mercoledì 31 marzo 2010

Al Porto

Può apparire un nome scontato e anonimo questo "Al Porto", ristorante posto a Porta Genova, in centro a Milano, ma in realtà il nome è molto azzeccato. Prima che chiudessero questa parte dei Navigli per far posto al traffico della città, questa era in realtà un'area portuale a ridosso della Darsena. A dare poi un ulteriore tocco "marinaro" contribuisce l'arredamento della parte interna, una buoaserie in legno che copre i due piani. Questo edificio daziale si compone però anche da una bella veranda chiusa, agibile assolutamente anche d'inverno, con una caratteristica molto particolare: possiede uno dei pochi impianti di ricircolo autorizzati che consente, solo in questa parte, di fumare durante il pasto. Il locale aperto dal 1967, è sempre pieno sia a colazione che alla sera, anche di uomini e donne di business, per cui consiglio vivamente di telefonare prima. Ha una convenzione anche con il garage limitrofo, vicino ad un supermercato, con l'ulteriore comodità che è gratuito previo timbro della marca del parcheggio fatta fare dal ristorante. Il titolare, Domenico Buonamici, si avvale in cucina della moglie Anna che controlla i "processi" e la qualità dei piatti serviti e la figlia Barbara sta giustamente prendendo in mano, con grande professionalità e simpatia,  la gestione di questo "patrimonio" gastronomico. La cucina è veramente ottima, basata tendenzialmente sul classico, ma esguita con grande maestria. Naturalmente il pesce - sempre freschissimo - è il re del menù, interessante e curata anche la carta dei vini. Veramente valida tutta la proposta, dagli antipasti ai risotti, dalle diverse zuppe ai secondi (es. il rombo al rosmarino, l'orata al cartoccio con sale rosa, il branzino al vino Pigato e olive taggiasche). Segnalo il fritto misto di scampi e calamaretti ma ae i crostacei. Ottimi anche i dolci. Buono il rapporto qualità/prezzo.

Ristorante Al Porto - P.ta Genova, Piazza G. Cantore - Milano - tel. 02.89407425 - Chiuso domenica e lunedì a mezzogiorno

Al Pirata

Il ristorante "Al Pirata" di Voghiera in provincia di Ferrara è un locale, anche questo, specializzato nel pesce. Sempre molto frequentato anche da molti bolognesi essendo facilmente raggiungibile dall'autostrada, si presenta con sale rustiche in cui, alle pareti e al soffitto, sono appesi decine di tegami di varia forma in rame e piatti di bilancia di un tempo. Il servizio è buono, veloce e il personale è molto cordiale e disponibile. Generosi gli antipasti sia nel numero che nelle quantità, molti con caratteristiche un pò sfiziose e originali nella preparazione. Ottima la crepes con i gamberi e i gamberi con sugo piccante, accompagnato da pane caldo. Tutti i piatti hanno comunque la caratteristica dell'abbondanza: dalle paste che vengono servite nelle padelle di cottura ai secondi, dove per esempio la grigliata di crostacei che abbiamo preso, era veramente monumentale. I condimenti, soprattutto per le paste, sono molto saporiti. Una discreta scelta di vini può accompagnare la vostra esperienza gastronomica. Essendo i tavoli molto vicini tra loro ed essendo spesso pieno, può risultare in certe serate un pò rumoroso e con poca privacy. Un ristorante con una buona cucina di pesce in cui si può trovare vera soddisfazione nel palato, con prezzi medio-alti. 

Ristorante Al Pirata - Via Provinciale, 118 - Voghiera (FE) - Tel. 0532.328042 - Chiuso la domenica sera e il lunedì.

domenica 28 marzo 2010

Il valore interiore di un uomo.

Il valore di un uomo dipende innanzi tutto dalla misura in cui i suoi sentimenti, pensieri e azioni contribuiscono allo sviluppo dell'esistenza degli altri individui. La differenza la facciamo nell'attimo in cui sposiamo la solidarietà, l'attimo in cui decidiamo di essere aperti verso il prossimo e di donare qualcosa senza attendersi sempre di ricevere qualcosa.
Impadronirsi della propria mente con convinzione, tenere la mente fissa su ciò che si desidera e distoglierla da ciò che non si desidera, eliminare ogni pensiero negativo attraverso l'introspezione, essere felice con se stessi e con gli altri, abituarsi ad essere tollerante, dare a se stesso consigli positivi, se si è credenti sfruttare la potenza della preghiera, fissarsi degli obiettivi e imparare ad accettarsi per quello che si è, sono tutti strumenti per accrescere il proprio valore interiore.

