venerdì 19 ottobre 2007

Il tramonto dei valori e la forza della non violenza


Di questi tempi molte persone deplorano il generale decadimento della moralità nel nostro mondo, ad esso imputano la miriade di problemi che dobbiamo affrontare
(la Repubblica, MERCOLEDÌ, 26 SETTEMBRE 2007, Pagina 33 – Cultura)

DALAI LAMA

Le nostre vite si spogliano di significato quando perdiamo i valori di etica e giustizia. Abbiamo tutti un medesimo diritto a perseguire la ricerca della felicità; nessuno vuole dolore e sofferenze. Eppure, giustizia ed eguaglianza sono principi strettamente umani. Non dovremmo sacrificare questi valori andando all´inseguimento del potere o della ricchezza materiale. Al contrario, dovremmo adoperarli per servire gli interessi altrui. Perché ciò accada, tuttavia, abbiamo bisogno che le nostre radici siano solidamente ancorate nell´etica. Se non siamo guidati da un senso di etica e moralità, le nostre azioni tenderanno a perseguire il nostro solo tornaconto personale, a discapito di quello altrui. Un simile atteggiamento è l´ostacolo maggiore che si frappone alla causa della giustizia e dell´uguaglianza.

Di questi tempi, molte persone deplorano la generale perdita di etica e moralità nel nostro mondo, e ad essa attribuiscono la miriade di problemi che dobbiamo affrontare. È mia opinione che se intendiamo perseguire con successo un cambiamento effettivo della nostra società, dobbiamo promuovere i valori etici.

Se metteremo gli altri prima di noi stessi, ciascuno di noi ne trarrà beneficio. Sono convinto che un impegno deciso in questa direzione assicurerà pace e stabilità alle nostre società. Poiché il prossimo necessita della felicità tanto quanto noi, non dovremmo mai sfruttarlo per servire i nostri egoistici fini. Indipendentemente da quale possa essere il vantaggio materiale che ne deriviamo, se noi che dobbiamo condividere questo pianeta dalla nascita fino alla morte perdiamo il rispetto, l´amore, l´amicizia e la solidarietà gli uni nei confronti degli altri, le nostre vite si svuoteranno di significato.

D´altro canto, se ogni nostra giornata la trascorriamo concentrandoci su pensieri amabili, alla sera sentiremo di essere in pace e ciò a sua volta ci concederà un sonno profondo e ristoratore. Se invece da quando ci svegliamo la mattina indulgeremo in pensieri e azioni poco amabili, la nostra vittoria sugli altri ci lascerà l´amaro in bocca e anche il nostro sonno ne sarà disturbato.

La compassione è una delle più importanti cose che rendono significativa la nostra vita. È fonte di tutte le gioie e felicità durature. È il presupposto di un cuore buono, il cuore di colui che agisce nell´intento e col proposito di aiutare il prossimo. Per mezzo della gentilezza, l´affetto, l´onestà, la verità e la giustizia verso chiunque altro, di fatto ci garantiamo il nostro stesso beneficio. Non si tratta di una teoria elaborata e complessa, ma soltanto di comune buonsenso. È innegabile che la considerazione per il prossimo dà soddisfazione e che la nostra felicità è inestricabilmente legata alla felicità altrui. Né del resto è impossibile negare che se la società soffre, anche noi soffriamo di conseguenza. È lampante infatti che quanto più i nostri cuori e le nostre menti sono afflitte da malanimo e rancore, tanto più diventiamo spregevoli. Pertanto, anche se dovessimo respingere qualsiasi altra cosa – religione, ideologia, saggezza – non possiamo eludere queste cose necessarie, amore e compassione.

