domenica 15 febbraio 2009

Un po’ di storia… del cibo degli Dei


Pare che la parola cioccolata derivi da "cacahualt", composta da "cacahu" (cacao) e "alt" (acqua), ossia semi di cacao macinati ad acqua. Presso i precolombiani questa bevanda era un alimento d'élite, consumato solo in occasioni religiose e celebrative, come i matrimoni. Per i Maya, suoi inventori, la cioccolata doveva essere calda, in contrasto con la versione Azteca degustata fredda e berne una tazza rappresentava simbolo di ricchezza e ospitalità. L'imperatore Montezuma era solito berne più di cinquanta tazze d'oro. Sono i “Conquistadores” che portano il cacao in Europa dopo la Conquista del Messico (1521). All'inizio la bevanda non riscosse molto successo alla corte di Spagna, ma i monaci spagnoli rendono più amabile il cioccolato, privandolo delle spezie piccanti e mescolandolo con lo zucchero. Attorno al 1615 Anna d'Austria introdusse la bevanda in Europa e per tutto il secolo detrattori ed estimatori del cacao si dettero battaglia. I primi ritenevano l'alimento dannoso alla salute perché risvegliava ira, agitazione, lussuria, e lasciava un abbondante residuo terroso sul fondo delle tazze. Gli estimatori invece, come gli alti prelati della chiesa che lo assumevano come bevanda anche nei giorni di digiuno, affermavano trattarsi di un vero farmaco ricostituente, antidepressivo, capace di rendere vigili e favorire gli sforzi. Nel 1671 un cuoco di casa Plesslin-Praslin versa per errore dello zucchero caldo sull’impasto di mandorle e cioccolato, cristalizzandolo. Il risultato è così goloso che il duca lo battezza con il proprio nome: nascono le Praline al cioccolato. Durante il '700 prevalse la schiera degli amatori della cioccolata, anche se era ancora una mistura farinosa dal retrogusto oleoso, e nel corso della giornata gli appartenenti alle classi elitarie ne bevevano a tutte le ore. La moda si diffuse anche in Italia e nacquero i primi caffè. Ben presto nacquero anche le prime fabbriche di cioccolato, dislocate soprattutto in Piemonte, di cui la prima in assoluto fu la – ancora - assai rinomata "Caffarel". Questa regione ha avuto un ruolo importante per la diffusione della cioccolata, qui vede la luce anche il mitico "gianduiotto” (1852) unendo la pasta alle nocciole tritate e tostate. Pure Bologna contribuì (1796) con la nascita della famosa ditta Majani, i cui cremini FIAT (1911) rimangono ancora oggi un’icona di “cioccolata di lusso”. Nell'800 l’olandese Van Houten aprì una nuova frontiera nel settore del cioccolato, separando efficacemente dai semi del cacao la polvere e il burro, sua anche l’idea di trattare il cacao con alcali per ridurre l’amaro. Nasce il moderno cioccolato industriale, a tavoletta, che fece esplodere il consumo di cacao. Nel 1875 lo svizzero Peter presenta il cioccolato al latte, grazie alla collaborazione con un’azienda di alimenti per l’infanzia, sua vicina di casa: la Nestlè. Ancora nel 1923 a Cuneo nascono i famosi Cuneensi al rum, come nel ‘35 è sempre a Torino che vede la luce il Pinguino o Moretto. Nel ‘46 infine nel piccolo locale aperto quattro anni prima ad Alba, il pasticcere Pietro Ferrero, inventa una crema morbida di cioccolata e nocciole antenata della Nutella.
Scritto da Pierangelo Raffini e pubblicato su Sabato Sera DUE il 14 febbraio 2009 - Estratto della relazione del Convegno sul Cioccolato tenutosi per la manifestazione "Castel Guelfo in Cioccolato"

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