domenica 25 agosto 2013

Siate ottimisti, siamo oltre la crisi verso l'Era della Nuova Normalità. Senza dimenticare Darwin.

Finalmente cominciano a parlarne anche i media. Stiamo entrando nell'Era "New Normal" dopo la grande crisi del mondo occidentale apertasi nel 2008 con il disastro finanziario originato dal crac Lehman. Questa è la definizione che hanno iniziato ad usare economisti e politologi da qualche tempo. L'emergenza sta avviandosi alla fine, ci si avvia alla normalità.

Ma la Nuova Normalità non sarà un ritorno al periodo pre-crisi, bensì stiamo andando verso un equilibrio diverso dal passato. Un futuro in cui non sarà subito facile vivere. Nell'Eurozona la recessione è finita anche se non in tutti i Paesi, quelli del Sud in particolare. In Italia il PIL (Prodotto Interno Lordo) è calato per l'ottavo trimestre consecutivo, ma dello 0,2% a un ritmo inferiore che in precedenza. Ma l'ottimismo è generato da tre circostanze doverse.

La crisi ha cambiato pelle alla globalizzazione economica così come è stata sempre interpretata. Fino ad ora il canovaccio era rappresentato dalle aziende occidentali che sono andate in Cina, India e Paesi a basso costo di manodopera, per aprire fabbriche chiudendole in Europa e USA. Di fatto è avvenuto un'esportazione di posti di lavoro. Le cose stanno cambiando perchè sta cambiando il modello di crescita che non è più fondato su investimenti ed esportazioni, ma sui consumi interni. 

L'Ocse infatti calcola che nel 2030 ci saranno nel mondo cinque miliardi di cittadini appartenenti a classi medie con buona capacità di spesa. Tre miliardi più di quelli di oggi. Le imprese che sapranno sfruttare questa grande opportunità avranno un new deal assicurato. Il nostro Paese è preparato a cogliere questa occasione ? La risposta classica, e ovvia, è un coro di no. Ma nonostante le molteplici e note difficoltà di fare impresa in Italia nel 2012 le esportazioni italiane sono salite del 4,2% a 474 miliardi, e le previsioni per il 2013 sono di un'ulteriore crescita di un 3,2% quest'anno e di un ulteriore 5,3% nel 2014 per un totale di 514 miliardi. Se pensiamo che queste imprese riescono a competere non grazie allo Stato, ma nonostante lo Stato, se quest'ultimo riuscirà in qualche riforma seria i risultati potrebbero essere eclatanti. Mi sembra che ci siano i segnali di una consapevolezza anche della politica in tal senso.

Tra l'altro alcuni analisti mettono in rilievo come questa consapevolezza può essere oggi un vantaggio competitivo nei confronti di altri Paesi, come la Francia, che sono ancora in fase di negazione dei loro problemi strutturali. C'è l'opportunità per la creazione di nuove imprese e per evitare che entrino in crisi quelle che ancora tengono il mercato. 

Nulla però sarà facile nell'Era della Nuova Normalità. Gli Stati Uniti hanno ripreso a correre e i Paesi emergenti continuano a crescere, l'Europa sta uscendo lentamente dalla situazione negativa. La disoccupazione diminuirà lentamente e non sarà possibile riassorbire tutte le risorse. Gli stessi consumi non saranno più quelli di un tempo.

Non sarà facile, ma si può fare. Diventa indispensabile sapersi adattare. Parafrasando ciò che disse Darwin non saranno le società più forti che sopravviveranno, nè le più intelligenti, ma quelle che si adatteranno più velocemente al cambiamento.




Nessun commento: