lunedì 1 febbraio 2010

Gossip La chiacchiera primordiale che dà un aiuto ai manager

Repubblica — 11 gennaio 2010 pagina 27 sezione: CRONACA

ANCHE quando eravamo primitivi eravamo pettegoli. Per fortuna: non saremmo arrivati fin qui. Il gossip lega,è primordiale, universale. Ci ha reso molto umani, esseri sociali, persino simpatici (almeno in senso etimologico: sentiamo). Il chiacchiericcio ci ha evoluti, ha rimesso un po' in ordine le cose, ha favorito le relazioni. Il pettegolezzo ci emoziona, pure nella più razionale delle situazioni: puntando in Borsa. Tendiamo a condannarle, sbagliato. Ciance e dicerie spiegano molto di come siamo fatti, lo sostengono due nuove ricerche di studiosi italiani che verranno presentate domani a Roma al seminario "Le virtù del pettegolezzo" presso l' Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Cnr. Si parlerà dell' importanza della reputazione e dei rumors nel sistema sociale ed economico, specie in questa società e in questo mercato così pieni di brusii, informazioni e internettiani blah blah blah. Ma lo sai che, si dice che, pare che. Pure un banchiere, un manager, uno che investe in Borsa non ne è immune. Uno studio del gruppo di ricerca GECS dell' Università di Brescia tra il 2007 e il 2009, dimostra l' estrema sensibilità degli attori economici rispetto a reputazione e gossip, anche quando le varie voci non hanno alcuna conseguenza sui risultati materiali. Spiega Flaminio Squazzoni, del dipartimento di Studi Sociali dell' Università di Brescia, che «questa sensibilità sembra addirittura provenire da elementi pre-cognitivi, non razionali, cioè da fattori emotivi che gli individui attivano in modo reattivo, probabilmente legati all' importanza che il giudizio dei simili ha esercitato sin dal Paleolitico sul successo individuale nell' evoluzione di lungo periodo delle società umane». Il gossip ci precede, anticipa la nostra maturità: in alcuni recenti esperimenti condotti su bambini in età pre-socializzazione, dunque prima di essere influenzati dalle norme sociali, i piccoli si sono dimostrati molto attenti alla reputazione e al giudizio altrui. Una specie di sensibilità innata. Una specie di forza che supera l' oggettività. Anche quella del mercato: nella complessità e asimmetrie delle informazioni che circolano, nell' incertezza, gli economisti si fanno fortemente influenzare "dalla pancia": i bisbigli permettono apprendimento, scambio, collaborazione. Nel rischio, nel rumore di fondo, scaturisce la scelta giusta. Altro che maldicenze. Il gossip è una forma di comunicazione che garantisce un certo grado di ordine sociale. «Dal punto di vista dell' evoluzione biologica e culturale, le società umane si sono allargate nella storia in tempi e dimensioni nettamente superiori rispetto ad altre specie vicine». Spiega Rosaria Conte, ricercatrice dell' Ist del Cnr, che «le condizioni per questa crescita sono l' intensificazione dei rapporti di scambio e cooperazione e il controllo di comportamenti negativi, come la truffa e l' inganno ( cheating ). Tutto ciò si rende possibile attraverso la costruzione di una particolare forma di conoscenza sociale: la reputazione». Dietro la quale, sia buona o cattiva, c' è appunto il gossip: «Riportando un' opinione non a titolo personale, bensì attribuendola al pensiero diffuso, la fonte evita di assumersi la responsabilità di quanto dice: dunque si sottrae a eventuali rappresaglie e faide». Il pettegolezzo è insomma un' arma pacifista e socializzante, sebbene ipocrita. «Gli esseri umani sono così riusciti a controllare l' inganno, aumentando allo stesso tempo la dimensione dei gruppi sociali». La letteratura scientifica, seguendo aspetti evoluzionistici ed etologici del pettegolezzo, racconta che la reputazione è fra le istituzioni sociali primordiali quella più universale. E l' arte della diceria tra le più intelligenti della specie umana, se l' individuo paga la collettività ci guadagna. In coesione, in ampiezza, in resistenza. Si dice si dice, e il resto sono solo parole.

ALESSANDRA RETICO

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