domenica 27 luglio 2014

Rimani focalizzato o, come si usa dire, …sul...





Rimani focalizzato o, come si usa dire, …sul pezzo!


Rimanere focalizzati sugli obiettivi.

Essere autodisciplinati.

Avere una voglia tremenda e disperata di riuscire.

Non si arriva in cima senza un duro lavoro.


E’ indispensabile avere degli obiettivi chiari nella mente, pensare e “vedere” qualcosa che si vuole davvero.

Credere in se stessi ed essere costanti e tenaci, senza lasciarsi distrarre dalle cose che ci siamo prefissi. A


volte saremo costretti ad alcune deviazioni, per forza o per cali di volontà momentanei.

Ma rimanere focalizzati sugli obiettivi è il segreto per non mollare e riprendere per raggiungere lo scopo.

Nel business come nella vita privata. Mai mollare. Ritentare e continuare a ritentare.


Mantenersi pazienti e perseveranti senza lasciarsi scoraggiare dagli eventi o dalle persone.

E’ normale avere delle flessioni nello spirito, ma pensiamo sempre che si possono e devono superare.


L’autodisciplina, applicata anche ai piccoli particolari quotidiani, è di grande aiuto.




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giovedì 17 luglio 2014

Vivere, mai sopravvivere. Rifiutare la mediocrità, in qualunque...





Vivere, mai sopravvivere

Rifiutare la mediocrità, in qualunque campo.

Non rassegnarsi mai, per vivere e non sopravvivere.

Coltivare una volontà autonoma per avere il potere di fare qualcosa quando tutto ciò che ti sta intorno ti induce a desistere. Continuare sempre nella ricerca interiore di quelle sensazioni che ti portano ad assecondare il desiderio potente e naturale al cambiamento, che è garanzia di dinamismo e valore. Nella vita professionale come in quella privata. In ciò aiuta molto la riflessione e la meditazione che contribuisce a maturare una propria consapevolezza e ti rende capace di scegliere le cose che ti fanno felice, scartando quelle che non lo sono.

Per questo occorre compiere una sorta di cammino interiore simile al lavoro che una volta facevano gli uomini per accendere il fuoco. Batti e ribatti una pietra contro l’altra, senza stancarti, finché… scocca la scintilla. Per nascere il fuoco ha bisogno del legno, ma per divampare deve aspettare il vento. Ecco il fulcro di tutto. Cercare sempre il fuoco nella propria vita, attendere il vento per scatenare tutto il nostro potenziale, perché - diversamente - senza fuoco e senza vento i nostri giorni non sono molto diversi da una mediocre prigionia.


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domenica 13 luglio 2014

Startup, ecco i 10 luoghi comuni da sfatare

In ogni puntata di EconomyUp, il martedì alle 22 su Reteconomy Sky 816, Emil Abirascid nella sua rubrica "Fa' la cosa giusta" smonta falsi miti sulle nuove imprese innovative. Qui ci fa la top ten delle idee (sbagliate) più diffuse. Da cancellare al più presto

di Maurizio Di Lucchio

Intorno alle startup ci sono una serie di luoghi comuni duri a morire. Provare a fare piazza pulita di tutte le convinzioni erronee che circolano nell’ecosistema, sia in Italia che oltre confine, è il dovere di ogni buon giornalista che si occupa di questi temi. Ed è proprio questa una delle attività preferite di Emil Abirascid, “innovologo” e CEO-fondatore di Startupbusiness: smontare i falsi miti. 

Lo spazio in cui Abirascid demolisce le certezze farlocche di cui si sente parlare tra esperti (e non) di nuove imprese è Fa’ la cosa giusta, una rubrica che va in onda ogni martedì sera alle 22 su Reteconomy all’interno del nostro format EconomyUp. Per l’occasione ci siamo fatti sintetizzare dal fondatore di Startupbusiness i dieci luoghi comuni più diffusi nel mondo startup. Quelli da smantellare prima possibile. 

1. Tutti possono creare una startup
Uno dei luoghi comuni più bizzarri è che nell’epoca delle startup tutti possono diventare imprenditori. Il motto “Se non hai un lavoro, inventalo” non vale per tutti. Ma solo per quelli che hanno capacità, competenza, intraprendenza. Startupper sì, ma con cautela… 

2. Le startup sono una cosa da giovani
Le startup sono una cosa per chi ha capito la filosofia della nuova imprenditoria. Sono certamente per una nuova generazione di imprenditori. Ma non è detto che la nuova generazione corrisponda automaticamente con i giovani dal punto di vista anagrafico. Ci sono molte startup create da gente più ‘attempata’ che crescono e fanno successo. 

3. Le startup sono un affare per esperti di tecnologia 
Può accadere che una persona con zero nozioni di informatica possa fondare una nuova impresa. Se si dota di uno staff in cui c’è chi ha anche quelle competenze non c’è nessun problema.  

4. Avere un’idea rivoluzionaria è tutto 
L’idea da sola vale zero, nulla. Diventa qualcosa soltanto se la si sa trasformare in un business. Se c’è la cosiddetta execution.

5. In Italia non ci sono abbastanza soldi a disposizione
Non ci sono sufficienti risorse per finanziare tutte le potenziali idee di business che ci sono. È vero. Questo però non significa che in Italia siamo a zero. Ci sono persone competenti e attente anche tra i finanziatori italiani. Però, l’ammontare complessivo di denaro a disposizione dell’innovazione deve crescere. 

6. Le banche non servono all’ecosistema startup  
Le banche, se viste come strumento di finanziamento in capitale di rischio, non posso essere utili allo scopo. Di solito operano in modo diverso: prestano soldi. Ma le startup non si fanno col debito. Se le banche ti danno dei prestiti, te li danno sulla base di garanzie. Se puoi offrirle, vai avanti. Altrimenti non ti viene erogato nessun prestito. Una startup nata con i soldi delle banche non si è mai vista. Eppure, le banche però hanno un ruolo importante nel costruire credibilità per il mondo delle nuove imprese agli occhi dei loro clienti corporate. E quindi possono lavorare per accrescere il loro valore presso il mondo industriale.  

7. L’innovazione costa tanto
Mettiamola così: ci sono innovazioni che costano più delle altre. Sostenere l’innovazione di una startup attiva nel web costa molto meno che quella di un farmaco. Per quanto possa costare, il nuovo valore prodotto dall’innovazione è cosi elevato da giustificare l’investimento fatto.

8. Anche un bar può essere una startup 
Tecnicamente qualsiasi nuova impresa è una startup. Quindi, anche un bar potrebbe essere una startup. Noi però ci riferiamo ad aziende di nuova generazione che sviluppano nuove cose ma che si caratterizzano perché hanno un nuovo approccio al concetto di imprenditoria. È più una questione culturale che di contenuto.  

9. Se non è scalabile rapidamente, non è una startup 
Tutte le startup sono imprese. Cominciamo a chiamarle così. Capaci di creare valore, fatturato, posti di lavoro, ricadute sul territorio. Le imprese ad alta scalabilità sono quelle che attirano di più l’attenzione degli investitori perché hanno la capacità di tradurre l’investimento iniziale in un ritorno di alto valore. Eppure, ci sono fondi di investimento che si concentrano su startup che hanno una scalabilità meno spiccata: si pensi al biotech.  O ancora, c’è chi, in campo industriale, si interessa e investe in nuove conoscenze e nuove tecnologie, senza pensare a un ritorno finanziario immediato.  

10. Fare startup è “fico”
Fare startup è divertente, entusiasmante. Ma è un grande impegno, che richiede sacrificio e lavoro. Chi decide di avviare la sua impresa deve crederci fino in fondo, dedicarcisi totalmente, sapere che per i primi 3-4 anni ci deve essere solo quello, escluso il tempo per gli affetti. Bisogna sacrificare tempo libero, vacanze, attività di altro tipo per sviluppare l’impresa nel modo migliore possibile. Sapendo, tra l’altro, che il successo non è garantito. In conclusione, fare startup è “fico” ma faticoso. 


da EconomyUp ( http://www.economyup.it/startup/1344_startup-ecco-i-10-luoghi-comuni-da-sfatare.htm ) 

http://www.startupbusiness.it

@emilabirascid


Ecco i 10 errori più frequenti di chi fa startup

Ogni martedì sera alle 22 va in onda EconomyUp su Reteconomy (Sky816). Matteo Bogana del Polihub, che firma la rubrica Startup Corner, racconta i passi falsi più comuni dei giovani imprenditori. A cominciare dalla mancanza di sintesi (la "tendenza alla supercazzola")

di Ferdinando Cotugno

Matteo Bogana (Polihub)Matteo Bogana (Polihub)Gli startupper spesso commettono errori, che possono pregiudicare anche il successo anche di un’idea che altrimenti avrebbe funzionato. Matteo Bogana, da coordinatore delle start-up del Polihub, ne conosce tanti, di giovani aspiranti imprenditori, e negli anni ha imparato a valutare non solo il loro talento (sono molte le exit e le storie di successo dell'acceleratore della Fondazione Politecnico di Milano) ma anche i loro tic e i loro limiti.

