Quando mi è stato chiesto di fare un guest post sul Personal Branding mi sono ricordato che qui, su questo blog, non ne avevamo mai parlato.
Ci sono effettivamente blog dedicati esclusivamente a questo argomento e noi lo abbiamo sempre considerato come un argomento un po’ “sottinteso” nel momento in cui si parla di web marketing.
Sia io che Maria Pia e Gianluca, sviluppiamo il nostro personal branding per far crescere poi quello di Webinfermento.
Nel web marketing poi, soprattutto quello odierno, orientato alla costruzione di relazioni tra le persone, grazie anche allo sviluppo dei social, per lo sviluppo di fiducia, non se ne può più fare a meno. Pensiamo che seppur possa sembrare un concetto scontato, ogni azienda piccola e grande di successo nel web ha dietro di sè una persona che si è fatta notare, distinguendosi dalla massa.
Ci sono quelle aziende e quei progetti digitali, che ricordi sia per il nome del brand che della persona che lo ha portato al successo. In quei casi, c’è stata sicuramente un’azione di costruzione di personal branding efficace. Il web marketing si muove sempre più verso il personal branding; i social media ne sono l’esempio più lampante. Puoi diventare esperto della tua nicchia e in alcuni casi anche influenti, ma dovrai seguire un percorso di crescita ben definito per arrivarci. Anche Google, nel suo piccolo, ti spinge a investire nella promozione di te stesso, prima di tutto; basti pensare all’Authorship e all’attribuzione della paternità dei contenuti.
Non ruberò altro tempo alla tua lettura, perché l’intervista che segue saprà spiegare meglio di me quello che è il Personal Branding, come costruirlo e come diventare padroni di se stessi.
Sebastiano Zanolli fa il manager, un manager un po’ atipico, che sceglie un approccio alla professione misto di pragmatismo e di sentimento. Nato nel 1964 a Bassano del Grappa (Vi), dopo la laurea in Economia presso l’Università di Cà Foscari, incontra alcune grandi aziende, tra cui Adidas, nella quale ha ricoperto il ruolo di direttore marketing in Germania, e Diesel, di cui è stato General Manager per la filiale italiana. Per 6 anni è stato Amministratore Delegato di 55DSL srl. Attualmente è Direttore Generale della nuova divisone 55DSL, linea giovane del Gruppo Only The Brave Diesel.
Sebastiano Zanolli: sito web e pagina Facebook
Sebastiano, qual è la tua definizione di Personal Branding?
Il “Personal Branding” è un trasposizione in campo personale dei processi che caratterizzano l’attività di marketing aziendale.
Il “Personal Branding” si potrebbe tradurre in italiano con “creazione e gestione del proprio marchio personale”, ma, come spesso avviene, la traduzione è un po’ pesante e goffa.
Perdonate, userò l’inglese. Abbreviamolo in “P.B.”. Il P.B. è l’idea e l’aspettativa che facciamo venire alla mente di chi sta pensando a noi.
È l’insieme di valori, competenze, visioni, passioni, caratteristiche e ricordi in genere che immediatamente chi ci sta attorno collega alla nostra comparsa fisica
o anche solo virtuale. Anche solo a pensarci.
E’ qualcosa di simile alla USP (Unique Selling Proposition) per un azienda?
Si, è qualcosa che ti rende assolutamente differente e memorabile per il frutto del tuo lavoro
Il P.B. si dedica proprio a questo, ma a livello personale.
Arghhh!… Ho sentito bene un paio di commenti…“Ma come si fa a paragonare un prodotto a delle persone?”, “ma questo Sebastiano è senz’altro un cinico manager che confonde lavoro e vita…”.
Li ho sentiti, e ne scrivo, perché ho avuto di fronte platee per più di 10.000 persone negli ultimi cinque anni e so che statisticamente, una percentuale, progressivamente sempre più sottile,
non riesce ad accettare il fatto che il P.B. sia una pratica che tutti pratichiamo fin da bambini,
in modo spontaneo.
Quello di cui vi sto parlando presenta la stessa differenza che esiste tra l’imparare a camminare e diventare esperti corridori di maratona. Certo, il principio è lo stesso. Ma i risultati no.
E’ per questo che è così importante?
Tutti tentiamo spontaneamente di essere unici. Altrimenti non si spiegherebbero i successi
dei marchi dei prodotti di bellezza e la quantità della loro offerta.
C’è poi chi stabilisce in modo deciso di essere unico, così da ottenere i risultati a cui tiene.
Il P.B. è solo maturità e comprensione che esiste l’esigenza, in una società veloce, velocissima, di lasciare un buon e giusto ricordo di noi e di quello che rappresentiamo.
Soprattutto un ricordo coerente con gli obiettivi che ci prefiggiamo.
Da dove si deve partire costruire un Personal Branding efficace?
Quanto tempo ci vuole?
Ricordate che le ricerche mostrano come servano meno di 30 secondi
per formarci un’impressione duratura di un nuovo interlocutore, mentre possono servire decine di occasioni ripetute per cambiare una percezione negativa già avuta.
Le ricerche mostrano inoltre come non siano le parole o le azioni in sé a definire il risultato della nostra strategia, ma piuttosto la percezione che ne ha l’interlocutore.
Si tratta dunque di gestire le percezioni di chi entra in contatto con noi, in modo che abbia una corretta comprensione di chi siamo.
Diventeremo poi la prima scelta di questa persona tutte le volte che gli si presenterà un’occasione
che potrebbe legare la situazione a noi.
Questo significa molte cose.
Più opportunità, più occasioni, più possibilità per ampliare i nostri orizzonti. Personali o professionali.
In tutto questo che ruolo gioca la comunicazione personale?
Creare opportunità coerenti con i risultati cercati. Tra i vantaggi del decidere di maneggiare in modo adeguato il proprio personale marchio, c’è quello, non trascurabile, di aumentare la propria sicurezza e le proprie capacità comunicative.
E a pensarci bene non c’è da stupirsi.
Pensate a chi ha abbracciato il P.B. da millenni. Ad esempio gli appartenenti agli ordini religiosi, militari e istituzionali. Di tutto il mondo. Chiarissimo personal branding in termini estetici
(paramenti, indumenti, rituali) e comunicativi (professioni di fede pubbliche, prediche, orazioni).
Avete pochi dubbi quando pensate a dove collocare il Papa, o il Dalai Lama o il generale dell’Arma dei Carabinieri o il ministro delle Finanze.
Nessun dubbio, il processo di P.B. è stato condotto perfettamente e ripetutamente.
Jacques Seguela, uno dei più importanti comunicatori del ’900, artefice delle campagne pubblicitarie di Francois Mitterand, nel suo libro “Hollywood lava più bianco” scrive così:
«L’impero romano cadde per aver creduto che i giochi da stadio sarebbero stati più forti di quelli della chiesa.
Ogni persona usa il proprio istinto per giudicare il prossimo e lo usa in modo immediato.
In un mondo povero di tempo e ricco d’informazioni, andare all’essenza è fondamentale.
Fare in modo che la nostra presenza generi fiducia diventa la chiave di volta dei nostri successi.
Questo fa il P.B.: stimola la fiducia nelle capacità e negli aspetti che voi volete sottolineare.
Risparmierete il vostro e l’altrui tempo se saprete creare il vostro personale marchio.
Ridurrete il vostro e l’altrui stress nel cercare una soluzione mutuamente soddisfacente nel business o nella vita se avrete saputo gestire bene il vostro marchio.
Siete unici, lo sapete.
Concretamente quali sono i passi per costruire il proprio Brand Personale ?
Identificate il Vostro valore personale di brand, cioè ciò che vi rende unici in relazione
alla missione e al futuro che vi siete disegnati e prefissati.
Può essere la simpatia, la correttezza, la perspicacia, una conoscenza di un materia particolare,
qualsiasi caratteristica fisica, psichica, morale… una dote che vi permetta di comunicare
in modo veloce e chiaro ciò che “vi significa”.
“Significare” esprime il concetto del far intendere qualcosa a qualcuno attraverso parole o segni… simboli.
Ecco, trovate i simboli più adatti per far riconoscere il vostro significato “di base”. Il vostro significato ultimo nella vostra esistenza.
La vostra promessa, il vostro destino. Almeno fino a quando non li cambierete.
Se vale per i bastoncini di pesce “dei capitani di domani” che mio figlio non scambierebbe mai per quelli uguali identici ma “sbrandizzati” della Coop, questo vale anche per noi una volta sul mercato.
Lavorateci sopra seriamente. Come si lavora quando il vostro capo vi chiede di elaborare un piano o vi dà un compito in azienda.