Imparare quel senso dello "humor" che mi permette di accettare meglio me stesso e la vita. Non essere sempre tanto seriosi, tutto quel comitato di critica interiore, la ricerca assoluta della perfezione per se e negli altri, il mito dell'infallibilità. Abbassare l'asticella permette di abbassare "l'ansia da prestazione" e vivere meglio.
Ci sono alcune cose fondamentali che possono fare la differenza nella propria vita: l'amicalità, ossia essere aperti, l'energia, la stabilità emotiva, l'apertura mentale al confronto e la coscienzosità. Smettiamo anche di dare giudizi immediati pensando subito male di qualcuno. E' un esercizio facile, perchè così ci hanno abituato fin da piccoli. Quando si pensa male a volte si è nel male, il detto "dal proprio cor l'altrui misura" è chiarificatore. Se pensiamo male di una persona, forse siamo stati abituati così nel nostro ambiente, forse siamo così dentro.

sabato 27 marzo 2010

Porre attenzione al tempo

I fine settimana che dovrebbero essere periodi dedicati, per eccellenza, a se stessi rischiano di diventare in molti casi giorni, anche questi, occupati e frenetici. Così i momenti indispensabili da dedicarsi a riflessioni e valutazioni diventano minimi, accidentali o strappati di forza nel procedere forsennato delle attività da svolgere. non si dovrebbe mai dimenticare che i risultati o le decisioni importanti nella nostra vita, sono frutto anche del tempo giustamente dedicato a se stessi e alla propria interiorità. Periodi, ore, momenti, trascorsi in silenzio e in solitudine con gusto e passione per la ricerca introspettiva, di sè stessi per affrontare sempre nuove sfide e raggiungere i nostri obiettivi con lucidità.

La sorte

Nessuno deve pensare che, nel corso della vita, tutto debba sempre andargli bene, perchè la sorte è volubile e dopo un lungo periodo di sereno è inevitabile che venga il brutto tempo.

Esopo

mercoledì 24 marzo 2010

Le priorità

Ho imparato a non fare di più ogni giorno, nell'inconscio tentativo di riempire ogni secondo della mia vita in modo compulsivo pensando, erronamente, di fare completa la mia esistenza. Tutto è migliorato. Quando capita ancora, ogni tanto, di essere sovraccarico di impegni, mi accorgo di essere nei miei momenti più improduttivi. Mi perdo in cose non così importanti o rinviabili. Per essere produttivi occorre essere organizzati, selettivi e concentrati sulle poche cose veramente importanti.
Mi ripeto con continuità che la mancanza di tempo è la mancanza di vere priorità.

martedì 23 marzo 2010

La vera libertà

La vera libertà è molto più che avere un reddito sufficiente e il tempo di fare quello che si vuole. Non bisogna farsi ossessionare dalla velocità e dallo stress della quantità. Impara a rallentare. Perditi deliberatamente.

lunedì 22 marzo 2010

Cinque Euro... i Valori minati fin dall'adolescnza

Massimo Gramellini - da "Buongiorno" - La Stampa

Arriva una lettera firmata. Racconta di una mamma che, facendo pulizia nella stanza della figlia dodicenne, trova una busta con un migliaio di euro in tagli da 5. Pensa a un furto e ad altre cose orribili, tranne all’unica che, messa alle strette, di lì a poco la ragazzina le confesserà: i soldi sono il ricavato di prestazioni sessuali eseguite a scuola. La madre è sconvolta dalla scoperta e dalla reazione della figlia: di normalità. Incolpa il Grande Fratello e i politici (una volta avremmo detto «la società») per il pessimo esempio che danno.

Sorvolando sulle responsabilità di quella famiglia, che sicuramente ci saranno ma che non abbiamo strumenti per valutare, un’osservazione si impone inesorabile: la morte del futuro ha cancellato nei ragazzi l’idea di crescita. Un tempo la vita era un percorso e ogni fase consisteva in un passaggio che tendeva a uno scopo: il raggiungimento della consapevolezza di se stessi e di che cosa si voleva diventare. A un certo punto il meccanismo è saltato. La vita ha smesso di essere una scala da salire un gradino dopo l’altro ed è diventata un’arena piatta e senza confini. Ma se manca l’idea di un percorso da compiere, l’unico navigatore diventa l’utilitarismo. Voglio soldi e me li procuro nel modo più facile. Vendo sesso (o lo compro) senza pensare alle conseguenze, perché già la parola «conseguenze» presuppone una coscienza del tempo e dello spazio che non posseggo più. Purtroppo in un mondo che - a casa, in politica, in tv - non fa che togliere ringhiere da tutte le parti, è molto più facile cadere.

