PER QUANTO riguarda le esportazioni, il controvalore di oltre 5,9 miliardi di euro è il risultato di una vistosa accelerazione delle esportazioni agricole (oltre 890 milioni, + 6,4%), a fronte di un incremento più contenuto delle vendite oltreconfine dei prodotti dell’industria alimentare (circa 4,6 miliardi, +1,7%), bevande escluse. Grazie alla contestuale riduzione delle importazioni (-2%), si è registrato un miglioramento della bilancia commerciale di settore. I cinque principali Paesi di destinazione dei prodotti made in Emilia Romagna si confermano in ordine di importanza Germania (19% del totale), Francia (13,7%) e Stati Uniti (7%), seguiti da Regno Unito (6,8%) e Spagna (4,5). Tra i mercati più ricettivi nel 2016 si segnala la galassia dei Paesi dell’ex Europa dell’est, Russia in testa (+11,4%), poi Emirati Arabi Uniti, Corea del Sud, Taiwan e Hong Kong tra gli asiatici, mentre a sorpresa arretrano Cina (-28,4%) e Giappone (-8,6%). Quelli più gettonati sui mercati esteri sono i derivati del latte (663 milioni, 11,2%), che precedono le specialità a base di carne (647 milioni, 10,9%), i prodotti della macellazione, esclusi i volatili (482 milioni, 8,1%), frutta e ortaggi lavorati e conservati (458, 7,7%), condimenti e spezie (450 milioni, 7,6%).
LA CRESCITA dell’export è dovuta anche all’aumentata presenza delle aziende emiliano-romagnole sui mercati esteri, che sfiora ormai quota 3mila (+6,2%). La provincia con il più elevato numero di imprese che esportano è Modena (682), seguita da Bologna (619) e Parma (506). Nella classifica per valore dell’export il gradino più alto del podio è appannaggio di Parma (circa 1,6 miliardi, 27,2% di quota), davanti a Modena (1,3 miliardi, 22,5%) e Reggio Emilia (597 milioni, 10,1%).
«L’ANNO che si siamo lasciati alle spalle si è chiuso con un bilancio complessivamente positivo – commenta Simona Caselli, assessore regionale all’Agricoltura –. Si conferma la crescita dell’export, anche rispetto ad un anno record come il 2015, a dimostrazione che la scelta di puntare sulla qualità e sull’internazionalizzazione è la strada giusta». «Peccato che alcuni comparti abbiano sofferto di forti criticità legate alla volatilità dei prezzi, che l’anno scorso ha colpito particolarmente il settore cerealicolo. La gestione dei rischi in agricoltura, sia quelli di mercato che quelli legati al cambiamento climatico, richiede la massima attenzione e le proposte in tal senso contenute nel cosiddetto ‘regolamento omnibus’ licenziato dalla Commissione bilancio del Parlamento Ue sono una prima risposta molto utile. Inoltre – conclude Caselli – stiamo investendo ingenti risorse – attraverso il Piano di sviluppo rurale, le Ocm e gli altri canali di finanziamento pubblico – per sostenere gli sforzi delle imprese sul fronte della sostenibilità della produzione, della ricerca e dell’innovazione, della sempre maggiore organizzazione dell’offerta e per diffondere buone pratiche agricole in grado di contrastare il cambiamento climatico».
LA CRESCITA dell’export è dovuta anche all’aumentata presenza delle aziende emiliano-romagnole sui mercati esteri, che sfiora ormai quota 3mila (+6,2%). La provincia con il più elevato numero di imprese che esportano è Modena (682), seguita da Bologna (619) e Parma (506). Nella classifica per valore dell’export il gradino più alto del podio è appannaggio di Parma (circa 1,6 miliardi, 27,2% di quota), davanti a Modena (1,3 miliardi, 22,5%) e Reggio Emilia (597 milioni, 10,1%).
«L’ANNO che si siamo lasciati alle spalle si è chiuso con un bilancio complessivamente positivo – commenta Simona Caselli, assessore regionale all’Agricoltura –. Si conferma la crescita dell’export, anche rispetto ad un anno record come il 2015, a dimostrazione che la scelta di puntare sulla qualità e sull’internazionalizzazione è la strada giusta». «Peccato che alcuni comparti abbiano sofferto di forti criticità legate alla volatilità dei prezzi, che l’anno scorso ha colpito particolarmente il settore cerealicolo. La gestione dei rischi in agricoltura, sia quelli di mercato che quelli legati al cambiamento climatico, richiede la massima attenzione e le proposte in tal senso contenute nel cosiddetto ‘regolamento omnibus’ licenziato dalla Commissione bilancio del Parlamento Ue sono una prima risposta molto utile. Inoltre – conclude Caselli – stiamo investendo ingenti risorse – attraverso il Piano di sviluppo rurale, le Ocm e gli altri canali di finanziamento pubblico – per sostenere gli sforzi delle imprese sul fronte della sostenibilità della produzione, della ricerca e dell’innovazione, della sempre maggiore organizzazione dell’offerta e per diffondere buone pratiche agricole in grado di contrastare il cambiamento climatico».
Resto del Carlino - Dossier Agroalimentare estate 2017
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