Molti qui sono europei, come l’italiano Alberto Pepe. Lei è un finanziatore della sua Authorea. Cosa li porta qui? Non è soprattutto la disponibilità dell’infrastruttura finanziaria Usa?
«Vengono perché qui c’è un grande mercato delle imprese e gente che sa valutarle: ho appena finito un incontro con un gruppo di start up svizzere. Domani tocca a quelle francesi. La settimana scorsa ho visto quelle spagnole. E seguo con attenzione anche quelle italiane. L’Italia, poi, l’amo per mille altre cose: cultura, luoghi, modo di vivere. Ci vado spesso, appena posso. Vado ovunque, dalle Marche alla Sicilia. Ma non si può essere accecati dall’amore. Il disprezzo per il capitalismo che è diffuso da voi non è soltanto un dato politico. È anche un freno alla crescita. Manca la cultura del rischio, del fare impresa. Un ragazzo che vuole iniziare una sua attività spesso si sente dire dai genitori che è meglio trovare un impiego sicuro in un’azienda o nel settore pubblico».

Niente garage come quelli di Bill Gates o Steve Jobs, in Europa, certo, ma…
«Guardi, per molto tempo ho pensato che questo della scarsa cultura del successo fosse uno stereotipo. Poi, viaggiando, visitando, parlando, mi sono reso conto che non è così. Sono appena tornato dalla Corea, ma prima avevo fatto un giro in Europa. A Bruxelles mi hanno organizzato un incontro con gli ambasciatori dei Paesi della Ue. Mi chiedevano come si fa ad avere successo con le start up. Ma anch’io avevo molto da chiedere loro e ho avuto conferma dei miei sospetti. I governi non c’entrano nulla con le start up: non servono, non vanno coinvolti. Invece in Europa vogliono essere coinvolti. A due livelli. Quello delle regolamentazioni, certo, ma poi c’è quella visione sociale o socialista – l’impresa o il governo che si devono prendere cura di te – che crea un ambiente ostile alla cultura delle start up. Che, però, sono destinate a giocare un ruolo sempre più rilevante in tutte le economie. Chi non lo capisce resta indietro».

Noi le start up siamo abituati a considerarle una nicchia. Dinamica, ma pur sempre nicchia. Che crea servizi innovativi ma poco lavoro.
«La corporation è un’invenzione. Mica esisteva in natura. Tanta gente messa insieme a lavorare con uno scopo: realizzare un prodotto in anni in cui queste attività richiedevano infrastrutture molto pesanti. Oggi in molti settori non è più così. Anni fa uscì un libro: Me Inc. La società individuale, i brand personali: sembravano idee stravaganti. È successo: ci sono start up come Smart Toothbrush e Toothwitz che producono spazzolini da denti migliori e meno costosi di quelli di Colgate. I giganti assaliti dalle microimprese. Ha presente Morte per mille tagli? Sta succedendo, e non è una storia cinese. Non solo, almeno. Aziende che si focalizzano come laser su qualche pezzo dei business dei grandi gruppi, riuscendo a fare le cose meglio e a prezzo più basso. Sono piccole, certo, ma sono anche agili. E non hanno i costi dei giganti».

La crisi della grande impresa la vediamo già. Ma un mondo fatto di piccole aziende, una specie di artigianato digitale, è difficile da immaginare.
«I big hanno solo un modo per sopravvivere. Hanno ancora molti soldi in cassa: possono usarli per comprare start-up che, così, diventano il loro centro ricerche. Molti lo stanno già facendo».

I piccoli sono competitivi perché hanno poco personale e non hanno i costi dei colossi. Non il massimo per la tenuta sociale. Il lavoro chi lo crea?
«A Brooklyn, il quartiere dal quale vengo, grazie ad Airbnb molta gente che ora affitta una camera incrementa il suo reddito e compra di più. Non solo. In quelle zone non c’erano alberghi. Ora che sono arrivati i turisti, anche bar, ristoranti e negozi locali ne sentono i benefici. È anche così che cresce l’economia. Comunque le cose vanno in questa direzione: non le fermi. L’Europa avrebbe bisogno di cambiare in fretta ma non credo che ce la farà. C’è il peso di vecchi sistemi difficili da abbandonare come quello delle pensioni. In America un sistema pensionistico privato quasi non esiste più. Da voi gli anziani si aspettano di incassare il loro assegno a vita, lo considerano un loro diritto. I giovani capiscono che non è più così, che è un vecchio modello, ma non possono cambiare le cose, almeno per ora».

Discorso complicato. Torniamo tra gli angeli. Come sceglie le aziende sulle quali puntare?
Prima di rispondere, Cohen indica con un gesto il naso e le braccia: «Fiuto e abbracci. Se fai questo lavoro di ricerca con intensità, sviluppi un fiuto per le buone idee. E, instaurando un rapporto umano con quelli che le propongono, capisci se sono in grado di trasformare l’intuizione in un’impresa che funziona. La possono far crescere? La sapranno guidare? Noi non investiamo in idee, investiamo nella loro esecuzione. Un’idea brillante sfruttata male non vale niente. Grazie ai servizi ormai disponibili - uffici low cost come questo, la possibilità di utilizzare pezzi di software già disponibili sul mercato – creare una start up è diventato assai poco costoso. Per questo noi angel investor, più piccoli e agili, abbiamo preso il posto del venture capital che è molto più strutturato. Ma se cominciare costa poco, far crescere un’impresa è invece costosissimo. Non basta saper scegliere, bisogna poi seguire con molta attenzione. Il nostro business non è l’investimento. Quello è facile: scrivi un assegno. Noi siamo nell’exit business: come rendere un’azienda appetibile per il mercato. Sono pochi gli angel investorche fanno soldi. Si innamorano di un’idea, di una società del lifestyle magari carina ma che fa fatica a trovare un business model o non è scalabile».

La next big thing? Il business del futuro?
«Me lo chiedono in tanti. Noi lavoriamo su una gamma molto vasta di progetti grazie alla wisdom of crowds: alla New York Angels siamo in 120 investitori divisi in gruppi. Ognuno dei quali segue un settore – moda, cibo, informazione – poi ci riuniamo per discutere. Anche la cannabis, la marijuana, sta diventando un affare promettente, con 36 Stati che ne hanno già autorizzato l’uso. E io ho finanziato perfino Comixology. Mi davano del matto: dare soldi a un cantante operistico appassionato di fumetti. Ma la sua società di comics digitali leggibili su terminali mobili ha avuto grande successo: alla fine l’ha comprata Amazon. Per il futuro io dico servizi per la salute in un mondo che invecchia e nel quale tutti vogliono restare giovani. Il cervello e l’estensione delle capacità sensoriali. E poi la mobilità, ma è banale: sono già tutti sull’auto che si guida da sola. Cinque anni fa sembrava il sogno di gente ingenua, adesso c’è. Molte cose vecchie torneranno a essere nuove perché dovranno essere reinventate per il mondo delle comunicazioni mobili. Alla domanda cos’è un’auto, un mio collega l’altro giorno ha risposto: uno smartphone con quattro ruote. Le sembrerà eccessivo, ma dà l’idea di dove stiamo andando».

E i suoi figli dove vanno?
«Ne ho tre: 25, 26 e 29 anni. Hanno tutti già creato le loro prime start up. Il più grande ne ha anche venduta qualcuna».



I particolari che fanno la differenzaEleganza, understatement,...









I particolari che fanno la differenza

Eleganza, understatement, contro incuria e mediocrità, nel vestire. A volte basta poco.

La sottile differenza tra l'apparire dignitoso nell'abbigliamento, non è necessario essere campioni di eleganza, e trasandato o poco curato. Normalmente questi ultimi si difendono affermando di non essere interessata all’abbigliamento, in qualche caso è vero ma i più sono disattenti o, banalmente, poco curiosi di conoscere le poche regole basiche del buon vestire. 

Così mi piacerebbe non vedere più persone con l'etichetta sulla manica della giacca o del cappotto ancora puntata (il produttore vuole mettere in evidenza il materiale di pregio utilizzato per aumentare le possibilità di scelta del capo) perché non è un segno distintivo di eleganza… 

Oppure quando si acquista in saldo una giacca o un abito, spendere qualche euro in una sarta o un “taglia & cuci” per far accorciare la manica, in modo che non copra metà del palmo. Stesso discorso per i pantaloni, non dovrebbero vedersi dieci centimetri “di abbondanza” sulla scarpa effetto sacco sgonfio, tanto l'età della crescita è superata…

O ancora: l'utilizzo di capi spalla che si riuscivano a chiudere nei bei tempi, camicie lise nei colletti o nei polsini, cravatte stropicciate o allentate al collo, (meglio allora non utilizzatela oppure ripiegarla nel taschino della giacca).

