giovedì 15 maggio 2008

Per favore: basta con i piatti quadrati


Suddivido i ristoranti in 4 categorie principali: i «Top», quelli segnati al massimo di punteggio in tutte le guide che solitamente fanno molta sperimentazione e costano troppo; i «Migliori», quelli dove puoi godere della lentezza conviviale in tutte le sue forme e sensazioni ad un prezzo corretto; i «Senza Memoria», luoghi dove vai mangi, spendi a volte anche un po’ di più di quello che valgono, ma non ti ricordi nulla e, tante volte, nemmeno di tornarci. Infine il «Resto del Mondo»: pizzerie/ristoranti dove, ora, si comincia a pagare un po’ troppo per il servizio e il cibo che ti viene servito, ma che sono i più frequentati perché considerati di «buon comando» dalle persone e dalle famiglie. Frequentando anche questi ultimi ho notato che ormai i piatti quadrati sono arrivati anche qui.
E’ un segnale positivo, vuol dire che siamo alla fine di questo fenomeno e nel giro di qualche tempo scompariranno definitivamente. I piatti quadrati sono uno specchio di come le oscillazioni del gusto e i meccanismi della moda arrivino anche in cucina e sulla tavola. All’inizio adottati solo da «un’elite» di ristoratori, in seguito arrivano alla massa per poi essere abbandonati da chi li aveva lanciati, per finire poi completamente in disuso e dimenticati. In questi anni in realtà ci sono stati proposti piatti di tutte le forme, tranne che rotondi. Ho avuto più volte il sospetto che i ristoratori siano stati succubi di designer e architetti nel servire le varie portate in piatti di tutte le forme eccetto che tondi. Quasi si temesse di proporre il piatto classico. Devo dire che questa ricerca della «quadratura del cerchio» oltre a non averla mai capita, non l’ho nemmeno mai gradita perché la trovo un’inutile ostentazione nel tentativo di offrire un «servizio di lusso» per portate non sempre di qualità, oppure il modo di proporre sbaffi di salsine e ghirigori con aceto balsamico o altro per far somigliare il piatto ad un’opera d’arte, ma con l’opera (il cibo) di modesta fattura. Soprattutto da quando la moda è dilagata nei locali del «Resto del Mondo». Nella versione migliore dei miei pensieri, invece, ho sempre visto il piatto quadrato non come un’innovazione, ma come l’imitazione di antiche tradizioni orientali, importate sulle nostre tavole insieme alla moda del Sushi (il cibo a base di pesce crudo tipico del Giappone e di una parte dell’oriente). Il piatto quadrato, in alcune varianti proposto nel modello «lastra di vetro», tante volte mi ha fatto sorridere perché essendo una superficie priva di bordi, mi è capitato spesso di vedere delle prime forchettate che hanno provocato il lancio del cibo sulla tovaglia, in rispetto alla regola che conferma la scarsa funzionalità nell’utilizzo di forme creative. Naturalmente esistono anche le eccezioni.
Ma volendo portare il pensiero su un piano più filosofico, tra il serio e il faceto, trovo in definitiva il piatto quadrato una forma di ostilità alla vita, perché il quadrato è una forma con degli spigoli creata per respingere gli uomini. Anche nel lessico quotidiano si usano termini come «fare quadrato» (che è anche una tecnica militare per difendersi dal nemico) oppure si parla di «uomini spigolosi» che non è destinato a persone particolarmente empatiche. In più a sbattere contro gli spigoli ci si fa male…Volete invece mettere la rotondità in genere? E’ più sensuale, naturale, se vogliamo erotica (non si parla forse della «rotondità delle sue forme» in tante opere ?) e infine artistica (Giotto docet).Insomma, per concludere, come amo dire: facciamo qualcosa di nuovo, torniamo all’antico. Torniamo al caro piatto tondo e… chiudiamo il cerchio.


Scritto da Pierangelo Raffini e pubblicato sul Sabato Sera Bassa Romagna e su Rizomedia

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