sabato 19 gennaio 2008

I profeti della catastrofe sconfitti dagli ottimisti per contratto

DI ALBERTO STATERA


Il 2008 si apre con una crescente schiera di disastristi di ritorno, di declinisti resipiscenti, di antitarli della malinconia depressiva, di anticrepuscolari che non ne possono più di descrivere la nostra catastrofe quotidiana e, meritoriamente, vanno alla ricerca di ogni segnale di un latente nuovo Rinascimento. Tralasciamo Romano Prodi, Emma Bonino, Pierluigi Bersani e altri ottimisti per contratto, con relative illusioni rinascimentali. Andiamo invece un po' a scavare, sulla traccia di Marco Vitale, Alberto Quadrio Curzio, Marco Fortis e altri benemeriti, tra i luoghi comuni talvolta ingannevoli che nell'immaginario collettivo hanno fatto dell'Italia un paese per definizione con le stampelle, destinato ad arretrare non solo sotto la Spagna, ma anche sotto la Grecia, a perdersi forse appena un po' più a nord del Nord Africa. "Finiremo ultimi", ha proclamato Angelo Panebianco, grande esperto in luoghi comuni. Ma è proprio così?Prendiamo che so? la disoccupazione: se le ultime statistiche non ci ingannano, il nostro tasso è più basso di quelli di Francia e Germania. Vi par poco? O, se vogliamo stare alla minoranza "turboimprenditoriale", quella "vitale" che Giuseppe De Rita ha salvato, tonica, nell'Italia mucillaginosa, andiamo a vedere le nostre esportazioni: nel 2007 sono cresciute del 12% contro l'11% di quelle tedesche, il 3% delle spagnole, il 3% delle francesi, a fronte della frana del 14%di quelle britanniche. La Lega voleva far guerra a Pechino per le importazioni di tessili e scarpe in Italia. Ma sapete che succede? Che il 12,5% del nostro export tessileabbigliamento e il 10% di quello calzaturiero è diretto in Cina. L'Italia NordCentro ha esportato nel 2007 quanto l'intera Gran Bretagna, le cui statistiche, peraltro, ci collocano all'ottavo posto nel mondo per qualità della vita, contro il ventinovesimo assegnato allo stesso Regno Unito.Gli arcigni critici inglesi li vogliamo, ci servono, ci aiutano a guardarci dentro quando fanno le pulci al berlusconismo e anche al prodismo. Dio ce li salvi. Ma sapete che gli esperti anche britannici prevedono per quest'anno il peggior crollo della sterlina dal 1992 e una recessione da far paura? A Londra arriverà la tempesta americana, con le prime tre banche Usa che riveleranno i buchi dovuti ai mutui subprime e a tutta la spazzatura che hanno ingoiato. L'America ha già bruciato un trilione di dollari e il boccone dovrà adesso digerirlo Londra, dove la Confindustria locale prevede due shock convergenti: la crisi del credito e l'aumento del prezzo del petrolio.I guai degli altri non fanno il nostro bene, per carità. E poi dicono l'Italia sarà pure produttiva, ma ha la palla al piede di una politica (e di una burocrazia) debole, autoreferenziale, litigiosa, quando non corrotta, votata al potere più che al bene della Nazione. Vero. Ma non abbiamo forse appena assistito, su soggetto degno dei fratelli Vanzina, alle vacanze di Natale del nuovo e osannato premier francese Nicholas Sarkozy con la modella italiana a bordo del jet privato del finanziere Bollorè? Noi Berlusconi, il suo stile, il suo disprezzo per alcune regole anche formali di democrazia, l'abbiamo archiviato forse per sempre. Loro inaugurano adesso la stagione del Berlusarkozismo, che vedremo presto dove condurrà.Che il nostro paese si presenti malinconico al 2008 non sapremmo negarlo, anche se altri in Europa non stanno meglio di noi e in America anche peggio. In Italia i salari stagnano, i consumi di conseguenza, le aspettative sono tutt'altro che felici. Ma la malinconia depressiva di una nazione si vince anche con una comunicazione forte, convinta, credibile. Non con una rincorsa minimale a rintuzzare ogni alito soffiato, dentro e fuori, dai tanti menagramo.

Nessun commento: