venerdì 15 novembre 2013

Personal Branding: le 10 regole per gestire la propria reputazione online


A chi non è mai capitato di cercare su Google o sui social network il nome della persona appena conosciuta al telefono o in riunione per reperire il massimo numero di informazioni? Età, formazione, ruolo, luogo di lavoro o semplicemente per dargli un volto. Il web offre oggi tutte queste “curiosità” su un piatto d’argento e in molti casi reperirle è facile come un click.

Ma cosa succede se i risultati che appaiono nelle prime pagine del motore di ricerca non risultano legati alle proprie esperienze lavorative o formative, ma al contrario a situazioni - come foto o video - non propriamente “professionali” e che rischiano di mettere in imbarazzo? Quanto questo tipo di informazioni possono influire nella ricerca di un lavoro?

In questo contesto entra in gioco il personal branding che consiste nella promozione di se stessi, delle proprie capacità, professionalità e reputazione proprio come se la persona fosse un marchio. La rete rappresenta oggi il primo mezzo di personal branding e gli strumenti messi a disposizione dal mondo online contribuiscono a creare la propria identità digitale, la cosiddetta digital reputation. Scopo del personal branding è quello di renderci visibili, riconoscibili e ben reputati agli occhi di chi cerca il nostro nome sul web.

Per capire nel dettaglio in cosa consiste il personal branding abbiamo parlato con Andrea Barchiesi, “Fondatore e CEO di Reputation Manager”:

Perchè è importante lavorare sul personal branding?

L’immagine online è il nostro primo biglietto da visita; per sapere qualcosa di una persona appena conosciuta la prima cosa che facciamo è digitare il suo nome su Google. Ciò che appare sulla prima pagina di risultati orienta immediatamente la nostra opinione. Se poi i contenuti dovessero avere una valenza negativa o addirittura lesiva, la prima impressione si trasformerebbe in un giudizio. Questo vale naturalmente anche per i contenuti positivi. Un terzo caso è quello in cui nella prima pagina si trovino cose che non c’entrano nulla con noi, in questo modo è come se non esistessimo online. E anche questo potrebbe deporre a nostro sfavore, specie se la ragione del contatto è professionale. Per questo è di fondamentale importanza lavorare innanzitutto su quel primo spazio di incontro, i primi risultati associati al nostro nome sul motore di ricerca. Posizionare il contenuto desiderato proprio lì è un obiettivo non semplice che richiede lavoro e perseveranza e, nei casi più difficili, l’intervento di un professionista.

In quali momenti è importante avere una reputazione online di “buona qualità”?

Innanzitutto quando si è alla ricerca di un lavoro. È di fondamentale importanza verificare, prima di proporsi per un colloquio, che la propria identità digitale risulti adeguata, quindi innanzitutto che non sia compromessa da contenuti sconvenienti. Particolare attenzione va dedicata alle foto e ai video, che sono i primi contenuti ad attirare l’attenzione e anche i primi proposti dal motore di ricerca. La situazione ideale è quella in cui i primi risultati raccontano già qualcosa di noi, di ciò che sappiamo fare e della nostra reputazione in un determinato settore. Per questo è molto importante anche la cura del proprio profilo nei portali specialistici e social network professionali, dove abbiamo la possibilità di pubblicare il nostro curriculum, intervenire in dibattiti pubblici nel nostro settore, stringere relazioni significative e dunque mostrare che abbiamo competenza. Se a questo si aggiunge anche un proprio sito personale, completo e aggiornato nelle informazioni, i punti guadagnati aumentano. 

Come vengono reperite le informazioni su di noi da ipotetici datori di lavoro?

Secondo i risultati dell’indagine Adecco 2013 su “Social Recruiting e Digital Reputation” il 77% dei responsabili HR ha cercato il nome di un candidato attraverso un motore di ricerca e l’88% utilizza almeno un canale online nel proprio lavoro di selezione, i primi tre sono: Facebook, Linkedin e Twitter. Il primo motivo è verificare il cv, il secondo allargare il bacino dei candidati e il terzo è trovare candidati mirati. Infine il 34% dichiara di aver assunto qualcuno utilizzando i social network. Sono numeri significativi e in crescita, che dimostrano quanto la reputazione digitale sia un elemento cruciale per conquistare opportunità di lavoro.

Come è possibile misurare la propria identità digitale?

Esistono diversi tool per monitorare la propria influenza online ma ci siamo accorti che nel panorama italiano mancava uno strumento per monitorare in modo semplice la propria reputazione e identità digitale. Così Reputation Manager ha sviluppato My Reputation ® una piattaforma che permette gratuitamente a chiunque di verificare quanto vale la propria reputazione sul web. Tutto è riassunto attraverso il My Reputation Score, l’indice della reputazione online che esprime la propria presenza sui motori di ricerca, la completezza del proprio profilo e l’attività nei social network. I contenuti online immediatamente associabili al proprio nome a seguito di una ricerca formano l’identità percettiva, fatta di testi, immagini, video. L’identità percettiva è dinamica, cambia nel tempo a seconda dei contenuti che il motore di ricerca ritiene più rilevanti, per questo è molto importante monitorarla costantemente.

Di cosa si occupano realtà come reputation manager?

Il nostro lavoro di “Ingegneria Reputazionale” ruota intorno a tre cardini di un ciclo: Analisi, Strategia e Intervento. Il primo lavoro è quello di analizzare la situazione di partenza, quindi definire preliminarmente punti di forza, debolezza e lacune. Dopo di che si definisce una strategia in base a quelli che sono i desiderata del cliente. A seconda del target cambiano naturalmente anche gli obiettivi: un conto è un privato cittadino che abbia problemi di reputazione personale, un altro un professionista che voglia rafforzare il proprio curriculum digitale e un altro ancora un executive che debba mantenere un profilo autorevole e di spessore. Dopo la definizione della strategia si passa all’intervento vero e proprio, dunque alla pubblicazione di contenuti, apertura di canali e ove è necessario rimozione di contenuti lesivi/diffamatori; in questo ultimo caso è necessario lavorare in sinergia con la parte legale.

Esistono delle regole di massima che può essere utile tenere a mente per non incorrere in errori che potrebbero compromettere la propria reputazione online:

1. Prima di pubblicare su YouTube video di situazioni imbarazzanti (scherzi in spiaggia, battute da osteria, atteggiamenti o situazioni particolari, ecc.) è bene ragionare sul fatto che diventeranno di pubblico dominio. È importante inoltre non firmarli con nome e cognome.

2. Datori di lavoro, selezionatori del personale così come colleghi, docenti e compagni di scuola monitorano sempre i social network. È meglio usare immagini del proprio profilo non toppo ardite.

3. Verificare le impostazioni relative alla privacy dei propri account sui social network? Quando si postano foto o commenti personali è necessario prima pensare a chi è listato tra i propri contatti (solo amici, o anche colleghi, capo ufficio, professori, ecc.). E se le cartelle sono private o pubbliche.

4. Attenzione a inviare proprie foto a persone appena conosciute tramite chat, sms, e-mail: non si sai mai a chi potrebbero essere inviate.

5. Occhio ai TAG! Esseri taggati rende pubbliche ad altri le foto che magari non avresti mai voluto girassero sul web.

6. Prima di farsi fotografare in locali pubblici in situazioni “imbarazzanti” è bene sapere che probabilmente le foto saranno pubblicate sul sito e sulle pagine social del locale e condivise innumerevoli volte.

7. Attenzione alla geolocalizzazione (tag luoghi, check in, ecc.) quando si postano foto o messaggi. Soprattutto se non si vuol far sapere dove ci si trova.

8. Il contatto Facebook è il nuovo numero di telefono, è meglio distribuirlo con parsimonia.

9. Non postare mai le date di partenza e rientro: anche i ladri monitorano il web

10. Attenzione a postare sui social network le immagini di minori


Luca Orioli - Panorama






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