Li racconta ogni martedì sera alle 10 su Reteconomy nella sua rubrica Startup Corner, all’interno del nostro format EconomyUp. In questa occasione, ci siamo fatti raccontare e sintetizzare da Bogana i dieci errori più frequenti tra gli startupper. Se avete un’idea e sognate di diventare il nuovo Zuckerberg, stampate questa pagina e attaccatela vicino al vostro computer. Vi tornerà utile. 

 

1) Non aprire un motore di ricerca web per cercare i competitor o le soluzioni sostitutive
“Troppo spesso la gente non fa neanche la fatica di verificare se c’è qualcun altro al mondo che ha avuto la stessa idea. Questo succede soprattutto con i social network, le app e tutto il mondo del digitale. In questi casi la competizione è internazionale, e la possibilità di un progetto simile già in giro sono molto alte”.  

2) Non trasmettere una visione: spesso si guarda al dito invece che alla luna
“Gli startupper tendono a non trasmettere un’idea abbastanza estesa e ad alto potenziale ai propri interlocutori. Quando mi raccontano il progetto, invece di mostrarmi le potenzialità, e far vedere il mercato, si perdono nel dettaglio tecnico. È un problema tipico soprattutto di tecnici e ingegneri”.  

3) Mancanza di sintesi: non andare velocemente al cuore del business 
“L’interlocutore non starà ad ascoltarvi oltre la terza slide. Invece i ragazzi prima di arrivare al punto fanno passare svariati minuti, perdendo l’attenzione di chi hanno di fronte. C’è una tendenza alla supercazzola per così dire”.  

4) Allinearsi al pensiero comune invece di andare controcorrente 
“Leland Stanford, tra le altre cose fondatore della Stanford University, diventò una delle persone più ricche al mondo vendendo picconi ai cercatori d’oro. Insomma, riuscì a fare soldi guardando in modo diverso, e creativo, alla corsa all’oro”.  

5) Non spiegare come si fanno i soldi e chi paga
“Ti raccontano diecimila cose ma dimenticano di chiedersi chi sono i clienti e come si fanno i soldi. Troppo spesso ci si mette a inventare prodotti o servizi senza avere in mente un revenue modeloppure, peggio, pensando di competere sul mercato andando al ribasso sul prezzo”.  

6) Sottovalutare l’importanza del core team
“Tecnico e venditore spesso si sottovalutano a vicenda, ma senza entrambi non si va da nessuna parte. Una startup è sempre fatta di qualcuno che inventa e qualcuno che vende”.  

7) Sottovalutare la complessità della tecnologia nello scale-up e la scarsezza di tecnici capaci, specialmente informatici
“Un problema tipico delle startup che incontro è quello di concepire soluzioni ad alto contenuto tecnologico senza essersi posti il problema di trovare i tecnici. Avere in partenza quel tipo di persone nella propria squadra è assolutamente strategico. Quando sollevo il problema, mi dicono: questo poi lo farà il consulente. E poi vengono da me disperati perché non lo trovano”.  

8) Non chiedere ai clienti che cosa pensino delle idee
“Errore tipico e grave: non confrontarsi con il mercato, avere paura di chiedere al cliente: ma questa cosa ti serve? Cosa ne pensi?”  

9) Non mettersi nelle condizioni di poter fornire una validazione del progetto imprenditoriale  (prototipo e feedback mercato)
“Troppo spesso ci si ferma alle idee, ai concetti, invece bisogna sempre avere pronti e in mano da mostrare a investitori e clienti qualcosa di concreto, reale”.  

10) Sottovalutare i costi reali per l’avviamento di una startup
“Anche in questo caso è un problema di visione corta. Un esempio tipico che vedo spesso sono le startup che non mettono in conto i costi di marketing, quando si tratta di promuovere un nuovo social network, una app oppure una piattaforma di e-commerce”. 


da EconomyUp ( http://www.economyup.it/startup/1258_ecco-i-10-errori-piu-frequenti-di-chi-fa-startup.htm )

mercoledì 9 luglio 2014

Matteo Renzi al #DigitalVenice chiude con una frase che rimane impressa: “L’Italia deve cambiare faccia, anzi interfaccia”. #innovazione

Matteo Renzi al #DigitalVenice chiude con una frase che rimane impressa: “L’Italia deve cambiare faccia, anzi interfaccia”. #innovazione

by Pierangelo Raffini



July 09, 2014 at 12:52PM

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