Nel corso delle nostre vite prendiamo spesso decisioni incaute e malconsigliate che danneggiano gli altri o noi stessi. Lo facciamo per ignoranza. Crediamo che un determinato comportamento ci darà la felicità, mentre di fatto ci porterà sofferenza. Sentimenti di rabbia e l´impulso a vendicarci spesso ci spingono a far del male agli altri nell´errona convinzione che ne trarremo beneficio e che ciò potrà apportarci una certa felicità. Al contrario, ciò apporta sofferenza, non soltanto per le vittime delle nostre azioni, ma anche per noi stessi. Per quanto ci si possa sentire legittimati e giustificati, fare del male al prossimo, anche in nome della vendetta, influisce gravemente sulla nostra pace interiore e crea in noi le premesse per la sofferenza.

Gli esseri umani devono convivere e dipendono gli uni dagli altri da molti importanti punti di vista. Nella società umana ci occorrono pertanto codici morali di comportamento, utili a vivere in pace e in armonia gli uni con gli altri. Anche se le vittime possono avvertire il bisogno psicologico di sapere che giustizia è fatta, infliggere dolore e sofferenza a qualcun altro serve soltanto ad aggravare il male che già è stato commesso e non migliora affatto il potenziale di felicità di chiunque sia coinvolto. Invece della vendetta, è il concetto di perdono che dovrebbe essere incoraggiato e approfondito.

Se davvero agiamo perché abbiamo a cuore il benessere del nostro prossimo, riconosceremo il potenziale impatto delle nostre azioni sugli altri e regoleremo la nostra condotta di conseguenza. Quando ci facciamo prendere dalla collera, smettiamo di provare compassione, amore, generosità, perdono, tolleranza e pazienza tutte insieme. Ci priviamo, in pratica, di tutto ciò di cui è fatta la felicità. E non soltanto la collera annienta immediatamente le nostre facoltà di giudizio, ma tende a diventare rabbia, rancore, odio e malvagità, tutti sentimenti sempre negativi perché causa diretta del male inflitto ad altri.

Se invece riusciamo a dissipare la collera e l´odio, se riusciamo a ragionare per analizzare la situazione, adottando una prospettiva più ampia e guardando gli altri punti di vista, ne germoglia il perdono, il risultato finale di questa analisi, il frutto della pazienza e della tolleranza. Se siamo davvero pazienti e tolleranti, il perdono giunge naturale.

Anche se possiamo aver vissuto in passato un profondo dolore, maturando pazienza e tolleranza ci sarà possibile far scomparire la rabbia e il rancore. Se analizziamo con chiarezza la situazione, ci è possibile renderci conto che il passato è passato, che continuare a provare rancore e odio non ha scopo alcuno. Odio e rancore non cambiano la situazione, ma creano ulteriore putiferio nella nostra mente, diventando causa per noi di infelicità prolungata. Ovviamente, potremo ancora ricordare che cosa è accaduto, ma dimenticare e perdonare sono due cose diverse. Non c´è nulla di male nel ricordare semplicemente quello che è accaduto, ma sviluppando il senso del perdono sarà possibile lasciar svanire tutti i sentimenti negativi associati a ciò che ha avuto luogo. È per questo motivo che il perdono ci dà la libertà: perdonare non significa farla passar liscia ai colpevoli, a coloro che si sono macchiati di qualcosa. Perdonare significa liberare la vittima. Se si riesce a perdonare, non ci si deve più preoccupare di chi ha commesso qualcosa di male nei nostri confronti, di come gliela faremo pagare. Si sarà liberi, liberi da questo pesante fardello.

È mio sincero auspicio e desiderio che il perdono arrivi a essere considerato qualcosa di enormemente efficace non soltanto nella vita privata di ciascun individuo, ma altresì nell´arena delle relazioni pubbliche e finanche nell´ambito dei rapporti internazionali. L´idea che avere a cuore il bene altrui sia questione limitata alle interazioni tra i singoli è soltanto miope. La compassione, come pure il perdono e la tolleranza ai quali essa dà vita, appartengono ad ogni sfera di attività. In quanto fonti di pace interiore ed esteriore al tempo stesso, sono valori fondamentali per la sopravvivenza a lungo termine della nostra specie. Da un lato, sono valori propri della nonviolenza, dall´altro danno significato alle nostre vite e ci permettono di essere autenticamente costruttivi.

(Traduzione di Anna Bissanti)