martedì 29 luglio 2008

Il rito dell'aperitivo ha le sue regole che bisogna rispettare

Havana, Bodeguita del Medio, dietro di me alcuni cubani stanno cantando, aiutati da una chitarra, la famosa “Hasta Siempre Comandante Che Guevara” e personalmente ho “il pelo dritto” come si usa dire per quanto mi piace questa canzone. In mano ho il secondo Mojito che mi sto gustando appieno, ben fatto con le giuste dosi, è un piacere tutto particolare. Cambio scenario.
In un tramonto caldo ma alleggerito da un piacevolissimo e delicato vento secco sto fotografando mentalmente il momento, qui al “Cafè del Mar” sui bastioni della stupenda Cartagena, la più importante città che gli spagnoli avevano nel sud-america. Bevo un ottimo daiquiri e guardo sullo sfondo il mare illuminato dalla grande arancia rossa che vi si sta immergendo. Un gradevole sottofondo di musica “chill out” declinata sui motivi latino-americani si mescola al rumore secco delle bandiere che garriscono al vento su queste spesse mura di difesa che vedono ancora la presenza dei vecchi cannoni. Sono su una comoda poltrona imbottita da cuscini e la mia mente vola nuovamente ad Imola per un attimo e penso al rito dell’aperitivo nella nostra città. Rifletto sui luoghi, sugli ambienti in cui ci si ritrova, sulla loro offerta e qualità, sui loro prezzi.
Quando decidiamo di prendere un aperitivo difficilmente lo facciamo da soli, normalmente è un momento della giornata che ci vogliamo assaporare in compagnia, allegramente, allentando le tensioni accumulate. Generalmente il luogo prescelto nasce pescando dalla memoria tra quelli che “tirano” di più in quel momento, difficilmente si valuta se c’è anche qualità nel prodotto e nel servizio. E sempre di più noto che i prezzi aumentano, ma di contro la proposizione troppo spesso non è all’altezza. La sensazione è che si voglia fare cassa il più velocemente possibile senza preoccuparsi molto nella cura dell’offerta. Leggo che sta calando in modo significativo - dati nazionali - il numero delle persone che mantiene il “rito” dell’aperitivo, complice certo la crisi economica che stiamo vivendo e i gestori si dicono preoccupati perché comunque i clienti vogliono qualità. Non mi pare però che tutta questa preoccupazione traspaia in una moderazione dei prezzi o comunque in un aumento di attenzioni verso il Cliente.
Ho introdotto il tema all’inizio dell’articolo in modo un po’ provocatorio, ricordando due luoghi in cui sono stato e dove ho trovato, accanto ad una “giusta” ambientazione, una qualità anche nei prodotti proposti con le dosi corrette anche il piacere di servirti.
Nella nostra città mi capita di frequentare i luoghi generalmente deputati nell’orario dell’aperitivo e quello che noto, francamente, non mi soddisfa molto. Naturalmente con le dovute eccezioni. Ma penso di non raccontare cose lunari, altri le avranno notate, indicando ad esempio che spesso viene messo troppo ghiaccio nei bicchieri oppure vi è un uso molto “misurato” nella miscela delle parti alcoliche (d’accordo che l’alcol è il problema più grave in Italia, ma dal momento che ho deciso di bere dammi soddisfazione...) o vengono utilizzati ingredienti “compatibili” nella creazione di certi drink accompagnate da un servizio distratto o piccole tirchierie nella proposizione della stuzzicheria, a volte totalmente assente. Quando si iniziano a chiedere sopra ai 4/5 euro per bicchiere, sia esso vino o aperitivo, si deve offrire veramente “quel qualcosa” in più. Se spendete 10.000 lire dovete esigere di più. Le mie considerazioni non sono legate tanto a ciò che viene proposto per accompagnare l’aperitivo. Sento molte volte commentare che “non danno neanche nulla da mangiare”, ma questa usanza è nata anni fa per incentivare l’happy hours che cominciava a dare segni di stanchezza. Il fatto è che oggi molti si aspettano anche di cenare con l’aperitivo proprio in funzione dei prezzi. E’ sulla qualità del prodotto servito invece che occorre focalizzarsi, su come ti viene proposto, sulla cura nella preparazione. Se ordino un americano, un daiquiri, un certo vino, esigo che si esprima il massimo della professionalità nella proposizione e preparazione da parte dell’esercente. Chiedo anche un ambiente per poterlo sorseggiare in serenità con qualcuno, con calma, magari circondato da buona musica che mi permetta di conversare. Non dovremmo essere esclusivamente interessati se è trendy essere in quel luogo.
Non è mia intenzione fare delle segnalazioni particolari, ma se qualcuno volesse provare la qualità in un locale ad Imola, non ha posto all’aperto però, propongo “Il Portenio” – nome in omaggio al barrio (quartiere) storico di Buenos Aires - che tra l’altro ho avuto il piacere di visitare. In questo locale il titolare è certamente pittoresco, ma potrete notare la passione e la ricerca che mette anche negli strumenti necessari alla preparazione. I drink sono ottimi e se vi capita di chiedergli informazioni su ciò che state bevendo ha la capacità nel racconto di farvi sognare il luogo di provenienza.

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