venerdì 26 ottobre 2007

Mai guardare quelli che fanno peggio



Sebastiano Zanolli

Agosto 2007, faccio l'alternativo.

Carico la famiglia in auto, direzione Brennero, Norimberga, Heidelberg, Friburgo, lago di Costanza da dove scrivo in questo momento.
Da una terrazza di un hotel di Uberlingen, di fronte al Bodensee...a pochi
chilometri dalla Svizzera e dall'Austria, guardo l'acqua scura che rimane
comunque chiara come un buco sulla superficie della terra, come una entrata ad un altra dimensione.
Attorno brillano le luci aranciobianche delle case e del lungolago...
Silenzio.
Nuvole basse a pettinare il cielo e stelle tremule a fare vibrare l'aria fresca del
Baden Wurttemberg...

Io, italiano, in un posto cosi , devo dire, non smetto di farmi domande.
É da quando sono partito che mi faccio domande.
E giro e rigiro con la mia audi che nemmeno mi da la soddisfazione di cambiare marcia e fa tutto da sé.
Senza risposte, senza spiegazioni, solo con dubbi, solo con me.
Certo rischio di sembrare stupido, è o non è il momento della globalizzazione?
Siamo una cosa sola con l’Europa e ormai viaggiamo tranquillamente anche tra
Slovenia, Polonia, Lettonia, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Cipro, Lituania, Malta, Slovacchia…
Ma le domande affiorano nel mio testone italiano dopotutto.
La mamma mi diceva sempre di non guardare mai quelli che fanno peggio e le
parole della mamma valgono di più ogni giorno che aggiungi alla collana dei
giorni della tua vita.
E allineo le domande come soldatini di piombo perplessi.

Mi sento un vecchio.
Solo i vecchi dal basso delle loro riflessioni barbose e senza speranza, sempre
lamentosi e nostalgici, sempre rimuginanti come bombe ad orologeria si fanno
certe domande.
Ma poi penso che mica è peccato farsi domande.
Per quanto banali.
Per quanto masochiste e anti-scioviniste siano.
Sapete no cos’è lo sciovinismo?...è una manifestazione eccessiva di patriottismo e/o di nazionalismo.
Io italiano, in un posto così, in un paese che abbiamo spazzolato ai mondiali di
calcio, non posso smettere di farmi domande che mi ridimensionano il mio amor di patria.

Ma perché in Germania i marciapiedi sono sempre puliti e i cestini hanno sempre un sacco nuovo?
Sono solo io ad essere fortunato?
Perché in Germania ai distributori ogni pompa ha un secchiello con acqua pulita e un tergivetri che funziona benissimo?
Perché nei campi di fiori coltivati nel mezzo del nulla trovi un tavolo,le forbici, la carta da regalo, un listino ed un cestino dove lasciare i soldi in base a quello che da solo raccogli?
Perché il controllore mi fa pagare i biglietti del traghetto e si fida del fatto che io gli dica che siamo in tre a bordo e mio figlio ha meno di sette anni anche se sono solo in auto e la mia famiglia é a zonzo per la nave?
E perché per imbarcarci con altre 200 auto ci abbiamo messo solo dieci minuti...?
Perché il custode del museo ha speso un quarto d’ora con me per farmi
risparmiare quattro euro attraverso l’uso più accorto della carta famiglia per le
attrazioni di Norimberga?
Perché il signore di prima é tornato sui suoi passi di quasi un chilometro per
spiegarmi la strada più panoramica che mi porta a Meersberg?
Perché, mentre disattento telefonavo e correvo sulla linea di mezzeria, tutti mi
facevano segno che ,no, cosi non si guida, é pericoloso....
Perché i quartieri di immigrati non sembrano ghetti e hanno bidoni per la raccolta differenziata che tutti usano?
Perché ci sono piste ciclabili anche nel mezzo delle città medievali?
Perché a Norimberga funziona lasciare biciclette pubbliche a disposizione dei
cittadini e in Italia, in tutti i posti in cui si è provato, le biciclette sono scomparse come in una magia del mago Copperfield?
Perché i ministri che usano le risorse pubbliche per uso privato danno le dimissioni se scoperti?
Perché anche i punkabestia qui gettano le lattine nei bidoni?
Perché poi ci ammirano tanto e noi prendiamo tanto per ifondelli loro?
Ma poi davvero mi interessa cosa succede in Germania?

Ma no…la Germania, con tute le sue rogne è un pretesto per arrabbiarmi con me stesso e la mia incapacità, a volte impossibilità, di cambiare le cose dove vivo.
E’ vero che dopotutto rimango in Italia e forse nel complesso preferisco il mio Paese al loro.
Ma mi chiedo se non lo preferisco solo perché ci sono nato e qui c’è tutta la mia
vita.
Me lo dovrei chiedere quando vedo le code in autostrada, le code all’ufficio
imposte, le code per il ritiro dei referti medici, le statistiche sulle auto blu, mezzo milione in Italia, 54.000 in Germania, la complessità delle dichiarazioni fiscali, i giorni necessari per avere una ecografia o una TAC…
Quando vedo costruire senza le valutazioni di impatto ambientale, quando vedo
come si creano ghetti impossibili da gestire lasciando poveri disgraziati stranieri ad arrabattarsi senza integrazione mescolandosi a disgraziati criminali in un brodo mortale per tutti.
Certo siamo un popolo di grande simpatia…calore…colore.
Certo ci sono le eccezioni, casi, esempi eclatanti che strappano sorrisi e riscaldano il cuore proprio per la loro eccezionalità.
Ma basterà?
Basterà per fare fronte alla marea montante che prevede grandi alleanze fra
europei?
Basterà per portare i risultati che solo una comunità integra e solidale può portare?

Basterà per trovare soluzioni vere ad un mondo che somiglia ad una equazione a 6 miliardi di variabili…?
Credo di no .
Credo che si debba partire per un grande viaggio.
Un viaggio che inizia rinunciando a rinunciare.
Smettendo di accettare tutto.
Alzando la voce quando il sistema ci chiede di chiudere un occhio…o due.
Non accetterò più l’arroganza del burocrate .
Non accetterò più la somministrazione di servizi pubblici scadenti.
Non accetterò più di farmi rappresentare senza esprimere la mia opinione.
Non accetterò più di vedere sporcare le nostre strade, il nostro mare, le nostre
montagne senza reagire.
Non accetterò un sistema educativo che deprime anziché innalzare.
Non accetterò di essere uno tra tanti, pedina tra le pedine, sbattuto tra i furbi e
destinato ad essere mangiato.
Non accetterò senza combattere nulla che mi spinga a credere che ognuno per sé e Dio per tutti.
Perché qui io ci vivo.
E magari ci vivranno i miei figli.
Forse.
Ma è abbastanza per volere un posto buono dove stare e da lasciare a chi verrà
dopo.
Il sole é scomparso sopra Costanza, inghiottito dall’acqua scura ed io rimango con i miei dubbi e con la certezza che domani si ricomincia e non è mai troppo tardi per fare i conti con il futuro.