giovedì 27 marzo 2014
Applicare l'etica del Guerriero ricercatore
domenica 23 marzo 2014
Certi libri costituiscono un tesoro, un fondamento: letti una...
Certi libri costituiscono un tesoro, un fondamento: letti una volta, vi serviranno per il resto della vita.
Ezra Pound
from Tumblr http://ift.tt/1hbjW8ESi dice che cerchiamo un significato per la vita. Non credo che...
Si dice che cerchiamo un significato per la vita.
Non credo che sia questo che cerchiamo realmente.
Credo che quello che cerchiamo è un’esperienza che ci faccia sentire vivi.
Joseph Campbell
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Mister Yoox, le mie idee nei weekend
L’appuntamento è su Marte, la sala che sta al centro del piano tutto vetri e scale e ringhiere di ferro bianco. Avrebbe potuto anche essere su Giove o Uranio o Sirio o Callisto perché così si chiamano le aree riunioni. O nel suo ufficio che è comunque al di là dei tendoni di velluto rosso che scorrono in circolo: in Yoox Group non ci sono pareti. Come nell’universo. Federico Marchetti ma questa del cosmo è una novità? «Chi non sogna di andare sullo spazio?». Beh, in effetti c’era il Piccolo Principe, per esempio, che non pensava ad altro. «Uno dei miei personaggi preferiti», sorride ancora il manager che sulla terra è fra i più pagati d’Italia dopo Marchionne (Fiat) e Francavilla (Luxottica). Altri eroi? «Peter Sellers in The Hollywood Party e poi l’intelligenza artificiale di 2001 Odissea nello Spazio, Paperino quando diventa Paperinik, Neo in Matrix e il Fellini sognatore». Certo che per essere il presidente/ad dell’azienda italiana più quotata in borsa del 2013 (ha chiuso l’anno con un +173 per cento, oltre sette volte il prezzo di quotazione e una capitalizzazione di mercato che ora è a circa 1,7 miliardi di euro) l’uomo, classe 1969, è decisamente sui generis: «Mi piaceva distinguermi, anche nell’abbigliamento. Anticipavo, per istinto. Penso che questa sia una dote, la mia: cogliere le cose un attimo prima che siano».
Ravennate, figlio di impiegati (papà alla Fiat, mamma alla Sip), 46 anni, una compagna, giornalista inglese, e una figlia. Ha scelto di vivere con la famiglia sul lago di Como, ma ha case anche a Milano e New York. L’accento non tradisce la sua Romagna, dove torna sempre per anniversari e ricorrenze. Quattordici anni fa ha fondato Yoox.com, azienda leader nell’e-commerce:
«Nel 2000 ero a meno 120 milioni di lire in banca, senza un lavoro, un finanziatore o una famiglia-paracadute. Ma ci credevo. Se fosse andata male? Sarei scappato a fare piadine in Brasile».