Il vostro futuro vale almeno quanto quello dell’azienda per cui lavorate.
Cosa è cambiato, in questi ultimi anni, nell’ambito del Personal Branding, Internet e i social media in che modo hanno influito?
Internet e i social media hanno reso tutto più veloce. E’ necessario raccontare perché facciamo quello che facciamo.
La scrittrice Isabel Allende dice che ognuno è il cantastorie della propria esistenza e che spetta a ciascuno la possibilità di trasformare quella esistenza in una leggenda oppure no.
Questo si fa attraverso ciò che si comunica. In tutti i modi possibili. Circondatevi di gente che vi è amica. Moltiplicate la vostra presenza attraverso ciò che di buono la gente dice di voi.
Non è un concetto banale.
Anzi, è molto probabile che molti non comprendano la profondità del messaggio.
E difatti rimarranno ancorati al palo della propria misantropia. Gli amici vi stimano. La stima provoca un’irresistibile propensione alla condivisione della fonte della stima stessa.
È come quando consigliate il vostro dermatologo a qualcun altro.
Siete i più fenomenali e grandi promotori delle sue capacità.
E senza che vi si chieda nulla.
Circondatevi di amici, veri, e il vostro brand inizierà a brillare come non mai.
Ricordate la formula che crea la fiducia.
Questa formula molto poco teorica, e forse a volte non perfetta, ma molto pratica, dice che:
F = T x Esp.Com. Dove F significa fiducia, T significa tempo, Esp.Com. significa esperienze emotive condivise.
In parole povere, per creare fiducia, o si spende molto tempo con le persone, o si vivono insieme esperienze emotivamente coinvolgenti, o tutte e due le cose.
Pensate al periodo di leva militare o a quello delle esperienze scolastiche.
Le persone dopo anni si ritrovano assieme e sentono ancora fiducia verso individui
con cui avevano perso i contatti. È l’effetto di esperienze profonde condivise.
Ma il grado di fiducia è frutto anche di un altro fenomeno:
F = P.man / P.eff.
Dove F significa sempre fiducia,
P.man sta per promesse mantenute,
e P.eff per promesse effettuate.
Ogni persona che viene in contatto con noi calcola questo indice. Se volete che sia alto, promettete poco e mantenete molto.
Il brand serve a conservare la fiducia, ma non prima di averla costruita. Nel caso in cui non vi sia il tempo per creare fiducia, ricordate che al vostro interlocutore serve comunque un’esperienza,
per quanto immaginata, della relazione con voi.
In parole povere, deve sentire il benessere che proverà a intrattenere dei rapporti con voi.
Questo è quello che caratterizza i fan. Voi ne avete? La vostra azienda ne ha?
Se no, questo si ottiene facendo sentire, vedere, toccare qualcosa che ancora non c’è.
Da questo punto di vista, la capacità narrativa è molto importante.
Sappiate dove andare, o perlomeno ipotizzate di saperlo. Altrimenti andrete a finire in qualche altro posto.
Avere in mente la propria proiezione sul mondo, attuale e futura, è il mezzo per rimanere fedeli
a se stessi e cambiare solo quando è necessario e voluto.
Il P.B. è un modo per essere coerenti e migliorare, in un circolo virtuoso che ci vuole tanto più credibili e capaci di attivare risorse ed energie quanto più capaci di far percepire velocemente la propria intima essenza.
Ascoltate le idee di quanta più gente possibilecirca il vostro progetto, specialmente se vi ammirano già. Essere capaci e avere l’umiltà di ascoltare ed eventualmente adottare spunti non nostri è una grande marcia in più.
Non credete alla storia degli uomini di valore o di successo che non hanno mai dato retta a nessuno.
Hanno ascoltato tutti, e poi hanno usato solo ciò che hanno ritenuto interessante.
Persino Napoleone ascoltava molto.
Sebastiano ci dai 3 consigli che si possano applicare alla attività di Personal Branding?
- Create sempre una storia intera da raccontare attorno.
- Comportatevi in modo da evitare di dover fingere. Siate trasparenti.
- Se ve la sentite, coinvolgete in un dialogo continuo potenziali “clienti” per preparare questi punti.
Siete voi il vostro marchio.
Se ve ne dimenticate, fate il gioco della concorrenza.
Intervista da www.webinfermento.it