lunedì 13 ottobre 2008

Vendemmia, tempo di vino. I nuovi usi sulle tavole imolesi

Tempo di vendemmia, tempo di vino, che rimane protagonista delle tavole e degli aperitivi in Italia, ma non solo. Prepariamoci dunque alle nuove recensioni, alle nuove guide, alle etichette emergenti, alle degustazioni, senza mai perdere d’occhio il portafoglio. Soprattutto di questi tempi.
Ma non sempre è per forza l’annata o il prestigio del nome che ci devono far propendere per la scelta e conseguentemente la sua bontà, piuttosto un vino dovrebbe piacere per la sua capacità di emozionare, stupire, evocare pensieri, sensazioni, suscitare un ricordo. Non per nulla ci sono anche vini cosi detti “da meditazione”.
Parimenti non siamo tutti esperti enologi o fini sommeliers e non dobbiamo vergognarcene, se riteniamo di avere gusto e sensi un poco affinati siamo certamente in grado di capire se un vino è di nostro gradimento e ci trasmette qualche cosa o meno. Così come al ristorante non dobbiamo temere di fare brutte figure quando ci portano la bottiglia al tavolo e ce lo fanno assaggiare: se sa di tappo lo si dice, così come se non ci sembra a temperatura, tanto per fare qualche esempio.
A proposito di ristorante, segnalo che cambiano le abitudini anche nel bere e avanzano, giustamente, nuove usanze – all’estero più normali - come quella di portare via la bottiglia se ancora mezza piena, oppure di ordinare vino solo a bicchiere. A Imola il fenomeno, soprattutto il primo, non è ancora evidente. Un po’ perché, si sa, nelle città più piccole queste novità arrivano dopo, un poco perché proprio le dimensioni della città possono suscitare una certa vergogna nella richiesta: “Se provo a chiederla me la danno, ma poi con che coraggio me ne vado...”. Sarà però capitato a tutti qualche volta di ordinare una bottiglia - magari costosa – e di berne solo un paio di bicchieri. La tentazione di portarsela a casa l’avete certamente avuta. Nasce il problema di chiederlo. Sarebbe simpatico se fossero i ristoratori a fare il primo passo, senza bisogno di troppe parole. Basterebbe una piccola attenzione da “customer care” (leggi attenzione al Cliente), quando si sta per andare via ti viene consegnato un sacchetto cartonato con un bel sorriso.
L’altra buona pratica, come dicevo, che si sta diffondendo sempre di più è quella di servire il “vino al bicchiere” senza l'obbligo di acquistare l'intera bottiglia. Ritengo l’alternativa molto valida quando si va al ristorante da soli, oppure se si ha voglia di abbinare il giusto vino ad ogni piatto o ancora, più semplicemente, se si intende pasteggiare con un solo buon bicchiere. Evidentemente la scelta dei vini proposti non può essere vasta quanto quella dei vini presentati in bottiglia, ma noto che molti ristoratori offrono comunque una scelta di una certa qualità. Il problema principale, al ristorante, rimane la questione del prezzo. In molti casi non si spiegano certi aumenti dalla cantina al ristoratore, tenendo conto che ci sono cantine in difficoltà nonostante il mercato del vino continui a crescere.
Il vino rimane il miglior accompagnamento di un buon piatto per gli italiani e rappresenta una vera e propria passione anche in casa e con gli amici. Un piacere personale che conquista sempre più gente e tra cui molte sono donne, che si informano, partecipano a degustazioni, leggono e amano il vino. Rosso naturalente. Il rosso infatti si conferma il “re” incontrastato, anche se i bianchi avanzano. Un popolo quindi, quello degli amanti del vino, in continua crescita ed evoluzione, tanto che a livello internazionale si inizia già a parlare di una vera e propria “tribù”, quella dei Wine Lover, ovvero dei super appassionati che tutti i giorni o quasi accompagnano i pasti con il vino, degustano, acquistano guide per tenersi aggiornati e che per una bottiglia “speciale” sembrano disposti a spendere.Ma possiamo coltivare questa passione in altro modo, sdoganando l’aura di lusso che sembra pervadere l’ambiente. Basta (ri)scoprire tutti quei produttori che fanno vino “quotidiano” di ottima qualità, che racconta del nostro territorio.
Scritto da Pierangelo Raffini e pubblicato su Il Domani di domenica 12 ottobre 2008

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