Ora invece c’è la Silicon Valley che la corteggia, la vorrebbero là in mezzo, fraGoogle e Yahoo e Microsoft: la chiamano il Bill Gates italiano. «E invece resto. In Italia si vive bene. E pazienza se, qui, continuano a dire “Marchetti chi”? Ci ho fatto l’abitudine il nostro modello imprenditoriale e quello dell’azienda/famiglia e dei figli di.. che però non è mai stato un modello di capitalismo esemplare. Mancano, per questo, ai giovani, eroi positivi». Un «nerd» (secchione), geniale e bizzarro, dicono: «Mi proponevo ogni anno di arrivare al sei, non di più. Ma avevo ed ho una memoria incredibile e quindi…». Erano tutti dieci, o quasi. «Però mi ammazzavo di sport e uscivo con gli amici. Sono sempre stato curioso. La passione vince. Ti porta ovunque a prescindere». Però lei voleva fare lo psichiatra. «Sì. Ma in quell’anno a Bologna a Medicina c’era il numero chiuso e io ero a surfare, con i capelli lunghi, gli amici (gli stessi di oggi) e un pulmino arancione. Non andai al test. In settembre accompagnai Paolo in Bocconi per la prova. Tentai: misi le crocette a caso e io passai e lui no. Un’ingiustizia, sì». Saranno contenti in Bocconi! «Copiare non è etico, lasciare al caso sì». Morale: laurea con 110 e lode, master alla Columbia, francese e inglese fluente, giapponese da conversazione, e un’assunzione immediata. «È stata un’intuizione: creare un link fra quei due mondi, Internet e moda, pur non appartenendo a nessuno dei due. Di me dico: sono un imprenditore estetico, né un uomo del business, né della finanza». Azienda premiata più volte per la sua «sostenibilità»: il 55 per cento degli 800 dipendenti sono donne e i loro stipendi sono equiparati a quelli degli uomini. Lei lo farebbe il «mammo»? «Per un mese, per un anno dovrei chiedere al Cda. L’universo dei bambini è affascinante e quindi dico magari». A casa si sconnette? «Mai e la mia compagna si arrabbia. Posseggo ogni genere di accesso e, si sa, il weekend produce sempre le idee migliori. E poi sono un appassionato d’arte e di aste: compratore “remoto” (online), naturalmente». Dalla verdura a un Lucian Freud, se però un giorno arrivasse a casa e scoprisse che sua figlia le ha svuotato la carta di credito online? «Purché su Yoox.com! Scherzo. Detesto il pushing: considero il cliente una persona intelligente e non un pollo da spennare». Da solo o in squadra? «Senza i collaboratori giusti non vai da nessuna parte. Diciamo però che nella moda, ci sono ancora troppe personalità assolute». Dopo la moda, l’arte, il cinema (è di questi giorni la notizia del premio Nastro D’argento al corto per Yoox.com con la regia di Stefano Accorsi), cosa? «Lo spazio! Giuro. Non ci credete? Vedrete», e questa frase, pare, l’abbia già detto, «solo» quattordici anni fa.
Paola Pollo - Tempi liberi - Corriere.it (http://moda.corriere.it/2014/03/22/mister-yoox-le-mie-idee-nei-weekend/)
venerdì 21 marzo 2014
4 modi bizzarri per aumentare la tua creatività
Vuoi aumentare la tua creatività? Metti in disordine la tua stanza: è una strategia che fa bene al cervello e libera i flussi creativi. Ecco quattro modi bizzarri per aumentare la tua creatività secondo il sito di business americano Inc.com.
1. Il disordine sul luogo di lavoro ti rende più creativo
Una ricerca dell’Università del Minnesota dimostra che le persone che vivono in una stanza disordinata sono più creative di quelle che hanno appartamenti ordinati con ogni cosa al suo posto. Questo accade, sempre secondo la ricerca, perché un ambiente disordinato ti aiuta a vedere le cose in un modo nuovo. Per questo, non perdere troppo tempo a lucidare la tua scrivania.
2. Il colore dei creativi? È il blu!
Sappiamo che i colori influenzano lo stato d’animo di una persona. Questo avviene anche per la creatività? Ebbene, sì! Uno studio dell’Università della Columbia si è occupato dell’impatto sulla mente umana di due colore: il rosso e il blu. La conclusione è che mentre il rosso aiuta a focalizzare l’attenzione su un dettaglio, il blu è il colore di cui hai bisogno per arricchire la tua creatività. Ciò avviene perché la mente lo associa ad ambienti che danno pace come l’oceano e il cielo e che spingono la voglia di esplorare.
3. Sei stanco o distratto? È il momento per essere creativo!
Se punti alla produttività allora ti conviene lavorare alle prime ore del mattino quando sei sveglio e vigile. Per la creatività avviene il contrario. Secondo alcune ricerche, pubblicate su una rivista scientifica americana stanchezza e distrazione rappresentano un’ottima combinazione per una mente creativa,che è più recettiva quando è piena di informazioni. In altre, parole più la tua mente è sovraccarica più aumentano le tue chance di imbatterti in una grande idea.
4. Mente creativa in corpo sano
Una ricerca dell’Università del Rhode Island dimostra che l’esercizio fisico è l’ideale per chi aspira a una mente creativa. Lo studio ha messo a confronto due file di partecipanti: sedentari e reduci da un intensa attività fisica. Entrambi sono stati sottoposti a un test sulla creatività. Risultati: i partecipanti reduci dall’allenamento fisico hanno conseguito risultati migliori di chi ha trascorso il suo tempo sul divano o su una sedia.
Redazione Millionaire.it (http://millionaire.it/4-modi-bizzarri-per-aumentare-la-tua-creativita/)
domenica 16 marzo 2014
(C’era una volta) il #multitasking
C'è stata un'epoca in cui dire multitasking faceva figo. Andava di moda. Come il minimal negli anni '90, come la rucola sulla tagliata o come il pomodoro pachino agli aperitivi.
Le aziende cercavano candidati dai profili "multitasking", e potersi fregiare del suddetto aggettivo era per tali candidati (leggi: disoccupati), un indubitabile motivo di orgoglio.
In molti cv si parla di multitasking. Ma da dove deriva questo termine?
Risale agli anni Sessanta, quando veniva utilizzato per descrivere il computer. All’epoca, il multitasking riguardava compiti multipli che condividevano alternativamente una stessa risorsa (la CPU, il cervello del computer), ma con il tempo questa sfumatura si è persa e il significato è diventato quello di compiti multipli eseguiti simultaneamente da una risorsa (una persona). Inutile dire che è stato un cambiamento fuorviante, perché persino i computer processano una sola stringa di codice alla volta: quando sono in modalità multitasking alternano velocemente un compito all’altro fino a portare a termine entrambi. Gli esseri umani effettivamente possono fare due o più cose insieme, per esempio camminare e parlare, ma come i computer non possiamo concentrarcisu due cose contemporaneamente. La nostra attenzione rimbalza da una cosa all’altra e questo provoca serie ripercussioni sia sulla nostra produttività che, quel che è peggio, sul nostro stato di salute psicofisica.
Ho scoperto tutto questo leggendo “Una cosa sola”, manuale scritto a quattro mani da Gary Keller e Jay Papasan (imprenditore nel settore immobiliare esperto di business l’uno e trainer/formatore/autore l’altro), uscito da meno di un mese per tre60 edizioni e che promette di insegnarci qualcosa di cui, ammettiamolo, tutti sentiamo un gran bisogno: definire le proprie priorità.
Non capita anche a voi di aprire Twitter e andare in ansia per la quantità di informazione disparata che compare nel newsfeed?
Fino a non molti anni fa c'erano i quotidiani e c'erano i tg, al massimo la radio e i settimanali di approfondimento.
Oggi, le informazioni ci sommergono. Letteralmente: ci perseguitano.
E al contempo la capacità di approfondire, di concentrarsi e di selezionare diminuisce in maniera inversamente proporzionale alla mole di informazione che invade le nostre giornate.
Io stessa prima ero una lettrice vorace, adesso accumulo libri sul comodino e dopo trenta pagine cambio. Ok, è vero che quando il proposito è leggere La Recherche di Proust ci si può anche sentire giustificati ad alzare bandiera bianca, ma il punto è un altro: siamo sempre più incapaci di concentrarci, nel lavoro come nella vita.
Prima, almeno il treno era uno spazio fuori dal tempo in cui riuscivo a leggere: adesso, questa terrificante incapacità di concentrarmi mi perseguita anche lì.
Dovrei provare a fare letture diverse, forse?
E' che non accetto la sconfitta, tutto qua.
Siamo sempre più connessi e più schizofrenici: e non dite di no, perché lo so che non sono la sola.
Abbiamo in mano tutto ma non possediamo niente, sappiamo un po' di tutto ma non approfondiamo niente, o comunque poco. L'agenda setting adesso la fanno i social network, non a caso Facebook sta per lanciare il suo progetto legato alle news, Paper.
La verità è che il multitasking è una grandissima bufala. Un po' come la laurea in scienze della comunicazione: una di quelle cose che hanno fatto moderatamente figo per un po', per poi diventare inutili o peggio obsolete.
