lunedì 28 aprile 2008

Un libro da leggere: Volevo solo vendere la pizza

Consiglio vivamente questo librettino, scorrevole, breve, ma educativo sulla burocrazia imposta alle imprese - in particolar modo le PMI - e su come è declinata oggi, putroppo troppo spesso, la tutela del lavoro. Per chi ha una piccola impresa è una conferma, per gli altri è utile capire a cosa si deve sottostare quando si decide la via imprenditoriale. Per esperienza posso confermare alcuni aspetti descritti nel racconto. Ultima annotazione, lo scrittore è giornalista del Gruppo Espresso e ha condiviso questa "esperienza" con un altro giornalista de La Repubblica.

Furini Luigi

Volevo solo vendere la pizza Le disavventure di un piccolo imprenditore Saggi Prefazione di Marco Travaglio.

«Un ritratto del nostro Welfare straccione folgorante e impietoso, politicamente scorrettissimo proprio perché molto più autentico e realistico di qualunque trattato economico. Vivamente consigliato ai politici e ai sindacalisti che vogliono guardarsi allo specchio e uscire dal loro polveroso Jurassic Park.»

Dalla prefazione di Marco Travaglio.

Eroica e sfortunata protagonista, una piccola società che «voleva solo vendere la pizza». Dove è più facile aprire un’impresa? In un paese dove si possono fare affari con relativa semplicità. Nella classifica della Banca Mondiale, l’Italia è all’82º posto, dopo il Kazakhistan, la Serbia, la Giordania e la Colombia. Merito della nostra infernale burocrazia.Un giornalista prova a diventare imprenditore. Segue i corsi di primo soccorso, quello antincendio, quello sulla prevenzione degli infortuni. Frequenta commercialisti e avvocati. Informa le «lavoratrici gestanti» dei rischi che corrono – ma solo quelle «di età superiore ad anni 15». E poi c’è l’ASL con tutti i regolamenti sull’igiene e l’obbligo di installare e numerare le trappole per topi (non basta il topicida, vogliono fare una statistica?). C’è persino il decalogo che insegna quando bisogna lavarsi le mani. Compra centinaia di marche da bollo, compila (e paga) un’infinità di bollettini postali.Sei mesi dopo e con centomila euro di meno, apre finalmente l’attività: un piccolo negozio di pizza d’asporto. Ma a quel punto si trova a dover fare i conti con i cosiddetti «lavoratori» e con i sindacati. Dopo due anni infernali, chiuderà bottega. L’eccessiva rigidità nei rapporti di lavoro porta a un eccesso di flessibilità? Le leggi troppo restrittive spingono inevitabilmente verso l’economia sommersa e il lavoro nero? Sono i temi di discussione in questi mesi caldi, mentre si parla di riforma della Legge Biagi.Quello di Gigi Furini non è un trattato di economia del lavoro. È il resoconto di due anni impossibili, con tanti aneddoti spassosi. Come ultimo sfizio, prima di alzare bandiera bianca è stato quello di capire se è stato lui uno sfigato o capita a tutti. Dall'INPS di Roma rispondono che nel 2003, su 20 milioni di lavoratori assicurati, sono stati presentati 12 milioni di certificati medici per complessive 60 milioni di giornate lavorative perdute. Quindi non è sfiga, è il sistema. Ma Luigi, anzichè buttarsi a destra, è rimasto eroicamente comunista, ma viste anche le ultime elezioni, forse è capitato solo a lui.

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