Orribile poi la mai tramontata, purtroppo, giacca blu/blazer con i jeans o un bell'abito a cui vengono abbinate scarpe che hanno visto l'ultima lucidatura dal produttore… e l’elenco potrebbe continuare.

Non sono per un formalismo sfrenato, Marchionne si presenta in maglione blu ed esprime così la propria personalità, ma un pò di attenzione ai dettagli non guasta perchè fanno la differenza.

E’ risaputo che quando vi presentate i primi 6 secondi sono fondamentali per l’idea che l’altro si fa di voi e cambiare poi la prima impressione costerà molta più fatica.


from Tumblr http://ift.tt/1gyoAog
via IFTTT

domenica 12 luglio 2015

L'eleganza si può imparare… I giornali e le riviste sono...











L'eleganza si può imparare…

I giornali e le riviste sono piene di articoli sul ritorno o meno dell’eleganza, sulla sua importanza, su quello che veramente significa.

L’eleganza è una connotazione distintiva della persona che la esprime anche attraverso gli abiti, il modo di vestire, il porsi verso gli altri e il suo modo di vivere.
Eleganti non si nasce per un “imprinting” particolare, perché si hanno delle possibilità economiche oppure perché si viene da una famiglia con delle tradizioni, anche se in quest’ultimo caso può aiutare.

Eleganti si può diventare se si è interessati alla propria persona e ci si ama. L’eleganza non è legata allo stereotipo “abito-camicia-cravatta”, ma è qualcosa che si può esprimere anche nel cosiddetto “casual”, se questo è il modo di sentire o di appartenere della persona.
L’eleganza non risiede nel mostrare “brand” o etichette particolari, ma è qualcosa che si esprime e si comunica attraverso la cura dei dettagli che, nella somma, danno un’immagine complessiva identificativa del singolo, che diviene riconoscibile tra gli altri.

E’ un lavoro di pazienza, di ricerca, di curiosità, di lettura, di interpretazione e adattamento, di approfondimento, di attenzione e riflessione anche su noi stessi, che porta come risultato la scoperta del proprio stile che, appunto, ci contraddistingue. Si matura negli anni, commettendo anche errori e scoprendo la propria personalità.

La conseguenza di questo lavoro sta nella sicurezza che tutti i giorni si è in grado di esprimere nella vita, sia essa professionale o personale, e che proviene dalla propria interiorità che ha metabolizzato certezze.

Un luogo comune da sfatare è legato all’equazione “eleganza=costo”, cosa assolutamente non vera e oggi, in particolar modo, grazie all’avvento degli outlet è possibile farsi un guardaroba di tutto rispetto senza rovinarsi. Le donne sono più brave di solito e hanno maggiori opportunità di miscelare capi importanti con altri più abbordabili. L'uomo deve porre maggiore attenzione perché sono i dettagli a fare la differenza.

Basta comunque seguire poche affermate regole, documentandosi un minimo, approfittare anche delle svendite dei negozi, farsi dare qualche consiglio dai commessi e riflettere su cosa ci fa sentire a nostro agio.

Ricordate sempre che l'eleganza più che farsi notare, deve farsi ricordare.


from Tumblr http://ift.tt/1CwHdD7
via IFTTT

sabato 11 luglio 2015

I sapori dell'Hostaria 900

Nasce sedici anni fa il ristorante Hostaria 900, collocato in una palazzina in stile liberty che si affaccia sull'alberato viale Dante che collega l'autodromo al centro della città. Il locale mantiene all'interno un certo fascino dell'epoca. Piacevole la possibilità di mangiare nei tavolini del giardino in estate con scelta in due distinti gazebo. E' presente un parcheggio interno.

Dal menù si evince una positiva attenzione per una cucina legate al territorio, ma con gusto innovativo, affiancata anche da una piccola proposta di mare che ormai risulta imprescindibile per ogni locale, vista la diffusa richiesta. Diverse paste (minestre) sono fatte a mano con grande soddisfazione del palato.

I piatti presenti nella carta sono diversi e variano in base alla stagionalità e alla disponibilità delle materie prime, ulteriore aspetto che testimonia la volontà per una cucina attenta. Anche l'Hostaria 900 ha adottato il "menù di lavoro" con un'ottimo rapporto qualità/prezzo.

Un ristorante dall'ottimo rapporto qualità prezzo in un bell'ambiente e con un titolare, Orazio, che mette subito a proprio agio con la sua premura e passione.

Hostaria 900 - Viale Dante 20 - 40026 Imola (BO) - Tel. 0542 24 211 - Chiuso il Sabato a mezzogiorno e la Domenica

#goodmorning #goodlife #NYC #Highline #coffee #starbucks...



#goodmorning #goodlife #NYC #Highline #coffee #starbucks #walking #cool #summer #bigapple #newyork #sun #wind http://ift.tt/1LXjUEi


from Tumblr http://ift.tt/1O0FYxa
via IFTTT

venerdì 10 luglio 2015

#unmilionedinomi #noicisiamo #amala #inter #nerazzurripersempre...



#unmilionedinomi #noicisiamo #amala #inter #nerazzurripersempre #milanosiamonoi #jz4e #Brunico2015 http://ift.tt/1GbIbzp


from Tumblr http://ift.tt/1HhO93p
via IFTTT

giovedì 9 luglio 2015

#buongiorno #mattinieri #hastag #power #now #wakeup #and #coffee...



#buongiorno #mattinieri #hastag #power #now #wakeup #and #coffee #today #running #action #smart #working #with #creativity http://ift.tt/1IKZ5eq


from Tumblr http://ift.tt/1fpurMm
via IFTTT

martedì 7 luglio 2015

#buongiorno #mattinieri #goodmorning #goodlife Il caldo si farà...



#buongiorno #mattinieri #goodmorning #goodlife Il caldo si farà sentire anche oggi #warm #italy #romagna Non esiste una notte tanto lunga che impedisca al sole di risorgere http://ift.tt/1JKRspC


from Tumblr http://ift.tt/1S4Knzm
via IFTTT

domenica 5 luglio 2015

E che m'importa d'essere vinto nello spazio se sono destinato a...



E che m'importa d'essere vinto nello spazio se sono destinato a vincere nel tempo (G.D'Annunzio) #maidomo #maimollare #crederci http://ift.tt/1CcTZGt


from Tumblr http://ift.tt/1NFlhpA
via IFTTT

#goodmorning #sunday #goodlife #breakfast in #countryshire...



#goodmorning #sunday #goodlife #breakfast in #countryshire #summer #fantastic #calm http://ift.tt/1GZ1b5J


from Tumblr http://ift.tt/1NFaBHF
via IFTTT

sabato 4 luglio 2015

#buongiorno #saturday #goodlife #goodmorning Passeggiare in...



#buongiorno #saturday #goodlife #goodmorning Passeggiare in mezzo al profumo del grano appena tagliato #romagna #fatherland #countryshire #italy walking in the middle of the freshly cut wheat http://ift.tt/1C91G0b


from Tumblr http://ift.tt/1TbABOp
via IFTTT

giovedì 2 luglio 2015

Non solo blu e oggi no #tie 😊 #jacket #Tagliatore #bracelets...



Non solo blu e oggi no #tie 😊 #jacket #Tagliatore #bracelets #summer #casual with #Style http://ift.tt/1Ce3tBF


from Tumblr http://ift.tt/1T8E7sS
via IFTTT

#buongiorno #mattinieri #goodmorning #goodlife #breakfast...



#buongiorno #mattinieri #goodmorning #goodlife #breakfast partire bene è importante #wakeup #coffee http://ift.tt/1LWeo2E


from Tumblr http://ift.tt/1NxQJqu
via IFTTT

mercoledì 1 luglio 2015

Non poteva mancare alla mia collezione di #ties 😜 cravatta...



Non poteva mancare alla mia collezione di #ties 😜 cravatta ufficiale #inter di questa stagione #amala #brooksbrothers #nerazzurripersempre #tripletesolonoi http://ift.tt/1ItDI0Z


from Tumblr http://ift.tt/1GOy6dl
via IFTTT

#momenti #accademiaitalianadellacucina #convivio #beach #magic...



#momenti #accademiaitalianadellacucina #convivio #beach #magic #friends #sand #italy #food #cool #italyisbetter #calaceleste #myfriend #Style #moon #summer #adriatico #romagna #nigth #wine http://ift.tt/1NwgmYx


from Tumblr http://ift.tt/1R58cfl
via IFTTT