domenica 21 novembre 2010

Se le eccezioni diventano la regola È il diritto corporativo all' italiana


Così il predominio degli interessi organizzati penalizza gli individui Residui del passato Gli schemi di comportamento riflettono tuttora in gran parte la tradizione culturale gesuitica tipica della Controriforma Lo Stato si è ridotto a svolgere un compito di mediazione tra i soggetti collettivi più influenti

Sotto il profilo della filosofia o, se si preferisce, della sociologia del diritto, l' assunto principale del lavoro di Giovanni Cofrancesco - the core of the problem, «il centro, il cuore del problema», come si direbbe in un testo inglese - è che il «sistema Italia» è caratterizzato da un nesso causale, un rapporto di causa ed effetto, fra le dinamiche dell' ordine sociale corporativo, che risale addirittura al XIII secolo; la funzione di mediazione fra le corporazioni che il potere pubblico (incluso quello giudiziario) e gli stessi «soggetti collettivi» (i mediatori sociali) esercitano attraverso la distribuzione delle risorse; i cicli economici, alti e bassi, che ne condizionano le capacità e le possibilità stesse di esercitare tale funzione in modo coerentemente sistemico e appropriato. La forte frammentazione sociale, e la non meno forte frammentarietà del sistema nel suo complesso - non compensate dalla Norma fondamentale che, se mai, ne è essa stessa esposta, condizionata e condizionante - ne rappresentano, al tempo stesso, la singolare peculiarità, ma anche, e soprattutto, l' intima fragilità concettuale e la farraginosa operatività. Gran merito di Cofrancesco è non solo di averne colto, storicamente, filosoficamente, sociologicamente, l' essenza ma, e qui sta soprattutto la ragione dell' attributo «gran» al suo merito, nell' aver tradotto tale peculiarità, tale fragilità e tale farraginosità nel lessico del diritto amministrativo, di cui è docente, spiegando in punta di diritto come esse si siano concretate, e ancora si concretino, in una sostanziale, e persino formale, imprevedibilità del quadro normativo nazionale e nell' aleatorietà della sua applicazione. Cofrancesco è uno dei pochi liberali «autentici» di questo nostro Paese. Perciò, sensibile alle libertà e ai diritti dell' Individuo quale egli è, constata subito, e sottolinea più volte, le discrasie che ne derivano. Le libertà e i diritti - in definiva le garanzie degli Individui, in un sistema siffatto - sono subordinati alle strutture e agli interessi corporativi, nel senso che lo stesso principio di «cittadinanza», sostanziale e formale, in ordine all' esercizio di tali libertà e di tali diritti, è riconosciuto solo in quanto dipendente dall' appartenenza ad una corporazione e ne incarni gli interessi. L' Individuo «isolato» ha più di una difficoltà a farli valere. I conflitti, e la loro stessa complessa composizione fra le corporazioni, sono fluttuanti, nel senso che non sono né stabilizzati di fatto, né, tanto meno, individuati e formalizzati in diritto. L' Ordinamento giuridico, l' esercizio della Giustizia e le decisioni che ne derivano, finiscono, così, con avere - secondo la tradizione cattolica che risale ai gesuiti della Controriforma - una caratterizzazione «casuistica»; sono, cioè, dipendenti, di volta in volta, dalle circostanze, dalla natura e rilevanza dei soggetti sociali in campo, dalla variabilità delle condizioni esterne, dalle risorse, a disposizione del potere pubblico e dei «soggetti collettivi», che devono essere distribuite come remunerazione per la composizione del conflitto. Un labirinto dal quale non sempre è facile uscire anche ai soggetti che lo popolano, per non parlare a coloro i quali ne devono interpretare, e sbrogliare, il disegno. Le capacità, e le possibilità reali, di mediazione, da parte del potere pubblico e dei «soggetti collettivi» mediatori, fra gli interessi corporativi, attraverso la distribuzione delle risorse disponibili, dipendono, perciò, dal livello di sviluppo del Paese: sono alte, in caso di forte espansione economica; basse, in caso di contrazione; correlate, come sono, più che a una domanda interna, storicamente poco stabilizzata e sempre fortemente contenuta, a quella esterna, peraltro esposta anch' essa ad alti e bassi. Detto in altre parole, l' equilibrio del sistema, e la sua stessa funzionalità, dipendono soprattutto dalla richiesta di nostri manufatti da parte degli altri Paesi, cioè dalla ricettività