Continuando come mosche impazzite a stare dietro a tutto, a voler sapere di tutto, a ostinarci ad infilare sempre più cose nelle nostre giornate sempre più piene, compilando e spuntando liste, riusciremo solo a rimanere incastrati come il criceto nella ruota, avvolgendoci su noi stessi e rincorrendo il tempo.
E' giunto il momento di fermarsi.
Sapete perché non abbiamo mai tempo per fare tutto?
Non perché il tempo sia poco, semplicemente perché siamo noi che vogliamo fare troppo.
Semplice, banale. Vero.
Solo recuperando l'essenziale potremo sperare di arrivare da qualche parte e di raggiungere una qualche soddisfazione, la nostra personalissima definizione di successo.
E con recuperare l'essenziale non intendo andare in ritiro spirituale, ma semplicemente fare quello che giorno dopo giorno ci è realmente utile, che ci fa stare bene, sentire realizzati e che ci fa fare un passo avanti nel nostro personale progresso.
Gary Keller e Jay Papasan ci danno qualche dritta al riguardo:
- Riducetevi: non dovete concentrarvi sulle cose da fare, bensì sull’essere produttivi. Fate in modo che quello che conta davvero guidi la vostra giornata.
- Siate estremi: una volta individuato quello che conta davvero, continuate a chiedervi che cosa importa di più, finchè vi resterà una cosa soltanto. Tale elemento prenderà il primo posto nella vostra lista del successo.
- Dite di no a qualunque altra cosa potreste fare finchè non avrete terminato il lavoro più importante.
- Non fatevi intrappolare dal gioco della spunta: non possiamo cadere vittima del principio che tutto va fatto. Non tutte le cose hanno la stessa importanza e il successo si basa sul fare ciò che conta di più.
Silvia Novelli - Linkiesta ( http://www.linkiesta.it/blogs/nei-panni-di-una-rossa/c-era-una-volta-il-multitasking)
sabato 15 marzo 2014
A volte in questi primi giorni caldi, che segnano l’uscita...
A volte in questi primi giorni caldi, che segnano l’uscita dall’inverno, mi siedo su un punto delle colline che mi circondano e lascio che la mia mente vaghi, insieme allo sguardo.
I pensieri si sovrappongono, si diradano, passano. La leggera brezza porta gli odori della primavera insieme ai suoni della campagna. Sono momenti che tutti dovrebbero provare.
Aiutano l’anima.
via IFTTT
domenica 9 marzo 2014
L'America scopre il manager italiano
sabato 8 marzo 2014
“@Pontifex_it: La Quaresima è un tempo adatto alla rinuncia. Priviamoci di qualcosa ogni giorno per aiutare gli altri.”
by Pierangelo Raffini
March 08, 2014 at 09:41AM
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giovedì 6 marzo 2014
Oscar Farinetti: "Gli italiani? Sono tacchini non sanno venderle le proprie idee"
8 consigli per fare impresa rubati agli Chef
mercoledì 5 marzo 2014
Carnevale in Romagna: quando si mangiava anche 7 volte in un giorno
martedì 4 marzo 2014
Innamoratevi del sapere
A parte l'etimologia originaria per cui «filosofia» significherebbe «amore per il sapere», definire la filosofia è impresa difficile perché il senso della parola cambia attraverso i secoli. Nella Grecia classica si riteneva che l'uomo iniziasse a filosofare (come diceva Aristotele) come reazione ad atti di meraviglia, ma rispondono a un atto di meraviglia sia la domanda «chi ha fatto tutte le cose che ci circondano?» (domanda certamente filosofica anche se comune a tutte le religioni) sia la domanda «come mai i ruminanti hanno le corna, salvo il cammello?» – che era questione a cui Aristotele aveva tentato di rispondere ma che oggi noi affidiamo alla ricerca scientifica e non alla filosofia.
Eppure se è la scienza che oggi deve spiegarci origine e natura dei ruminanti, e può dirci che essi sono il prodotto dell'evoluzione naturale, rimane una domanda prettamente filosofica a cui ancora oggi si risponde in modo assai vario, e cioè: «anche se i ruminanti fossero il prodotto dell'evoluzione naturale, c'è un disegno intelligente che ha stabilito leggi di natura per cui essi si sono evoluti in tal modo (per cui ha corna ciascun bue che nasca in ogni epoca e in ogni luogo)?». Vi renderete conto che questo è ancora una volta il problema dell'esistenza (o meno) di Dio. La scienza può dirci che non è necessario ipotizzare un creatore per spiegare l'origine dell'universo e della vita, ma non può dimostrare che Dio non c'è - così come non può dimostrare che ci sia, anche se nel medioevo San Tommaso d'Aquino pensava che la ragione potesse confermare la fede e aveva elaborato cinque prove (filosofiche) dell'esistenza di Dio. Ma Kant ha poi sostenuto che questo tipo di prova non era razionalmente valido e che la presenza di Dio poteva essere solo postulata per ragioni morali.
Ed ecco come la filosofia, per quanto si espanda il territorio proprio della scienza, mette ancora (per così dire) il suo naso dappertutto.
Potremmo allora dire che, anche se dall'antichità a oggi l'umanità ha delegato alla scienza la risposta ad alcune domande, ce ne sono altre per cui la scienza non ha risposta (per esempio che cosa sono il bene e la giustizia, se c'è un'idea di Stato migliore delle altre, perché esistono il male e la morte, e così via) e che sono oggetto perenne della ricerca filosofica. Tanto che qualcuno ha detto che la filosofia è la disciplina che si occupa delle domande per le quali non c'è risposta.
È una definizione esagerata. È vero che ci sono domande per cui non c'è risposta, ma ce ne sono anche nell'universo scientifico, per esempio quale sia il più alto dei numeri dispari: problema di cui si occupa la scienza matematica e a un livello che definiremo di filosofia della matematica. Ma la filosofia si occupa piuttosto di domande a cui le altre discipline non trovano risposta, tipo: Che cosa significa essere? È diverso dire io sono, nel senso che esisto, o dire che i cani sono mammiferi, oppure che io sono nato nell'anno tale, o ancora chiedersi che cosa sia il tempo. Ci sono due diverse ragioni per cui accettiamo l'idea che un angolo retto abbia novanta gradi e quella che tutti gli uomini siano mortali? Se io penso che sia vero che i cani sono mammiferi, ora sta piovendo, i Re Magi hanno visitato Gesù Bambino, Napoleone è morto a Sant'Elena e l'angolo retto ha novanta gradi, tutte queste mie credenze sono "vere" nello stesso senso? E che cos'è la verità? Non è che queste domande non abbiano risposta ma certamente ne hanno avute troppe ed esistono diverse definizioni della verità.
E la domanda filosofica più drammatica è forse stata ed è «perché esiste qualcosa piuttosto che nulla?» Forse queste sono questioni difficili e qualcuno pensa che i filosofi siano dei perdigiorno a porsi domande del genere. Ma pensiamo a uno sventurato, oppresso dalla miseria o dalla malattia, che si chieda «ma perché sono nato? Non potevano i miei genitori non mettermi al mondo?» Il poveretto sta parlando di qualcosa di essenziale per lui, eppure sta facendo della filosofia, anche non se ne rende conto, così come il famoso personaggio di Molière non si era mai accorto di parlare in prosa.
Ed ecco altre domande tipicamente filosofiche che anche le persone normali si pongono: Ma c'è una giustizia in questo mondo? Ma perché bisogna soffrire? C'è una vita dopo la morte in cui le mie sofferenze saranno compensate? Il mio amato mi sembra il più bello di tutti, ma cosa vuole dire bello? È meglio che tutti siano uguali o che ciascuno venga compensato secondo i suoi meriti? Un angolo retto ha novanta gradi e io ci credo, ma che tutti gli uomini siano mortali è altrettanto vero, o basterebbe un immortale per rendere vana questa credenza? Se, da un disco volante, scendessero sulla terra degli alieni penserebbero anche loro che un angolo retto ha novanta gradi? Ma chi ci ha detto che un angolo retto ha novanta gradi? Gli animali hanno un'anima? E io ce l'ho? E cosa è l'anima? E dove sta? E cosa è la memoria, visto che se uno perde del tutto la memoria sembra che non abbia neppure più un'anima? Perché piango sulle vicende di personaggi romanzeschi anche se so che non sono vere? È meglio diventar ricchi mandando al diavolo tutti gli altri o vivere da altruisti? Mi dicono che un maiale è più intelligente di un cane ma perché io preferisco andare a spasso con un cane? Dipende dall'amicizia, dall'amore, dalla identificazione con qualcuno? Ma cosa sono amicizia, amore, identificazione? Perché penso che la persona di cui mi sono innamorato sia la più perfetta tra tutte mentre se vivevo in un altro ufficio o in un'altra città ne avrei amata un'altra? Che differenza c'è tra convincere mediante dimostrazione di una verità matematica (per esempio il teorema di Pitagora) e persuadere qualcuno (per esempio a votare un partito piuttosto che un altro)? Se dimostrare un teorema ci pare "razionale", convincere a votare dipenderà da scelte "irrazionali"? O da scelte soltanto "ragionevoli"? La dimostrazione del teorema non fa leva sul sentimento mentre la decisione di voto si basa anche su preferenze, sentimenti, emozioni. Dovrei quindi fidarmi più dei geometri (dei tecnici) che dei politici? Quali differenze intercorrono tra ragione, intelletto, sentimento, convinzione, preferenza, scelta per abitudine? In che misura il nostro corpo interferisce col nostro cervello?
Si potrebbe continuare all'infinito: sono tutte questioni filosofiche, e non bisogna essere professori di filosofia per porsele. Le questioni filosofiche interessano ciascuno di noi.
Potete certamente decidere che tutte queste sono questioni che lasciano il tempo che trovano e che si può vivere benissimo divertendosi, facendo soldi o morendo di fame senza che esse ci tocchino da vicino. Ma – a parte che certi esseri umani non possono resistere alla meraviglia che li porta a farsi queste domande – nel corso della storia queste questioni "irrilevanti" hanno determinato il nostro modo di vivere, hanno spinto certi gruppi a guerre di religione, hanno influenzato profondamente le indagini degli scienziati, hanno determinato il nostro modo di intendere la vita, il divertimento, il guadagno e le nostre miserie, anche per coloro che non se ne sono mai resi conto.
Ci sono stati nella storia dell'umanità altri modi di reagire alla meraviglia per ciò che ci circonda. Per esempio le religioni, che sono materia di fede, e che sono state tramandate sotto forma di miti o di rivelazioni, mentre la risposta filosofica si basa su un uso della ragione. Sono esistite filosofie che hanno cercato di mostrare come le rivelazioni delle religioni non contrastino con una "sana" ragione (e si pensi a come Tommaso d'Aquino aveva elaborato cinque modi razionali per dimostrare l'esistenza di Dio), così come ci sono stati casi in cui la filosofia ha agito come critica delle religioni (come in Feuerbach o in Marx). Ci sono state cosmologie, ovvero narrazioni più meno fantastiche su come è nato l'universo, o sulle genealogie degli dèi (per esempio Esiodo). Tutte queste "narrazioni" si distinguevano dal ragionamento filosofico, mediante il quale, invece, si cercava sempre di attenersi a quelle che venivano considerate le leggi della nostra mente.
Forse ci sono altre e numerose ragioni per capire e studiare la filosofia, e per suggerirle tutte le pagine di questo manuale appena bastano. Ma speriamo che questi pochi accenni siano sufficienti per invogliare qualcuno a comprendere che cosa voglia dire pensare. Perché il pensare, e il pensare filosofico, è quello che distingue gli uomini dagli animali.
Umberto Eco - Domenica - Sole 24ore - (Storia della filosofia - Laterza e Encyclomedia) http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2014-03-03/innamoratevi-sapere--113421.shtml?uuid=AB23WQ0