domenica 26 settembre 2010

Il "malaffare"

Il "malaffare" è forse radicato nell'animo umano ?

... La tesi di Carlo Alberto Brioschi - capo della saggistica di Rizzoli, che però pubblica i suoi libri da Longanesi - è che la corruzione e il malaffare in genere non siano fenomeni specifici di un popolo o di un' epoca, ma siano in qualche modo radicati nella storia, connaturati all' animo umano. Nell' Italia di oggi, però, si verifica una mutazione inedita e inquietante: la corruzione emerge alla luce del sole, come la «feccia che risale il pozzo» della metafora coniata da Indro Montanelli. Si rivendicano in pubblico le cose che prima si facevano di nascosto in privato. All' ipocrisia si sostituisce la sfrontatezza. La conseguenza è l' assuefazione di un' opinione pubblica che sembra non avere più neppure la forza di reagire, e il senso di impunità dei potenti (plasticamente rappresentato dall' esultanza con cui l' altro giorno alla Camera si è festeggiata la bocciatura della richiesta di utilizzare le intercettazioni dell' onorevole Nicola Cosentino, di cui la magistratura ha chiesto l' arresto per camorra)...

...il disincanto e l' indifferenza sono cresciuti nell' opinione pubblica. Il malaffare non desta più indignazione e rivolta morale... siamo avviati su una china irreversibile di corruzione e assuefazione, o invece siamo alla vigilia del crollo di quella che è stata chiamata Seconda Repubblica, e dei protagonisti ...

...Più o meno negli stessi anni l' ateniese Demostene, esiliato proprio con l' accusa di appropriazione indebita e suicida dopo il ritorno in patria, coniava un motto che sembra adattarsi bene ai giorni nostri: «Invidiare chi si lascia corrompere, ridere se lo riconosce apertamente, assolvere chi è stato colto in flagranza di reato, odiare chi vorrebbe metterlo sotto accusa»...

Dalla terza pagina di Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera

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