giovedì 15 luglio 2010

Eravamo un popolo...

Eravamo conosciuti come un popolo gentile. Già nel Settecento, Goethe nel suo viaggio in Italia, rimase incantato non solo dal paesaggio e dalla storia, ma anche dalla dolcezza del nostro carattere e dalla naturale inclinazione alla dolcezza, alla felicita', alla voglia di vivere e all'accoglienza.
Cosa rimane oggi di tutto questo ? Quando mi guardo attorno e osservo, purtroppo, noto un Paese profondamente cambiato. Prevale generalmente la maleducazione, la cafoneria, il "furbismo" di quelli sempre pronti a scavalcare le file, a non rispettare le regole, a frodare il fisco, a profittare del turista, a urlare al telefono per strada o sui treni, a trattare tutto ciò che e' pubblico come di nessuno, a imbrattare, sporcare, a cercare tutte le strade per fare soldi o volerli in fretta.
Rimango basito di fronte alla violenza gratuita e alla continua distribuzione di informazioni demenziali in televisione. Come non comprendo la ferocia espressa dagli uomini per il potere, per l'accumulo mai saziato di possesso, anche a scapito dell'ambiente o dei propri simili, di beni, di cose, di danaro.
Contemporaneamente siamo divenuti sordi e insensibili a tutto ciò che accade, tutto ci attraversa ma non reagiamo mai, non ci indignamo più, tutto pare normale, tutto scivola via. Seguiamo poco e con approssimazione ciò che ci accade intorno, ce ne disinteressiamo, per comodità, perché non ci riguarda (pensiamo erroneamente), per ignavia, per assuefazione e anche per noia.
Ma soprattutto siamo cambiati perché in questi anni sono cambiati, purtroppo in peggio, il senso dell'Etica e della Morale.

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