domenica 12 aprile 2009

Il capitalismo egoista

Da La Repubblica a cura di Federico Rampini: PROCESSO AL CAPITALE - Se i mercati cancellano l' etica (sezione CULTURA )
Ci sono idee che aspettano il loro momento per essere riscoperte. Di colpo vengono baciate dal successo perché degli eventi traumatici ci costringono a cambiare la nostra percezione del mondo. È il caso del lavoro di Oliver James, psicoterapeuta inglese che da anni elabora una diagnosi "clinica" sul capitalismo contemporaneo. Nel suo ultimo saggio, Il capitalista egoista James perfeziona la sua tesi.
In ogni nazione dove è stata introdotta la versione più avanzata del capitalismo, osserva, la maggioranza dei lavoratori ha visto diminuire la propria quota del reddito nazionale mentre una minoranza di privilegiati si è arricchita enormemente. La sicurezza del posto di lavoro è calata. Un progresso nel reddito dei ceti medio-bassi, quando c' è stato, è dovuto all' aumento delle donne che lavorano: ma non è priva di costi psicologici la pressione esercitata su entrambi i genitori affinché svolgano un lavoro retribuito quando i figli sono ancora piccoli. In parallelo con l' innalzamento dei consumi individuali c' è una crisi del risparmio, l' accesso alla proprietà della casa è difficile, la vita personale è stata colonizzata dal lavoro.
Questi danni non sono nuovi ma James ritiene che siano aumentati con l' avvento del "capitalismo egoista": una forma patogena, con effetti distruttivi sul nostro equilibrio mentale. Per "capitalismo egoista" James intende quel sistema d' ispirazione angloamericana che altri hanno chiamato supercapitalismo, turbo-capitalismo, iperliberismo, mercatismo.
James definisce così i suoi tratti distintivi: «Il primo è che il successo di un' azienda è giudicato dalla sua quotazione in Borsa, invece che dalla sua forza intrinseca o dal contributo che può offrire alla società. Il secondo è una forte spinta a privatizzare i beni e i servizi della collettività. Il terzo è una regolamentazione minima dei servizi finanziari e del mercato del lavoro, tesa a favorire i datori di lavoro rendendo più semplici i licenziamenti. Inoltre l' imposizione delle tasse non punta a redistribuire la ricchezza: per le grandi aziende e per i ricchi è più facile evitarle e rifugiarsi nei paradisi fiscali».
Il capitalismo egoista è ansiogeno non solo per la pressione sulla produttività del lavoro e lo stress da competizione, ma anche perché alimenta aspirazioni malsane. «Nella società del Grande Fratello molte persone pensano che anche loro un giorno potranno essere famose. Le tossine più velenose per il benessere sono racchiuse nell' idea che la ricchezza materiale è la chiave del successo, solo i ricchi sono vincenti e l' accesso alle sfere più alte della società è consentito a chiunque; se non ci riuscite c' è solo una persona cui potete dare la colpa: voi stessi». La pressione sull' individuo viene aumentata dal diffondersi di un darwinismo sociale che giustifica le politiche economiche neoliberiste. L' espressione "sopravvivenza del più forte" giustifica crescenti disparità di ricchezza. Chi sta in fondo ansima e soffre in silenzio, o si sfoga su chi gli sta vicino.
L' opera di James s' inserisce in una tradizione illustre. Alcune fra le pagine più durevoli di Karl Marx riguardano l' alienazione nella società capitalista. L' analisi dell' ingranaggio consumista ha sedotto l' economista John Kenneth Galbraith con La società opulenta e il sociologo Vance Packard con I persuasori occulti, due saggi che alla fine degli anni Cinquanta illuminarono i "bisogni indotti". James ha due autori di riferimento importanti. Il francese Emile Durkheim, uno dei fondatori della sociologia moderna, che con il suo studio sui suicidi nell' Europa del XIX secolo mise in evidenza i costi umani prodotti da industrializzazione e urbanizzazione. Il secondo autore è lo psicanalista Erich Fromm, tedesco emigrato negli Stati Uniti. La sua critica del materialismo formulata oltre mezzo secolo fa ( Psicoanalisi della società contemporanea, 1955), secondo James contiene tutti gli elementi di una diagnosi attuale.
«Abbiamo - scriveva Fromm - un' alfabetizzazione superiore al 90 per cento, abbiamo radio, tv, cinema, un quotidiano per tutti. Ma invece di concederci il meglio della letteratura e della musica passate e presenti, questi mezzi di comunicazione, coadiuvati dalla pubblicità, riempiono le menti con la peggior spazzatura, priva di qualunque senso di realtà».
Sempre Fromm sosteneva che fossimo divenuti caratteri mercantili: «Il valore dell' individuo dipende dalla sua vendibilità. L' abilità e le competenze non sono sufficienti: bisogna anche essere capaci di "comunicare la propria personalità" nella competizione con gli altri. Buona parte di ciò che viene chiamato amore è ricerca di approvazione. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci dica, non solo alle quattro del pomeriggio ma anche alle dieci e a mezzanotte: sei in gamba, vai bene».
Una società che promuove machiavellismo e camaleontismo, che accentua le diseguaglianze sociali ed esaspera l' inseguimento di ogni status-symbol, che esalta la selezione del più forte e umilia gli sconfitti, merita la severa denuncia che fu fatta da Fromm e che James attualizza. Il lavoro dello psicologo inglese convince meno quando individua negli Stati Uniti e nella Gran Bretagna una patologia molto più grave che negli altri paesi; e ritiene che i livelli di "stress emotivo" nel capitalismo angloamericano sono di gran lunga superiori. James si limita alla sindrome dello stress emotivo definita dall' Organizzazione mondiale della sanità. Dalle ricerche dell' Oms trae il principale sostegno alla sua tesi: lo stress emotivo nei paesi anglosassoni risulterebbe molto superiore all' Europa continentale, al Giappone, ai paesi emergenti. James riconosce uno dei rischi di queste statistiche: le indagini sul terreno possono dare risposte viziate da culture diverse. Stupisce il fatto che lo stress emotivo risulti bassissimo in Cina, dove il "darwinismo sociale" è forte, la selezione nel sistema scolastico è spietata, la competizione sul mercato del lavoro raggiunge punte estreme. Resta il fatto che Il capitalista egoista ha il dono della tempestività. Coglie l' aria del tempo che viviamo. Interpreta la traumatica delusione verso le promesse di un modello economico, oggi imploso per le sue contraddizioni. E nella saggezza dello psicologo c' è anche spazio per uno squarcio di speranza:
«È possibile che un' alternativa migliore sia proprio dietro l' angolo e che, per quanto pazzi possiamo essere, alla fine riusciremo a far prevalere il buonsenso».

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