sabato 13 febbraio 2010

Il virus nichilista che contagia il capitalismo

di Ettore Gotti Tedeschi

Nel riflettere su cause, conseguenze e soluzioni di questa crisi economica, ritengo che non sia il capitalismo a dover avere sensi di colpa bensì piuttosto il moralismo perduto. Ciò perché l'origine vera della crisi è di ordine morale. Il comportamento dell'uomo economico operante in un sistema capitalistico è regolato dal suo pensiero. Se la crisi è nel suo pensiero si trasferirà inesorabilmente nelle azioni, perciò ritengo che se qualcuno debba aver "sensi di colpa" sia piuttosto chi ha avuto la responsabilità morale di ispirare tali comportamenti. Non è poi così difficile risalire a questa responsabilità. Essa risiede nel pensiero nichilista che ha confuso le ultime generazioni dissacrando l'uomo, riducendolo ad animale intelligente da soddisfare appunto solo materialmente. Pertanto trovo ingiusto responsabilizzare uno strumento, come il capitalismo, anziché chi lo ha mal usato perché mal ispirato. Il mondo dell'impresa non è in contraddizione con il pensiero etico o non etico, sono due cose diverse. Il primo spiega cosa fare, il secondo spiega perché. Già Sant'Agostino scrisse che da oriente a occidente sta disteso un gigantesco malato contagiato da un virus universale che non provoca malattie fisiche, ma nelle idee e perciò nel comportamento. Perché se lo spirito è malato lo diventa anche il comportamento, economico in specifico. Questo virus, questo pensiero nichilista che rifiuta ogni valore e verità oggettiva e porta a considerare l'uomo solo un animale intelligente da soddisfare materialmente, impedisce all'uomo di fare vera economia arrivando a ignorare persino le leggi di economia naturale e negare la vita, camuffare le leggi economiche, barare nel loro uso. In pratica sovvertendo le leggi stesse dell'economia, come è successo negli ultimi anni. È il nichilismo il nemico dell'economia per l'uomo. Ora, oltre a fare tanti progetti di soluzione della crisi, sarebbe bene cercare di lavorare anche sulle idee, distinguendo che cosa è mezzo da che cosa è fine, e pertanto smettendo di riconoscere all'economia una sua autonomia morale, facendola tornare alla responsabilità personale di chi fa economia. Ma anche il senso di responsabilità personale, essendosi un po' affievolito, deve essere rieducato perché le scelte economiche producono effetti sociali e morali importanti. È "come e perchè" queste leggi economiche sono applicate che spiega se si sta facendo o no vera economia. Deve anche esser rieducata perché mentre gli strumenti economici sono diventati piuttosto sofisticati (si pensi ai famosi prodotti finanziari derivati), l'uomo sembra aver avuto una evoluzione inversa di maturità nella conoscenza e sapienza. Così questi strumenti tendono a sfuggirgli di mano... (come predisse Giovanni Paolo II nella Sollecitudo). Provocando e gestendo questa crisi, l'uomo immaturo ha dimostrato di saper sprecare molte risorse anziche valorizzarle; ha sostenuto uno sviluppo economico incompleto, fittizio e persino falsato; non ha operato per la distribuzione della ricchezza come avrebbe dovuto. La presunta autonomia morale, sempre nichilista, dell'economia ha portato a prescindere relativisticamente da valori e regole etiche, spingendo al massimo egoismo e ricerca del piacere e potere. Non solo, lo ha portato a credere che etico sia solo ciò che si tocca. Che sia il profitto in quanto tale (prescindendo da come si è creato) o le cose disponibili in un sistema consumistico e materialistico. Sì, c'è una crisi morale alla base di questa economica, c'è una crisi che si fonda sulla certezza che solo la libertà totale (anche irresponsabile e ignorante) può condurre alla conquista della verità, anziché il contrario. Che cioè la vera libertà nasca solo dall'accettazione di una verità originale. Senza questa verità, per esempio, la soluzione di questa crisi nel nostro paese si potrebbe trovare a breve in una bella bolla edilizia condita da dosi massiccie d'inflazione (con evidenti vantaggi e svantaggi), anziché in un giusto periodo di austerità condita da sobrietà dovuta, dato un benessere precedente insostenibile. Persino Bertrand Russell scrisse profeticamente che, senza il senso morale civile, le comunità spariscono e senza morale privata la loro sopravvivenza non ha valore... In fondo se, ragionando nichilisticamente, la vita umana non ha un senso, perché mai dovrebbe averlo l'economia? La risposta si trova nella Caritas in Veritate di Benedetto XVI.

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