mercoledì 23 luglio 2008

Dai cartoni animati al tessile hi-tech la soft-economy che sfida il declino

Un cartone animato made in Italy che sfida la Disney. Un' azienda del tessile hi tech che veste i campioni in gara alle Olimpiadi di Pechino. Un parco che produce denaro come un' impresa di successo. La nautica che si converte all' ambientalismo fatturando 3,5 miliardi di euro e dando lavoro a 85 mila persone. La meccanica d' eccellenza che investe dal 6 al 13 per cento del fatturato in ricerca. Il "Consorzio 100 per cento italiano", un gioiello del distretto conciario toscano da 200 milioni di euro, che per primo nel suo settore ha ottenuto la certificazione etica. Sono queste le prove di un futuro possibile che Symbola, la Fondazione per le qualità italiane, ha messo in campo contro i teorici del declino. Una partita che la coalizione degli ottimisti ha scelto di giocare in casa. Nel teatro ottocentesco di Bevagna e nella cornice medievale di Montefalco, paesi simbolo della bellezza nascosta, è andata in scena, in due tempi, la sfida della soft economy al partito della rassegnazione. Le 4 A contro le 4 D. La forza impetuosa dei settori che trainano l' economia italiana (abbigliamento-moda, arredo-casa, alimentari-vini, automazione meccanica) contro i 4 pesi che rallentano lo slancio: debito pubblico (il terzo dopo quelli di Giappone e Stati Uniti), deficit energetico (tra il 2001 e il 2006 la bolletta energetica italiana è salita da 18,8 a 50 miliardi di euro), divario Nord-Sud (il Mezzogiorno ha il 35 per cento della popolazione e l' 8 per cento di export), differenziale fiscale (l' incidenza delle tasse sul Pil è tra le più alte). Un confronto dall' esito incerto anche perché, come ha ricordato il presidente della Cir Carlo De Benedetti, «ci troviamo di fronte a una crisi molto diversa da quella del 1929, ma ugualmente minacciosa. Ci sono due miliardi di abitanti del pianeta, tra Cina e India, di cui ci eravamo dimenticati: per molti anni hanno lavorato nell' ombra, ora cominciano a consumare. Per competere in questo nuovo scenario ci vorrebbe un progetto complessivo, un' idea di Paese che oggi non c' è. Potremo vincere la sfida se sapremo utilizzare le grandi risorse che abbiamo a disposizione: il nostro straordinario patrimonio di bellezza, i cervelli, la voglia di lavorare, la flessibilità». «C' è un pezzo d' Italia che già oggi ce la fa ed è un pezzo non trascurabile: il reddito pro capite delle regioni del Centro-Nord è superiore a quello della Scandinavia e negli ultimi quattro anni le nostre esportazioni sono salite del 30 per cento, solo la Germania ha fatto meglio di noi: se la politica cambia marcia possiamo vincere la partita», ha aggiunto il presidente di Symbola, Ermete Realacci. A rafforzare il concetto, il decalogo antideclino, proposto dall' economista Livio Bernabò, che punta sull' organizzazione di filiera, sulle supernicchie nel mercato globale, sull' iniezione di hi-tech nel made in Italy e sulle reti commerciali dedicate. Indicazioni in sintonia con i comportamenti della pattuglia di imprese scelte da Symbola per rappresentare la capacità di vincere la sfida della competitività. La Slam, che produce la maglietta studiata per le squadre italiana e irlandese di vela alle Olimpiadi di Pechino fatta con filati anti ultravioletti per diminuire la sensazione di caldo. Rainbow, che con il fenomeno Winx, pensato in un edificio bioclimatico, si è piazzata tra i colossi dell' animazione. Il lanificio Leo, un' azienda-museo che mantiene il monumentale parco macchine di fine Ottocento con cui ancora oggi realizza la sua produzione ed è stata tra i finalisti del premio Guggenheim Impresa&cultura. Il parco-azienda delle Cinque Terre che accoglie 2,5 milioni di turisti l' anno e usa gli incassi (1,5 milioni di euro) per ricostruire il paesaggio tradizionale e produrre lo sciacchetrà, mitico vino da meditazione.
di Antonio Cianciullo - Pubblicato su La Repubblica

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