Avere radici per gestire il cambiamento

Diceva il parlamentare spagnolo Antonio Aparisi y Guijarro nel Secolo XIX : "Vengo da molto lontano, ma vado molto avanti. Voglio conservare i principi immortali dei nostri padri, il fuoco sacro della società. Ricevo l'eredità dei nostri padri con beneficio d'inventario, il buono è mio, il male lo scarto, ma anche quando hanno sbagliato, voglio imitare i figli buoni di Noè che coprirono pietosamente le nudità del proprio padre, senza dimenticare gli errori per non cadere in essi".

Il business

Il business non è solo indossare gli abiti giusti o fare contenti gli azionisti.
E' essere coerenti con se stessi, con le proprie idee e concentrarsi su ciò che è essenziale.

Richard Bransor - Chairman of Virgin

mercoledì 17 marzo 2010

Azienda da sogno

di Antonio Carlucci

Istruttori, medici, consulenti per ogni necessità. E orari flessibili, autonomia vera, incentivi a volontà. Viaggio nel quartier generale dell'impresa migliore del mondo.

La riforma sanitaria che Barack Obama vorrebbe e il Congresso non approva non costituisce un problema alla SAS, una società che produce software nel North Carolina e che è tra i leader mondiali del mercato. Gli uomini e le donne che lavorano per la SAS sono coperti da un'assicurazione che viene pagata al 90 per cento dall'azienda. Non basta: ogni volta che hanno un problema - influenza o un dolore alla schiena, un'analisi del sangue o un improvviso mal di denti - trovano a due passi dal loro ufficio un centro dove sono pronti a intervenire 4 medici, 10 infermieri, fisioterapisti, tecnici di laboratorio, psicologi. In tutto 56 persone al servizio dei 4.200 impiegati, quadri e dirigenti del quartiere generale della SAS. Il servizio è totalmente gratuito. Con una sola eccezione: chi prende un appuntamento e poi non si presenta deve pagare 10 dollari. Tutto ciò costa alla azienda 4,5 milioni di dollari l'anno, ma c'è allo stesso tempo un risparmio complessivo di 5 milioni di dollari, il corrispettivo delle ore perse per raggiungere il medico personale.

Al vertice della SAS c'è il suo fondatore, James Goodnight, per gli amici Jim, per tutti gli altri Doctor Goodnight. Uomo del Sud sia per i modi gentili che per l'accento, ha modellato la sua azienda seguendo una filosofia di vita e di relazioni umane ben precisa. La spiega a 'L'espresso' con queste parole nel suo ufficio tutto di pareti di cristallo e punteggiato da una collezione di minerali provenienti dai cinque continenti e dallo spazio, un meteorite nero, liscio e lucido: "Se uno è chiamato alla sfida di creare qualcosa come un software, ha bisogno di non annoiarsi mai, di non avvertire il peso dell'andare al lavoro, di sentirsi protetto dai problemi che la vita gli mette davanti e libero di organizzarsi nel tempo e nello spazio per dare sfogo alla creatività".

Jim Goodnight, l'uomo più ricco del North Carolina e tra i più ricchi al mondo con un patrimonio personale di quasi 9 miliardi di dollari, ha costruito pezzo dopo pezzo la SAS. Oggi, a 34 anni dall'inizio dell'avventura, in un bosco di 170 ettari curato in ogni dettaglio ci sono una ventina di edifici: in acciaio e cristallo neri per il vertice aziendale e tutto bianco con il tetto trasparente e le palme che crescono all'interno per i maghi degli algoritmi; quadrato e in granito per il teatro e gli studi televisivi, semplicemente in mattoni per la piscina con palestra su due livelli a sfruttare la pendenza di una collina, come per l'asilo per i figli dei dipendenti. Questa architettura contempla anche la presenza di un giardino per la meditazione, sempre aperto.

