mercoledì 12 dicembre 2007

Il ricatto delle corporazioni

Siamo un paese sotto ricatto delle corporazioni. Camionisti, farmacisti, tassisti, uomini-radar, notai ed altre associazioni "corporative" o elitarie che intervengono sulla "catena del valore" nella società o nella produzione, non ha esitazioni ad applicare forme di protesta anche estreme.
Il valore o meno delle richieste che vengono presentate dalla corporazione di turno si infrangono davanti alle enormi difficoltà che provocano al resto della comunità, che siano una città o un paese intero. Le "minoranze strategiche" (come le definisce giustamente Edmondo Berselli su Repubblica) sono in grado di far "grippare" ogni attività e di ogni infrastruttura.
In assenza di risposte ferme da parte delle Istituzioni, le corporazioni sanno che qualche forma di risultato la possono portare a casa, purtroppo a volte spalleggiati dalla forza politica di turno che si erge a protettrice (elettorale).
Ritengo che un paese che vuole svecchiarsi, modernizzarsi, che si colloca tra i primi 6 dei paesi industriali nel mondo, non può tollerare e permettersi queste cose. E quando mi viene citata la Francia come esempio di dura applicazione della protesta rispondo che è vero, ma è anche vero che sono casi assolutamente eccezionali e dove lo Stato comunque non tollera gli abusi. In nessun paese evoluto si accade di essere continuamente bersagliati da queste forme di protesta e/o di sciopero.
Intervenire con risolutezza è difficile, me ne rendo conto, perchè si vanno a toccare serbatoi elettorali diretti o conseguenti alle proteste, ma penso fermamente che il cittadino, la maggior parte dei cittadini plaudirebbe ad una presa di posizione ferma e ad una convinta attività risolutoria su quelle categorie che ritengono di poter imporre il proprio volere fregandosene del fatto che viviamo in Europa e tutto sta cambiando.

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