martedì 15 aprile 2008

Il Paese del rancore

Non vi sembra che la società di oggi sia più rancorosa, più risentita, più rabbiosa ? A me si. Un sentimento quasi collettivo che pervade i rapporti tra le persone ormai a tutti i livelli, sia professionale che personale. Una frustrazione violenta che si manifesta sia in una litigiosità che fa sempre più ricorso alla querela e alle denunce, ma che contemporaneamente si sfoga in modo più plateale ed evidente contro le classi dirigenti e politiche in modo particolare.

Mi sembra che ci sia veramente in atto una disintegrazione sociale, spinta da una paura data dalla perdita di identità e dei grandi o piccoli privilegi acquisti nel tempo, dalle mancate risposte soprattutto del mondo politico.

Anzi la maggior parte delle volte invece di risposte, una certa politica da voce ed amplifica questo risentimento, questa paura che, come per l'effetto di un sasso gettato nell'acqua, moltiplica i suoi "anelli" di trasmissione, complici anche i media che ormai, vivendo in una "società delle urla" fanno a gara a chi ha più "voce".

Spariscono i luoghi di aggregazione tradizionali, ci si sposta sempre di più, le informazioni sono sempre più veloci e globali, tutto è più rapido. Di fatto si perdono delle cose, si subisce una perdita che difficilmente si riesce più a colmare. Da qui comincia a crescere la frustrazione, la paura e quindi il rancore di chi si sente sradicato. E "chi è sradicato, sradica" come dice Aldo Bonomi (in un libro molto interessante dal titolo Il rancore, Ed.Feltrinelli).

Sostanzialmente Bonomi sostiene che il "luogo" della produzione non è più la fabbrica, ma il territorio e diventano perciò determinanti le "piattaforme" che sono l'intreccio di aree geografiche e specializzazioni produttive. E' essenziale intercettare i flussi: globalizzazione, finanza, de localizzazione, migrazione. Riuscirci o meno non dipende dalla singola azienda, ma dalle reti, cioè le infrastrutture sia materiali, strade, aeroporti, ferrovie, sia immateriali quali banche, servizi pubblici, scuola e università. L'impresa che funziona fa la "molla", parte dal territorio per entrare nei flussi per poi tornare , mentre non ha futuro chi fa la "trivella".
Un generatore di rancore sono le reti inadeguate che non riescono a soddisfare le richieste, provocando frustrazione e malessere, unitamente ad altre esigenze trascurate quali la qualità dei servizi sul territorio, una pubblica amministrazione meno invasiva e burocratica oltre al tentativo di modernizzare il paese, ad oggi incompiuto.

Nessun commento: