lunedì 16 marzo 2015

Presentato il libro “Lugo e le sue osterie” realizzato dalla Delegazione di Lugo di Romagna dell’Accademia Italiana della Cucina

Lunedì 16 Marzo 2015 - LugoBassa Romagna
Da sx Alessio Guidotti, Davide Ranalli, Anna Giulia Gallegati, Pierangelo Raffini

Si celebra così il decennale della nascita dell'Accademia sul territorio

La Delegazione di Lugo di Romagna dell’Accademia Italiana della Cucina(www.accademia1953.it) ha realizzato, per il decennale della sua presenza sul territorio di Lugo e dei comuni della Bassa Romagna, un libro dal titolo “Lugo e le sue osterie” con l’obiettivo di lasciare un ricordo tangibile e in linea con l’Istituzione Culturale che rappresenta. 

Alcune copie del volume verranno regalate alla Biblioteca del Comune che fu sede proprio del “battesimo” della nuova Delegazione.

Il libro è stato scritto dal Dott. Alessio Guidotti, docente di storia e filosofia, laureato in Storia e in Lettere presso l’Università di Bologna. Oltre ad aver conseguito due abilitazioni all’insegnamento secondario di secondo grado, ha ottenuto il Master di beni culturali ecclesiastici, presso l’Università degli Studi di Bologna, sede Ravenna e il Diploma di perfezionamento in La ricerca storica. Ha già pubblicato il volume “Verso l’Unità d’Italia passando dalla Romagna” e autore di alcuni articoli su Civiltà della Tavola (Rivista dell’Accademia Italiana della Cucina distribuita in tutto il mondo).

Il Delegato di Lugo di Romagna, Pierangelo Raffini, ha concordato con il Sindaco della città, Davide Ranalli, la presentazione del volumetto nell’ambito del mese della Cultura che tradizionalmente per questa Istituzione cade in marzo.

L'Accademia Italiana della Cucina è nata - naturalmente a tavola, come accade spesso per le cose importanti - quando un gruppo di amici, riuniti a cena il 29 luglio del 1953, ascoltarono e condivisero l'idea che Orio Vergani perseguiva da tempo: quella di fondare un'Accademia col compito di salvaguardare, insieme alle tradizioni della cucina italiana, la cultura della civiltà della tavola, espressione viva e attiva dell'intero Paese.

La cucina è infatti una delle espressioni più profonde della cultura di un Paese: è il frutto della storia e della vita dei suoi abitanti, diversa da regione a regione, da città a città, da villaggio a villaggio.

"La cucina - si legge in una nota del delegato Raffini - racconta chi siamo, riscopre le nostre radici, si evolve con noi, ci rappresenta al di là dei confini. La cultura della cucina è anche una delle forme espressive dell'ambiente che ci circonda, insieme al paesaggio, all'arte, a tutto ciò che crea partecipazione della persona in un contesto. È cultura attiva, frutto della tradizione e dell'innovazione e, per questo, da salvaguardare e da tramandare.

Civiltà della tavola vuol dire prima di tutto civiltà e cioè l'insieme di usi e costumi, di stili di vita, di consuetudini e di tradizioni degli uomini che li condividono. E civiltà del gusto, di quel senso preposto al piacere della tavola - quel gusto capace di affinarsi, di perfezionarsi, di riscoprire sapori perduti e di tentare il palato anche con il nuovo - vuol dire l'insieme dei valori che anche attraverso la tavola un popolo si tramanda, rinnovandoli continuamente, e che ne costituiscono l'identità culturale. Salvaguardare il gusto, quindi, diventa un elemento essenziale per la difesa non solo della civiltà della tavola, ma dell'identità stessa di un popolo".

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