venerdì 17 aprile 2009

Le parole che mangiamo

Vi siete mai soffermati a riflettere quante frasi, parole, detti popolari, condiscono - appunto - la nostra lingua quotidianamente ? A conferma dell'importanza, tutta italiana, che riveste il cibo e la cucina nelle nostre tradizioni "le parole che mangiamo" sono ormai un tutt'uno con il nostro lessico nell'uso comune e, probabilmente, non ci facciamo più molto caso. Le utilizziamo metaforicamente nel sottolineare azioni, esprimere giudizi, indicare oggetti. Così parliamo di grossa "nespola" quando vogliamo evidenziare una bella botta o un bel problema, parliamo di "cipollone" se vogliamo indicare un orologio magari un pò datato ed esprimiamo un giudizio negativo quando diciamo di una persona che non è "nè carne nè pesce". Siamo pieni di queste espressioni gastronomiche, dall'essere "da uova e da latte" fino a diventare "ormai bollito" o "essere della stessa pasta" o ancora "avere le mani in pasta", ma siamo anche in grado di "dividerci o spartirci la torta" e sapere "cosa bolle in pentola", siamo bravi - da italiani - a passare "la patata bollente" a qualcun altro", anche se poi finisce tutto a "tarallucci e vino". Ci lamentiamo che è "sempre la stessa minestra" o "una minestra riscaldata", ma siamo "di bocca buona" anche se "non possiamo digerire il tale", mettiamo poi "troppa carne al fuoco" con il rischio che ci "sia tanto fumo e poco arrosto" e poi c'è sempre chi "la vuole cotta e chi la vuole cruda", chi ha la fortuna di cadere "come il cacio sui maccheroni" oppure di essere ovunque "come il prezzemolo", il peggio però è essere "cattivi come l'aglio". Ci sono anche le persone tutto "latte e miele" o che riescono sempre a mettere "la ciliegina sulla torta" nei lavori, chi fa "cuocere nel suo brodo" gli altri, ma poi tutto "fa brodo", c'è pure il solito che sa "allungare il brodo" o peggio "rivolta sempre la frittata" una volta che... "ha fatto la frittata". E quelli che hanno sempre avuto "la pappa fatta" , "che pizza" seppur "non valga un fico secco" dice delle cose che "c'entrano come i cavoli a merenda", ma per fortuna qualche volta "rimane a bocca asciutta". Ci sono quelli "teneri come il burro" che vorrebbero "far le nozze coi fichi secchi" o mettono "tutto nello stesso calderone", qualcuno è in grado mettere "il piatto forte" e qualcun altro "è alla frutta". Da ricordare di non far sapere al contadino "quanto è buono il formaggio con le pere" - Massimo Montanari docet - quindi è sano avere "sete di conoscenza" e "divorare un libro" (magari proprio quello di Massimo).

Nessun commento: