sabato 16 febbraio 2008

Il partito del ribellismo

Dalla rubrica "Bestiario" di Giampaolo Pansa della scorsa settimana, segnalo un articolo che offre uno spunto di riflessione su una realtà (purtroppo) della società italiana attuale.
Ci sarà un partito occulto nella campagna elettorale: quello del ribellismo. E’ un partito che esiste, che lotta, che decide, anche se le altre parrocchie politiche fingono di non vederlo. Il Partito del Ribellismo non ha un leader per la semplice ragione che ne ha molti.Non ha una sede perché sta dappertutto. Non ha un programma scritto sulla carta, corto o lungo che sia, in cinque punti o di trecento pagine, perché lo cambia di continuo, a seconda delle convenienze del momento.Il Partito del Ribellismo ha però una parola d’ordine, ben chiara e che non muta mai:dire sempre no,no,no. Dirlo a qualunque decisione pubblica, dello Stato, del Parlamento, di una regione, che non piaccia a questa o quella sezione locale del partito. E’ dirlo nel modo più infiammato e violento.Anche bloccando autostrade, strade, ferrovie, stazioni, aeroporti. Anche ingaggiando battaglie contro la polizia e i carabinieri. Persino incendiando le autobotti dei vigili del fuoco. Facendosi beffe di qualsiasi autorità,ammesso che in Italia ne esista ancora qualcuna. Adesso che sta per cominciare la campagna elettorale, molti si chiedono chi sarà il vincitore. Ma c’è una domanda oziosa. Il vincitore c’è già, prima ancora che si aprano le urne. E’ il Partito del Ribellismo. Un trionfatore scontato e imbattibile. Perché sta annidando entrambi i blocchi, sotto la poltrona di entrambi i leader. Tanto Berlusconi che Veltroni dovranno fare i conti con questo competitore maligno che ogni giorno si inventerà una congiura per mandarli al tappeto. Anche se Walter e Silvio tenteranno di sconfiggerlo, non ce la faranno mai. E’ il ribellismo avrà sempre la meglio su di loro. Del resto, nella guerra più aspra di quest’epoca, quella dei rifiuti a Napoli e in Campania, Partito del Ribellismo sta sbaragliando tutti. Il commissario straordinario De Gennaro è in carica da un mese e non è riuscito a fare nulla. Qualche giorno fa, per sfregio, gli hanno scaraventato i rifiuti davanti all’ufficio. A guidare la rivolta contro le discariche ci sono sindaci con la fascia tricolore. Uno di loro ha gettato la fascia alla folla, gridando: “Lo Stato e il governo vadano a fare in culo!” Poi ha guidato con la polizia, avanzando a balzelloni e scandendo “Chi non salta De Gennaro è”. Ma il ribellismo è in azione anche nell’Italia nel Nord. Basta pensare alla Tav in val di Susa, che non procede di un millimetro. O alla nuova base Usa Dal Molin a Vicenza. Anche nelle regioni rosse non si scherza. Il 3 febbraio, l’edizione toscana dell’ “Unità” pubblicava una cronaca allucinante di quel che succede tra Follonica e Scarlino, in provincia di Grosseto, a proposito di un inceneritore. Due sindaci del partito democratico che si combattono. Centro-sinistra e centro-destra uniti nella lotta, sotto il segno dei due campanili contrapposti. Che cosa si può fare per opporsi all’onda montante del ribellismo? Nulla, almeno oggi. Il governo Prodi ha tentato l’impossibile, con l’arma della persuasione, e sappiamo com’è andata a finire. Ma neppure il probabile governo Berlusconi riuscirà a cavare il ragno dal buco. Non riesco ad immaginare il Cavaliere che dichiara guerra ai nuovi ribelli. Silvio ama il piacere. E vuole essere piaciuto, direbbe Totò. Quindi anche lui verrà sconfitto. Anzi, lo sarà due volte. Perché contro il suo governo si scatenerà pure il ribellismo organizzato dalla sinistra regressista. Non aspettano altro tutti i centri sociali d’Italia. E vedo già l’onorevole Caruso, appena rieletto, prepararsi, gasatissimo, alla battaglia finale sui rifiuti campani. Contro il ribellismo in crescita ci vorrebbe la mano dura di una politica saggia. Mano dura significa leggi apposite con la minaccia del carcere, una magistratura decisa ad applicarle, un uso severo delle forze dell’ordine. Ma l’Italia è il paradiso delle mamme bonaccione. Dove le frange lunatiche dei partiti di governo e di opposizione trovano sempre chi è disposto a perdonare. Del resto, in casa nostra chi è saggio non ha mai il polso fermo. E chi potrebbe avercelo non è considerato un campione di saggezza. Dunque siamo in una botte di ferro, foderata di chiodi acuminati. Il declino italiano comincia di qui. Dalla mancanza di autorità. Dall’impotenza di tutti i governi immaginabili. Dall’ipocrisia bugiarda dei partiti che ci garantiscono di poter salvare il baraccone democratico. Qualche volta penso, consapevolmente, che ci vorrebbe un governo di guerra, affidato ai militari. Poi mi dico che da noi anche i generali tengono famiglia. E pure loro hanno una mamma, una suocera, una zia, una cugina vicina a una delle discariche di De Gennaro o al percorso della Tav. Devono farle soffrire, quelle sante donne?Non sia mai detto, per Maria Vergine!

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