alle nostre esportazioni. Più la congiuntura è favorevole - «tira», per dirla con linguaggio giornalistico - maggiori sono le possibilità del sistema di restare in equilibrio, e di assolvere efficacemente le proprie funzioni, secondo la propria precaria logica interna. I cicli economici attraversati nei secoli dall' Italia sono stati la «Guida temporale e concettuale» di Cofrancesco nell' individuazione delle variabili che hanno influenzato, e attraverso le quali si è espresso, il sistema. Il quadro che scaturisce dalla parte analitico-descrittiva del lavoro è quello di una sorta di «volatilità» generalizzata e permanente, sociale, temporale, economica, politica, legislativa, per non dire civile, che finisce per caratterizzare il nostro diritto, e lo stesso sistema giudiziario, come un complesso «a geometria variabile», e col conferire alle sue decisioni una natura «casuistica», se non proprio aleatoria. Sotto questo aspetto, il titolo e il sottotitolo stessi del libro edito da Giappichelli - Il sistema corporativo. Diritti e interessi a geometria variabile - non potrebbero essere più indovinati ed esplicativi. Non è, dunque, solo casuale, bensì, anche se non soprattutto, «causale», la carenza di «certezza del diritto» che caratterizza l' esercizio della giustizia all' interno di un Ordinamento giuridico pur formalizzato quale è il nostro. Certezza che, invece, legittima l' applicazione delle norme e la loro esecuzione - sulla base del principio universale che «la Legge è uguale per tutti» - in Paesi di più matura tradizione liberale. La variabilità, caso per caso, delle decisioni, malgrado la formalistica rigidità dell' Ordinamento generale, spiega, così, le numerose «eccezioni» alla regola e, allo stesso tempo, l' eccesso di discrezionalità del potere pubblico e dei «soggetti collettivi» mediatori chiamati a mediare fra interessi contrapposti, con la conseguente disparità di trattamento fra le parti in causa. Potere pubblico che, peraltro, è, a sua volta e in qualche misura, condizionato, se non subordinato, all' ordine sociale corporativo, influenzandolo e essendone, a sua volta, influenzato. È lo stesso schema che informava il comportamento della Chiesa della Controriforma, all' interno della Comunità dei fedeli, quando si trattava di assorbire eventuali tentazioni scismatiche e di dirimere le controversie fra opposte interpretazioni del suo magistero, prima che diventassero eresie e ne mettessero in pericolo l' autorità universale. In conclusione. Un testo, ancorché «accademico», e destinato all' insegnamento, anche per chi non abbia una particolare dimestichezza con le tecnicalità del diritto, con quelle spesso incomprensibili della nostra produzione legislativa, con le sue spesso surreali applicazioni. Anzi. Esplicativo delle une e delle altre. Intendiamoci. Ciò non significa che sia un testo facile e, tanto meno, banale. Tutt' altro. Io l' ho letto con piacere e interesse e non è detto che i lettori del «Corriere» non ne (ri)trovino l' eco in miei futuri articoli. Il suo pregio maggiore sta, infatti, nel suo carattere non convenzionale, nell' essere un' interpretazione storiograficamente, filosoficamente, sociologicamente, giuridicamente corretta e, al tempo stesso, «politicamente scorretta» - che, da noi, finisce con l' apparire «paradossale», anche se paradossale non lo è affatto - del sistema Italia. L' anticonformismo, soprattutto in un Paese di conformisti come il nostro, è la cifra intellettuale e culturale del liberalismo di entrambi i fratelli Cofrancesco (anche Dino insegna all' Università di Genova). Per un liberale, direi che non è neppure un merito, ma un abito mentale, un modo d' essere. Se no, che liberale sarebbe mai Giovanni Cofrancesco? 
Il testo pubblicato è la prefazione scritta da Piero Ostellino per il libro di Giovanni Cofrancesco e Fabrizio Borasi «Il sistema corporativo. Diritti e interessi a geometria variabile» (Giappichelli, pagine 211, Euro 20) Il saggio analizza le ragioni storiche e sociologiche che rendono l' ordinamento italiano molto carente sotto il profilo essenziale della certezza del diritto Giovanni Cofrancesco, professore di Istituzioni di diritto pubblico, insegna presso la facoltà di Giurisprudenza dell' Università degli Studi di Genova. Fabrizio Borasi, cultore di Diritto pubblico, è funzionario di Rete Ferroviaria Italiana 

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