La SAS, il cui motto è 'The Power to Know', il potere della conoscenza, è una società non quotata in Borsa che fa profitti. Anno dopo anno, in aumento, da qualche centinaio di milioni di dollari della fine degli anni Settanta ai 2 miliardi e 300 milioni di dollari del 2009, nell'anno più nero dell'economia americana e mondiale. Oggi la forza della SAS sul mercato del lavoro e nella competizione con i concorrenti sta anche nell'annuncio che il grande capo ha fatto quando l'onda della recessione ha colpito gli Stati Uniti: "Comunicai che la compagnia non avrebbe fatto licenziamenti, né in America, né negli altri Paesi dove siamo presenti" (anzi, nel 2009 sono state fatte 264 nuove assunzioni). Racconta l'ingegnere elettrico Steve Benfield che è arrivato alla SAS dopo essere stato licenziato dalla Nortel in un momento di vacche magre: "Essere tranquillo mi fa lavorare meglio. E poi qui so di poter contare su una squadra affiatata per risolvere ogni problema". Gli fa eco Johnny Sterling, esperto di database: "Questa è la terza azienda della mia vita, ma è la sola che mi ha offerto la possibilità di cimentarmi in sei progetti diversi nel corso della mia esperienza". Pubblicità aziendale? Realtà piegata ad arte per dimostrare a tutti i costi una filosofia economica e societaria diversa? C'è un dato storico indiscutibile a rispondere a queste domande: chi entra alla SAS non ha nessuna voglia di uscirne, tanto è vero che il turn over è del 2 per cento l'anno contro una media americana del 22 per cento nelle società di software.
Di certo, il comportamento tenuto al tempo della crisi ha convinto la rivista 'Fortune' a mettere la SAS al primo posto della classifica annuale dove si raccontano "le migliori 100 aziende per le quali lavorare". Nel 2008 era al ventesimo, adesso è sul podio più alto lasciando dietro giganti come Google, Dreamworks e Cisco che hanno come bandiera un sistema di relazioni che punta a fare felice chi lavora. Jim Goodnight non ama certamente la filosofia predominante nel mondo dell'impresa secondo cui dopo aver dato uno stipendio più o meno interessante a chi lavora e un luogo dove lavorare, e forse anche qualche premio ai più meritevoli, il compito finisce lì. Lui si occupa del portafoglio di chi è alle sue dipendenze, ma anche della testa: nel senso che è convinto che la tranquillità economica di chi lavora alla SAS non basta, serve anche serenità intellettuale sul posto di lavoro e fuori. Se in famiglia ci sono problemi, se c'è un figlio adolescente che crea rapporti complicati, se c'è un genitore da accudire, la testa sta da un'altra parte durante l'orario di lavoro. E allora, il tentativo in corso da 34 anni alla SAS è di ridurre a zero ogni problema. Visto dal punto di vista del bilancio aziendale, la filosofia di Doctor Goodnight si manifesta così: ad ogni dollaro di stipendio vengono aggiunti 40 centesimi sotto forma di benefit.

Ecco allora che alle 6 del mattino i primi impiegati entrano nella piscina costruita nel Campus SAS prima di cominciare il lavoro e tra loro c'è quasi sempre John Sall, cofondatore e oggi vice presidente. Tra le 7 e le 9 le donne con figli piccoli prima si fermano in uno dei due asili, uno dedicato ai piccolissimi, l'altro a quelli tra i 3 e i 5 anni per un totale di 600 posti, sapendo anche che potranno andare a trovarli quando vogliono nel corso della giornata. E allo stesso orario si animano i tre caffè-ristorante che servono ogni giorno 500 prime colazioni e quasi 3 mila pranzi. Infine, alla pausa di mezza giornata, la palestra e i campi di pallavolo e basket coperti si animano per un corso di yoga o di Pilates o una sfida tra gli inventori di software e gli analisti di mercato.

Se questa è la parte ludica del rapporto lavoratori-SAS, ci sono altri momenti in cui l'organizzazione aziendale viene in soccorso di quella familiare. Non sai come smettere di fumare? C'è chi ti aiuta nell'impresa. Hai il genitore anziano che non è più autonomo? Alla SAS c'è qualcuno pagato apposta per darti consigli. Non hai potuto avere figli e stai pensando all'adozione? Non solo c'è un ufficio dove troverai tutto, dai consigli legali alle istruzioni dello psicologo sul modo di comportarsi il giorno in cui arriverà il bambino. C'è anche un contributo a fondo perduto di 5 mila dollari per le prime spese. "Da sola non ce l'avrei fatta a portare a termine una adozione", racconta Caroline Brickley da vent'anni nella azienda di Cary nella sezione che si occupa di pubblicazioni e felice di esserci. Naturalmente se sei una mamma SAS e il figlio si è ammalato, non verrai mai presa dall'angoscia di dover correre a casa per controllare la situazione: uscirai dall'ufficio e finirai il lavoro da casa via computer.

Con una settimana lavorativa di 35 ore su 5 giorni, che taglia netto il dibattito taylorista sulle aziende che non possono sopportare economicamente un orario del genere, con la mancanza di qualsiasi controllo di entrata e uscita, con l'assenza del problema che oltre un certo numero di giorni di malattia sei fuori dal lavoro (pratica diffusa negli Usa), la SAS macina profitti che hanno consentito a Jim Goodnight non solo bilanci positivi, ma di possedere una flotta aerea aziendale con un Boeing 737, due jet più piccoli e un elicottero, una collezione di 3 mila opere d'arte, soprattutto sculture e dipinti messi a dimora negli edifici e lungo le strade del Campus SAS, e di avere tra i dipendenti anche due artisti che lavorano esclusivamente per la SAS. All'ingresso dell'edificio dove si mettono a punto i software c'è anche una specie di cartellone del 'Club dei 100 milioni di dollari', con a seguire l'elenco dei software che hanno generato profitti superiori a quella cifra.
 
E pensare che Goodnight, in tasca un dottorato in statistica, cominciò negli anni Settanta con l'idea di creare un database che fosse utile agli agricoltori del North Carolina per seguire con meno rischi semina e raccolto. Nel tempo gli ingegneri della SAS hanno sfornato prodotti utili alle aziende private come ai governi (l'Italia è il quarto mercato europeo), che servono a censire la popolazione come a capire i fenomeni migratori, a studiare le abitudini commerciali come a stabilire quale sia il luogo migliore per aprire un nuovo punto di vendita, a mettere a punto un orario dei voli o a vincere un premio Pulitzer, come è accaduto ai giornalisti del 'Miami Herald' che hanno utilizzato un software SAS per dare senso a mille indizi sui brogli elettorali in Florida.

Naturalmente, il fondatore dell'azienda sa che quello che ha conquistato non è per sempre, e ogni anno investe il 20 per cento del fatturato in ricerca e sviluppo. Così, la vita nel Campus SAS scorre più tranquilla che in altre aziende sottoposte alla pressione della crisi o che si sono date amministratori che guardano all'equilibrio del budget, ritenendo che chi lavora sia solo un costo. Ogni lunedì negli uffici c'è frutta fresca, ogni mercoledì una confezione di M&M, ogni venerdì le ciambelle della Krispy Kremes. Potrà anche far sorridere o pensare a un ritorno del paternalismo aziendale, ma alla fine dell'anno, se tutto è andato bene, ci sono i premi stabiliti in partenza (come c'è il licenziamento per chi non funziona). Stock option come nelle società della Silicon Valley o di Wall Street? "Quella è carta", dice Jim Goodnight: "Io distribuisco dollari".

L'importanza di rimanere focalizzati

Rimanere focalizzati sugli obiettivi. Essere autodisciplinati. Avere una voglia tremenda e disperata di riuscire. Non si arriva in cima senza un duro lavoro. E' indispensabile avere degli obiettivi chiari nella mente, pensare e "vedere" qualcosa che si vuole davvero. Credere in se stessi ed essere costanti e tenaci, senza lasciarsi distrarre dalle cose che ci siamo prefissi. A volte saremo costretti ad alcune deviazioni, per forza o per cali di volontà momentanei. Ma rimanere focalizzati sugli obiettivi è il segreto per non mollare e riprendere per raggiungere lo scopo. Nel business come nella vita privata. Mai mollare. Ritentare e continuare a ritentare. Mantenersi pazienti e perseveranti senza lasciarsi scoraggiare dagli eventi o dalle persone. E' normale avere delle flessioni nello spirito, ma pensiamo sempre che si possono e devono superare. L'autodisciplina, applicata anche ai piccoli particolari quotidiani, è di grande aiuto.

martedì 16 marzo 2010

Vivere pienamente

Quante volte ci proponiamo di vivere pienamente la nostra vita, magari a seguito di qualche evento, qualche riflessione o momento particolare che ci porta ad una riflessione più profonda ? Qual'è la strada, quali "regole" dovremmo seguire, su quali punti basare questa decisione per poterla perseguire ?
Qualche risposta, qualche indicazione si può trovare.

Decidere innanzi tutto cosa si vuole ottenere dalla propria vita.
Osare sempre, non accontentarsi di sopravvivere. Una nave in porto è al sicuro, ma una nave non è stata creata per stare in porto.
Imparare a sorridere e a ridere di più. Si scopre che la vita ha più gusto per se e per chi ci sta attorno.
Mettere un pizzico di follia nella propria vita , nelle proprie azioni. Sorprendete gli altri e sorprendete ogni tanto anche voi stessi senza paura di apparire folli.
Continuare a provare meraviglia per le cose, come i bambini. Significa avere sempre nuove e intense emozioni che danno colore alla vita.
Donare senza attendere di ricevere. Quando si dona ci si sente vivi, in contatto con gli altri e, soprattutto, con il proprio cuore. Coltivare lo spirito dovrebbe essere una priorità.
Imparare a concedersi dei brevi periodi di vacanza e riflessione. Concedetevi piccole pause. Ritiratevi. Aiuta a depurare la mente e lo spirito dalle scorie emotive che si sedimentano normalmente nella nostra vita di tutti i giorni. Ci si chiarisce le idee e si acquista nuova vitalità.
Sognare in grande. A ridurre c'è sempre tempo. E' provato che spesso i sogni più importanti si realizzano perchè sono quelli a cui teniamo di più. Quelli che determinano il corso della nostra vita.
Valorizzare il proprio "fare". Dare valore aggiunto ad ogni attività che svolgiamo per fare la differenza. Pensare e agire nelle nostre attività come se stessimo creando "un'opera d'arte". La banalità e lo scontato portano nel grigiore di una quotidianità che può diventare insopportabile.

domenica 14 marzo 2010

Trovare interiormente la propria linea di meta

Il rischio che si corre oggi è quello di scegliere un parametro estreno per determinare il nostro reale valore. Lo stipendio, i beni che possediamo, cosa pensano gli altri di noi, quanto realizzato nei confronti di altri, tutti indicatori che ci portano o ci porteranno inevitabilmente ad essere vittime della vita e non artefici del proprio destino. Ma i soldi vanno e vengono, sono una fonte di autostima e soddisfazione non duratura. E' risaputo. Se pensiamo, per esempio che il rispetto sia dato da quanti soldi abbiamo, siamo sulla strada sbagliata. La gente rispetta i tuoi soldi non te. Per la controprova basta trovarsi in difficoltà. Si potrà misurare immediatamente il livello di rispetto personale. Potete evincerlo anche leggendo storie poco edificanti, ma ricche di insegnamento, sui quotidiani o settimanali.
Il segreto invece sta nel costruirsi la propria linea di meta. Ho preso in esempio il rugby, che considero scuola di vita per tante cose, per fissare questo concetto. In una partita se spostassero continuamente la linea di meta, sarebbe impossibile vincere. Nella vita è uguale. Se non fissiamo interiormente un traguardo, una linea di meta appunto che ci definisca cosa per noi è sufficiente, non si raggiungerà mai la sensazione di contentezza piena. E non saremo mai felici.
Mai dimenticare che chi è felice rende felici anche gli altri, che si sentono bene con te. La felicità da passione, fede e coraggio. Chi possiede queste cose non finirà mai in miseria.

venerdì 12 marzo 2010

ETICA E CARITAS IN VERITATE - I buoni preti? Meglio degli economisti

di Ettore Gotti Tedeschi

Continuiamo a notare, opportunamente, una grande ansia di richiamare esigenze di etica e di fare proposte di nuovi modelli di capitalismo. Temo però che grandi soluzioni con questo approccio giuridico economico sul capitalismo o sulla responsabilità sociale dell'impresa non si troveranno. Soluzioni vere si produrranno solo se si hanno idee e progetti per cambiare l'uomo anziché gli strumenti. E questo non è un mestiere da giuristi, economisti, sociologi o filosofi. Io penso che sia piuttosto un mestiere da "buoni preti".

Sarò provocatorio, ben conscio di proporre considerazioni che non saranno condivise. L'uomo non è stato creato perché lavorasse. L'uomo è stato creato anzitutto perché pensasse. Se l'uomo non pensasse prima di lavorare, lavorerebbe senza pensare e non darebbe senso al suo lavoro. La dignità dell'uomo non sta nel lavoro, sta nel pensiero precedente al suo lavoro (la famosa canna pensante di Pascal). Se l'uomo ha un pensiero vero, forte e maturo, il suo lavoro ne trae beneficio. Con conseguenze evidenti sui modelli di capitalismo migliori.

Il capitalismo e l'impresa sono solo strumenti, inutile pretendere che siano loro "etici", etico sarà solo il comportamento dell'uomo che li usa. Inutile però pretendere dall'uomo che li usa che lo faccia dando loro un senso etico se il pensiero dominante esclude che la vita umana stessa abbia un senso. Se non ha senso la vita, neppure si può pretendere che l'abbiano gli strumenti. Così torniamo al mestiere del "buon prete" che indirettamente influenza l'azione economica, coltivando nell'uomo la Verità e la visione del bene.

La crisi economica in corso, cui continuiamo a far riferimento, non è pertanto nel modello di capitalismo adottato, è nelle idee, nel pensiero dell'uomo di questo secolo, che si trasferisce inesorabilmente nel comportamento e nell'azione economica. Non va rinnovato pertanto il modello di capitalismo, va rinnovato l'uomo. Come? Penso che non si debba aver più paura di parlare di morale vera discutendo argomenti economici. La morale non mette mai in discussione il funzionamento di modelli economici leciti poiché sono mezzi. La morale si occupa solo dei fini, ma la morale ha un fondamento su verità considerate assolute, altrimenti diventa una morale secondo le mode, mode che sono prodotte dalle infinite libertà che l'uomo ha. Da una parte si pretende che solo queste libertà, a priori, possano produrre la scoperta di una verità. Dall'altra parte si crede che solo l'accettazione della Verità produca libertà responsabili.

Se è vero che la possibile moralizzazione dell'economia debba passare attraverso laresponsabilizzazione delle persone che operano in economia, è indispensabile chiarire a quale responsabilizzazione morale facciamo riferimento. Se si è liberi di averne tante, sarà difficile convergere nel mondo globale su un criterio universale di morale comportamentale del capitalismo o di responsabilità sociale dell'impresa. Quale morale, quale responsabilità? Max Weber distingueva tra morale di responsabilità e morale di convinzione personale. Ma come si può aver vera responsabilità delle proprie azioni se non ci si crede, se non se ne è convinti? E come può questa convinzione esser stabile se non ha un riferimento assoluto?

Per queste ragioni credo che, invece di lasciar libera l'immaginazione alla scoperta di capitalismi adatti al mondo globale, sia più urgente ascoltare le parole del pontefice su come si deve rinnovare l'uomo. Studiando l'enciclica Caritas in veritate, magari con l'aiuto del famoso "buon prete", piuttosto che di un economista o sociologo supponente. Credo che sia ora di tornare a fare un po' di buona e vera morale come si faceva una volta, magari con più esempio e meno autori-tà, ma negli ultimi tempi si è esagerato nel contrario, abdicando al proprio ruolo, arrivando a confondere persino il ruolo stesso della morale, lasciandola subordinare a ogni moda culturale soggetta a continue evoluzioni, volendo mostrare apertura a morali adeguate ai tempi. Arrivando però a promuovere strumenti totalmente autonomi dalla morale stessa, come l'economia e conseguentemente l'uso del modello capitalistico.

Nella storia molti pensieri economici si sono sviluppati progressivamente sempre più indipendenti da criteri morali, ora sono i modelli di competizione globale che impongono una forma di relativismo morale in economia. Vedremo presto i risultati di come tali modelli, fondati soprattutto su differenti visioni della dignità della persona, competeranno sui mercati. Proprio per questo credo che la morale oggi non debba farsi intimidire dall'arroganza dialettica degli antimoralisti. Non si deve permettere che si continui a concedere alla morale cattiva di scacciare quella buona. Come hanno peraltro riconosciuto negli ultimi due anni tutti, pronti magari a dimenticarsene presto.

Ora siamo di fronte a tempi di austerità forzata, almeno nel mondo occidentale, ed è necessario aiutare l'uomo a riconquistare il controllo dell'economia aiutandolo a capire che la morale applicata in economia produce effetti più positivi e migliora i vantaggi competitivi. Nel frattempo è bene riflettere su quanto scrisse uno dei maggior pensatori del 900, Jean Guitton: «Si possiede interamente solo ciò a cui si è rinunciato ». È evidente il perché, se non possiamo rinunciare a qualcosa significa che quella cosa possiede noi. E questa è la storia vera degli errori fatti nell'uso dello strumento capitalistico: se non impariamo a dominare gli istinti e le pulsioni queste domineranno noi. Ecco l'esigenza del famoso "buon prete", che spero debba lavorare molto intensamente nei prossimi tempi...

Ettore Gotti Tedeschi è presidente dello Ior

giovedì 11 marzo 2010

Prendere coscienza del proprio valore

Il proprio valore non può essere veramente verificato dalle altre persone. Uno vale perchè è convinto di questo. Se si tiene in conto della stima degli altri per avere conferma del proprio valore si affiderà sempre alla stima degli altri. Capisco che è confortevole e appagante. Ma se si vuole essere felici nella vita occorre amarsi. E' la strada per amare anche gli altri, senza essere dipendente da loro e dai loro giudizi. Occorre prendere coscienza della propria importanza, del proprio valore, diventare sicuri di se stessi. Si deve imparare a fare a meno dell'approvazione e del consenso degli altri a tutti i costi. Bisogna cercare di essere se stessi perchè siamo unici e non possiamo cercare di essere come ci vorrebbero gli altri. E non preoccupatevi: il consenso arriva sempre quando siete consapevoli del vostro valore.

mercoledì 10 marzo 2010

Meglio vivere di rimorsi o di rimpianti ?

