lunedì 8 ottobre 2007

Le vongole dell'antipolitica di Pietro Calabrese

Chiedo scusa perché sarà un editoriale molto impopolare. Farà indignare qualcuno e mi farà mandare a quel paese da altri. Ma nei miei doveri rientra anche quello di dire ai lettori di Panorama quello che penso, e dirlo nella maniera più chiara possibile. Penso che a forza di cavalcare l’antipolitica si rischia di mandare a gambe all’aria anche la politica con la «P» maiuscola, quella che è rispetto per la cosa pubblica e linfa di ogni democrazia.La politica non è soltanto arroganza e privilegi, ruberie e fango. La politica è anche la gestione corretta dell’esistente, la capacità di dare le regole per il vivere civile e di cambiare quelle che non si adattano ai tempi. La politica è visione, una speciale visione del futuro, un cammino da tracciare per i nostri figli e per quelli che verranno dopo di loro. La politica è lavorare con passione a un progetto e assicurare il presente ai più deboli e agli emarginati. La politica, quando è fatta bene, è anche bellezza del fare.Non c’è retorica in questo, ma la chiara percezione che a forza di scandali e rivelazioni da circo equestre, piazze e girotondi, invettive e sberleffi, si perda il senso della cosa più importante: la dignità dello Stato, che è la nostra stessa dignità.Ci sono tante cose che non vanno nella politica molle di questo Paese ed è giusto denunciarle. Ma c’è anche tanto di buono nei palazzi del potere, e molte persone corrette che li abitano. Ci sono politici che conservano intatta la lealtà verso coloro che li hanno mandati in Parlamento. È pericoloso sparare merda su tutto e tutti. In questo modo si fa solo danno e si spaventano quelli che sono meno attrezzati culturalmente. Non si migliora la società colpendo a vanvera e sventrando tutti i polli della batteria, quelli sani insieme a quelli colpiti dal virus.Un ruolo molto importante, nel contesto storico che stiamo vivendo, lo può giocare la stampa e l’informazione in generale. Che deve denunciare, che deve mostrare, che deve anche sputtanare, quando serve. Ma deve anche far vedere quanto di buono esiste nel nostro Paese. Deve far conoscere quante amministrazioni pubbliche funzionano (e ce ne sono tante) e quanti politici amministrano con giustezza il pubblico denaro (e ce ne sono molti).Per aiutare l’Italia a cambiare, denunciare gli scandali veri o presunti non basta. Anzi, si rischia di far saltare quegli equilibri che storicamente da noi non sono mai stati troppo saldi. Tranne durante il fascismo, quando gli equilibri non c’erano più perché erano stati tutti azzerati. C’era un uomo solo al comando, e al comando era arrivato promettendo ordine e pulizia, legge forte e morale. Sappiamo come andò a finire, e chi non lo sa, a partire dai nostri figli, è bene che vada a studiarsi la nascita del fascismo in Italia. Sarebbe utile che i maestri di scuola lo ricordassero ai loro alunni, più che mai in questo momento.Ordine e pulizia, legge forte e morale… Non vi ricorda qualcosa? A me dà i brividi sentire i molti cantori dell’antipolitica che in questi mesi si sono risvegliati dal letargo. Anche quelli in buona fede. Con la stessa buona fede io dico: non è così che riusciremo a cambiare quest’Italia alle vongole. Il rischio, continuando in questo modo, è di buttare insieme gli spaghetti e le vongole, e di essere costretti dall’uomo della provvidenza a bere l’acqua della fogna da cui quelle vongole sono uscite.