Questa è la domanda che faccio sempre ai miei amici quando li vedo dubbiosi di fronte a una scelta. Gli chiedo di pensare alla loro vita. E' ciò che non hanno mai fatto a tormentarli ? Spesso si. Per questo dico sempre: fallo. Bisogna valorizzare maggiormente il presente per vivere la vita appieno, cogliere ogni attimo della propria esistenza e assaporarlo. 

Cos'è l'efficienza

Gli ingredienti che devono essere dosati correttamente e che vanno a comporre il nostro grado di efficienza sono: il lavoro sodo, il pensiero lucido, solidi valori, il buon umore e una grande fiducia in se stessi.

martedì 9 marzo 2010

Parlare

La lingua è l'espressione del pensiero: ogni volta che parli la tua mente sfila davanti a tutti.

Sacre Scritture

domenica 7 marzo 2010

La libertà di scegliere che ci è data

Dio, tra le altre cose ci ha donato una cosa importantissima: il libero arbitrio. Dopo averci donato la vita ci ha offerto la libertà di decidere cosa farne, il potere di scegliere di testa nostra, di decidere il nostro destino attraverso i pensieri e le azioni.
Dobbiamo essere consapevoli che possediamo sempre la capacità di scegliere, quando non lo facciamo in realtà compiamo comunque una scelta: quella di sopravvivere.  Invece di vivere ci limitiamo ad esistere.
Riuscire o non riuscire in ciò che ci prefiggiamo nella vita, dipende in maggior parte al modo in cui reagiamo agli eventi, solo in minima parte alle nostre capacità. Possiamo modificare la nostra vita mutando l'atteggiamento. Sembra semplice dirlo così, ma questa è la pura verità. Negarlo a noi stessi significa non volere assumersi la responsabilità di scegliere. Lo facciamo fare ad altri. Bene, può essere una scelta anche questa, ma non lamentiamoci dopo. L'atteggiamento è la forma mentis, è il modo di pensare, di intendere le cose, la maniera in cui ci poniamo rispetto a noi stessi, agli altri, alle circostanze, alle prove che la vita ci presenta in generale.
Modificare anche solo di poco la nostra disposizione interiore, lavorare per migliorare i nostri pensieri, può portare a enormi cambiamenti nella nostra vita. Avere il giusto atteggiamento è il "vero vantaggio competitivo" nella vita.
Modificare il nostro pensiero, in positivo, eliminando gradualmente le negatività è frutto soprattutto di una grande convinzione. Credere è fondamentale, credere profondamente, credere implica un processo mentale molto intenso e continuo. E faticoso. Credere nel raggiungimento degli obiettivi richiede una volontà e una sicurezza che si acquisisce e si sviluppa nel tempo, gradualmente, con continuità. Finchè diventa il tuo stile di vita e ti senti completo, pronto a scegliere, lucido nelle tue valutazioni, consapevole della tua esistenza. E felice.

venerdì 5 marzo 2010

Tutto è breve...

Riflettevo in auto come una delle parole più utilizzate negli ultimi anni sia il termine breve. Tutto pare debba essere breve: il processo breve, la laurea breve, gli investimenti sono a breve, i risultati devono essere a breve, un'esperienza breve, il secolo breve, ...
Nel passato era il tempo con la sua lunghezza che dava valore alle cose. Il presente testimonia come pennsando e agendo con una visione a lungo, si siano potute realizzare tante cose.
Leggendo i giornali, ascoltando le notizie, ho sensazioni opposte...

mercoledì 3 marzo 2010

Regole semplici

Superare l'autocompiacimento, non abituarsi al comfort, rifiutare le abitudini, essere curiosi e leggere molto. Evitare le chiacchiere inutili, parlare solo quando si ha qualcosa di buono o interessante da dire, non dare importanza a cose che ne sono prive. Dare sempre più di quanto ci si aspetti di ricevere, senza temere. 
Alcune regole semplici per non smettere di crescere.

martedì 2 marzo 2010

Lao Tzu

Il più grande dei problemi del mondo poteva essere risolto quando era piccolo.

Il miglior soldato non attacca.
Il combattente più valido riporta la vittoria senza ricorrere alla violenza. I massimi conquistatori vincono senza lotta. Il capo di maggior successo guida senza imporre dettami. E' quella che si chiama non aggressività intelligente, ed è così che si esercita il dominio sugli uomini.

Rispondi in maniera intelligente anche a chi ti tratta stupidamente.

Colui che sa molto sul conto di altri, può essere dotto, ma chi conosce se stesso è più intelligente. Colui il quale esercita il controllo su altri può essere potente, ma più potente ancora è chi sa dominare se stesso.